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LE NOTIZIE DAL GIORNO Sunday 22 January 2023 AL GIORNO Sunday 29 January 2023 SU: cronaca




TITOLO: Cattura di Matteo Messina Denaro, la sua Alfa Romeo trovata in un garage nei pressi del terzo covo
DATA:
OCCHIELLO: La Polizia ha individuato la vettura in un box a Campobello. Le immagini di lui trovate anche grazie al codice della chiave collegata al sistema informatico di sicurezza urbana che presidia, tramite telecamere, il territorio
TESTO: Lorenza, figlia di Francesca, è l’unica figlia ufficiale del boss arrestato dopo 30 anni di latitanza e fino al 2013 viveva nella casa della nonna paterna con la madre, poi insieme hanno deciso di troncare gli stretto legami e andare a vivere altrove. Francesca, che porta il cognome materno, abita a Castelvetrano e il 14 luglio 2021 ha partorito un bimbo che non si chiama come il nonno. La passione del mafioso per le donne è nota. Ha avuto diverse fidanzate anche durante la latitanza, almeno cinque quelle note, e tantissimi flirt. Da una di queste relazioni sarebbe nato un figlio, nei primi anni 2000, di cui però non si ha alcuna certezza. Ai medici della clinica palermitana dov’è stato operato per le metastasi al fegato Messina Denaro aveva raccontato di « avere due figlie che però vivono fuori e di non avere altri parenti».
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TITOLO: Luigia, la prostituta uccisa con un trapano: caso riaperto dalla nuova testimonianza. «Fu un primario»
DATA:
OCCHIELLO: Il femminicidio avvenne il 5 settembre 1995, in una stanzetta nel centro. Scena del crimine efferata: l’attrezzo usato per infierire 12 volte sul corpo. In procura ascoltata la figlia di un’amica infermiera: «Quando ero bimba mia madre mi raccontò dei sospetti»
TESTO: La figlia dell’amica di «Antonella» è già stata sentita dai carabinieri. Ha raccontato che quando avvenne l’omicidio, sua madre le confidò di avere forti sospetti su un primario, morto negli anni scorsi. L’uomo l’aveva conosciuta in corsia dove lavorava come infermiera prima di dedicarsi all’assistenza agli anziani. La testimone ha raccontato che la madre le disse che il medico, nei giorni dopo l’omicidio, si presentò al lavoro con il volto segnato tanto che qualcuno gli chiese «se aveva fatto a pugni con il gatto». Non solo: la donna rivelò alla figlia che dietro all’omicidio poteva esserci un ricatto da parte della Borrelli. Vedova e con i debiti lasciati dal marito e i figli da crescere, Luigia aveva sempre bisogno di soldi e per questo poteva aver preteso denaro dal primario per non rivelare la loro relazione. Ma quel trapano? Un altro ricordo affiora da lontano: quel giorno forse fu usato per «coprire» precedenti ferite inflitte con un bisturi.
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TITOLO: Claudia Cardinale: «Dissi no a Brando e Delon. Su me e Chirac voci false. A Patrick avrei dovuto dire prima che era mio figlio, non mio fratello»
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OCCHIELLO: L’attrice 85enne racconta: «Una relazione con Chirac? Sono solo dicerie, ma lui mi scrisse una lettera dicendo: “Sono lusingato”. John Wayne? Mi regalò una sedia»
TESTO: Fino al settimo mese lei rimase sul set e nascose la gravidanza. Come visse quel periodo? Come nacque il rapporto con Franco Cristaldi? «Furono mesi difficilissimi. Lontana dalla mia terra natale. Alle prese con una cultura e una lingua, quella italiana, che non capivo bene. Catapultata nel mondo del cinema, che era al tempo stesso una salvezza e un grande incognita. Cristaldi capì che ero incinta quando andai a chiedere di rompere il contratto. Il mio rapporto con lui si rafforzò in quel momento. Ero diventata trasparente». Nel frattempo arrivò il successo con «I soliti ignoti» di Monicelli. Come andò? «Come andò? Benissimo! (Claudia Cardinale scoppia a ridere). Fu un piccolo ruolo, ma venne notato: un piccolo miracolo. Ero Carmelina Nicosia, sorella di Ferribotte, il siciliano gelosissimo che la teneva nascosta in casa. .. e pensare che Tiberio Murgia in realtà era sardo. Avere un piccolo ruolo in un grande film era una strategia di Cristaldi; e aveva ragione lui». Molti in diverse epoche l’hanno definita la donna più bella del mondo. Si è mai sentita tale? «No. Mai. Non mi sono mai sentita veramente bella». Perché? «Chi lo sa. .. son cose che non si possono veramente spiegare. Da bambina la “bella” della famiglia era mia sorella Blanche, bionda con gli occhi blu. Bella lo era davvero, e lo è sempre stata. Io, così scura, forse sembravo più scontata: in una famiglia di siciliani, per di più in Tunisia. ..». Suo figlio Patrick veniva presentato come suo fratello, fino a quando lei non raccontò la verità in un’intervista a Enzo Biagi. Come trovò il coraggio? «Era necessario. Il coraggio vien fuori quando è necessario. Non si può prevedere». Se tornasse indietro, rifarebbe tutto allo stesso modo? O cambierebbe qualcosa? «Sicuramente direi la verità prima a mio figlio. Allora quel coraggio non l’ho avuto». Com’è stato lavorare con Visconti? «Un enorme piacere. Una lezione non solo di cinema, ma anche di vita. Poi eravamo amici; e questo non ha prezzo».
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TITOLO: Il maltempo flagella il Sud: quattro feriti per alberi su auto, scuole chiuse per la neve e treni bloccati in Sicilia
DATA:
OCCHIELLO: Le ordinanze dei sindaci in decine di località in Abruzzo, Basilicata e Sardegna. Circolazione ferroviaria interrotta sulla Messina-Siracusa. Il bollettino: temporali e raffiche di vento forte sino a domenica. Freddo al Nord. Allerta rossa in diverse regioni
TESTO: Notte da incubo pure per centinaia di automobilisti rimasti bloccati a causa del maltempo sulla strada tra Isernia e Campobasso. . La circolazione, mentre sulla zona nevicava abbondantemente, è rimasta paralizzata per ore, dalle 19 e fino a notte fonda, a causa dei mezzi pesanti in difficoltà e in particolare di un tir finito di traverso sulla carreggiata. Tante le auto rimaste intrappolate fino a sei ore e anche diversi pullman carichi di studenti e pendolari. Molte persone non sono riuscite a rientrare a casa e hanno dovuto dormire negli hotel della zona. Molte le proteste arrivate soprattutto attraverso i social da quanti sono rimasti bloccati sulla strada, la Statale 17. «Siamo rimasti senza cibo, senza acqua e senza possibilità di andare in bagno», hanno raccontato alcuni di loro. «Scene da terzo mondo - è un’altra testimonianza - dopo tre ore di fila eravamo a 30 chilometri da casa, ma alla fine abbiamo dovuto dormire in un albergo stracolmo». Sul posto sono intervenuti i Vigili del fuoco e le forze dell’ordine. Presenti anche volontari della Croce Rossa che hanno distribuito coperte e bevande calde.
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TITOLO: Rcs Academy, il metodo Corriere e i vincitori: il giornalismo come si fa tutti i giorni
DATA:
OCCHIELLO: Venerdì a Milano, nella storica sede di via Solferino, si è chiusa la sesta edizione del master «Scrivere e fare giornalismo oggi: il metodo Corriere». La selezione e i vincitori
TESTO: I vincitori, tra i sette finalisti (nella foto), sono stati selezionati da una commissione formata da Barbara Stefanelli, vicedirettore vicario, Venanzio Postiglione, vicedirettore, Mario Garofalo, caporedattore centrale, e Paolo Beltramin, giornalista di Corriere. it, presenti in aula con Antonella Rossi, direttrice di Rcs Academy, la business school nata da un’idea di Alessandro Bompieri, direttore generale News Italy di Rcs. Migliore articolo quello di Laura Massironi, dedicato ai «lavoratori della memoria», le guide del Memoriale della Shoah di Milano.
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TITOLO: Cattura di Matteo Messina Denaro, la sua Alfa Romeo trovata in un garage nei pressi del terzo covo
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OCCHIELLO: La Polizia ha individuato la vettura in un box a Campobello. Le immagini di lui trovate anche grazie al codice della chiave collegata al sistema informatico di sicurezza urbana che presidia, tramite telecamere, il territorio
TESTO: Lorenza, figlia di Francesca, è l’unica figlia ufficiale del boss arrestato dopo 30 anni di latitanza e fino al 2013 viveva nella casa della nonna paterna con la madre, poi insieme hanno deciso di troncare gli stretto legami e andare a vivere altrove. Francesca, che porta il cognome materno, abita a Castelvetrano e ha un figlio che non si chiama come il nonno. La passione del mafioso per le donne è nota. Ha avuto diverse fidanzate anche durante la latitanza, almeno cinque quelle note, e tantissimi flirt. Da una di queste relazioni sarebbe nato un figlio, nei primi anni 2000, di cui però non si ha alcuna certezza. Ai medici della clinica palermitana dov’è stato operato per le metastasi al fegato Messina Denaro aveva raccontato di « avere due figlie che però vivono fuori e di non avere altri parenti».
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TITOLO: Messina Denaro, la figlia: «Non vado da lui a trovarlo in carcere»
DATA:
OCCHIELLO: Il boss si trova rinchiuso in regime di 41-bis all’Aquila. La donna ha avuto un figlio nel luglio 2021 al quale però non ha dato il nome del nonno
TESTO: Nel 2005 il capo della mafia trapanese aveva scritto all’ex sindaco di Castelvetrano Antonino Vaccarino, coinvolto in vari affari di mafia, massoneria e spionaggio: «Io non conosco mia figlia non l’ho mai vista, il destino ha voluto così, come posso sperare io in una favola? Nel dire ciò non sto piagnucolando non ne sono il tipo e poi ho già razionalizzato il tutto, voglio solo dire che, se ho ancora qualcosa da sperare, è che se anche la vita ha tolto a me per dare a mia figlia mi sta bene e, se così è, quello che mi è rimasto è ancora tanto e spero che si prenda tutto da me per darlo a lei. Se io le dovessi dire cosa si prova nel non conoscere i propri figli non saprei cosa dirle, posso però affermarle, con assoluta certezza, che essere genitore padre o madre che sia, e non conoscere i propri figli è contro natura».
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TITOLO: Putin, Joker e Marlon Brando: nei covi il Pantheon di Messina Denaro
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OCCHIELLO: I ritrovamenti nella sua abitazione e nell’auto: le analisi dei magistrati ma anche degli psicologi
TESTO: Forse non è un caso se fra questi reperti destinati all’analisi non solo dei magistrati ma anche degli psicologi campeggi il libro sullo Zar di Russia, sulle strategie per affermare, rafforzare e moltiplicare il potere personale. In questo trovando un’assonanza fra quanto ha realizzato Messina Denaro in un’area come quella trapanese, convinto nel suo delirio di onnipotenza di potere conquistare l’Italia intera. Come provò a fare proprio nel 1993 con le stragi mafiose di Milano, Firenze e Roma. Puntando cioè al cuore del Paese, attaccando il centro finanziario a Milano, la culla della cultura a Firenze, l’alveo della religione a Roma. Senza risparmiare i media con il fallito attentato a Maurizio Costanzo. «Matteo era di livello superiore. Era di un’eleganza, di uno stile per noi inarrivabile. E poi è un uomo colto», raccontano gli amici di gioventù in un bar a Selinunte. «Leggeva Nietzsche, libri di romanzieri importanti, scrittori sudamericani. A volte faceva citazioni per noi incomprensibili. In 30 anni di solitudine chissà quanti libri avrà letto».
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TITOLO: Jas Gawronski: «Dissero ad Agnelli della morte del figlio; so che era disperato, ma non pianse»
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OCCHIELLO: Vent’anni fa la morte dell’Avvocato. «Una sola donna lo ha veramente coinvolto, non dirò mai chi. Al primo loro incontro, Malagò disse: “Avvoca’, diamoci del tu”. L’unica persona alla quale riconobbe supremazia fu Cuccia»
TESTO: E con il fratello Umberto? «Lo amava e lo proteggeva; però gli rimproverava di raccomandare i suoi amici. Una cosa che l’Avvocato non faceva mai». E le sorelle? «Aveva rapporti affettuosi con tutte, ma solo con Suni era una relazione alla pari. Si riconosceva in lei; anche fisicamente. Come se fosse il suo alter ego femminile. Però bloccò il film tratto dal suo libro, Vestivamo alla marinara». Perché? «Perché non amava si parlasse di sé. Non per modestia; anzi, era un po’ presuntuoso; ma riservato. Ad esempio detestava essere fotografato. Spesso nel gruppo di amici c’era qualcuno con la macchina fotografica: lui lasciava fare per educazione, ma era seccato. Ricordo due sole passeggiate per Torino. Una volta, era il 1984, andammo insieme a votare alle Europee. La gente lo fermava per strada, lui era gentilissimo con tutti. Subito dopo però…». Subito dopo? «Sbuffava: che noia… In realtà, se non lo riconoscevano ci restava male. Ma con i suoi vestiti e i suoi tic, come l’orologio sul polsino, era difficile non riconoscerlo». Cosa votò Agnelli nel 1984? «Partito repubblicano, come sempre. Ero candidato e disse che mi aveva dato la preferenza; ma lo escludo». Perché? «Detestava scrivere. A maggior ragione un nome complicato come il mio». Mi fa vedere l’autobiografia di Agnelli che lei custodisce? «Eccola. L’autore è Roger Cohen, grande firma del New York Times». Già nella prima pagina c’è una rivelazione: avrebbe dovuto esserci anche Gianni accanto a suo padre Edoardo, sull’idrovolante pilotato dall’asso Ferrari. .. «…Invece il papà gli ordinò di restare a terra. E morì nell’ammaraggio di fronte a Genova, colpito alla testa dall’elica». Qui Agnelli scrive che suo padre non amava il fascismo, ma godette dei privilegi del regime… «Fermiamoci. Se l’Avvocato avesse voluto pubblicare il libro, l’avrebbe fatto. Ha prevalso, anche qui, la riservatezza».
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TITOLO: Matteo Messina Denaro, nel covo le biografie di Hitler e Putin: i libri che portava con sé da un covo all’altro
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OCCHIELLO: Decine i volumi trovati nella casa di Matteo Messina Denaro. Nei carteggi si definiva «il Malaussène di tutti», citando il «capro espiatorio» del romanzo di Daniel Pennac. Nelle lettere a “Svetonio” il rimpianto di non essere andato oltre la terza media
TESTO: Usa uno stile forbito Alessio, tanto che per alcuni le lettere non sarebbero state farina del suo sacco: cita Jorge Amado, si richiama a Orazio e Virgilio. L’essere autodidatta però gli pesa. «Parlando dei miei mancati studi — scrive — si è toccato un punto dolente; veda, io qualche rimpianto nella mia vita ce l’ho, il non avere studiato è uno di essi, e stato uno dei più grandi errori della mia vita, la mia rabbia maggiore è che ero un bravo studente, solo che mi sono distratto con altro, se potessi ritornare indietro conseguirei la laurea senza margine di dubbio». «Oggi mi ritrovo ad avere letto davvero tanto. Ed essendo la lettura il mio passatempo preferito, a livello culturale mi definisco un buono a nulla (visto che non ho le basi) che se ne intende un po’ di tutto», dice.
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TITOLO: Sigarette, Orazio Schillaci: «Per curare i tumori da fumo spendiamo il doppio di quanto incassiamo con le accise»
DATA:
OCCHIELLO: Il ministro della Salute e la stretta sulle sigarette: «Quelle che non bruciano non sono innocue». Aifa, domani esce Magrini entra Marra. Pandemia: «I casi sono in calo. Forse stop ai controlli sui voli dalla Cina»
TESTO: Il personale del pronto soccorso, bersaglio di aggressioni, attende protezione e incentivi. «Abbiamo appena ricevuto i dati raccolti dal nostro sistema informativo per il monitoraggio degli eventi sentinella, di allarme, riguardanti atti di violenza a danno degli operatori sanitari. Una prima ricognizione, ancora incompleta, indica che nel 2021 sono state segnalate 60 aggressioni fisiche in 20 Regioni, nel 2022 sono state 85 in 14 Regioni, ma manca l’aggiornamento del Lazio. Il ministro Piantedosi ha scelto di ripristinare le postazioni di polizia in alcuni ospedali delle grandi città. Questa mappatura fornisce ulteriori informazioni su dove è urgente alzare la vigilanza, e i centri di medicina di urgenza sono al primo posto per numero di episodi, seguiti dalla psichiatria».
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TITOLO: Matteo Messina Denaro, l’ex compagna di Andrea Bonafede: «Non mi aveva detto nulla, l’ho lasciato appena ho saputo»
DATA:
OCCHIELLO: Rosa Leone si dice sconvolta dopo aver scoperto che il suo uomo «ha prestato» l'identità al boss Matteo Messina Denaro: «Le telecamere fuori casa nostra? Per i vandali»
TESTO: - Il covo di Messina Denaro trovato nel Trapanese; - I grandi segreti di Matteo Messina Denaro; - Le sei donne della vita di Messina Denaro; - Viagra e preservativi nel covo: è caccia alle conoscenze; - La malattia del boss: il cancro al colon con metastasi è fra i più letali; - Chi sarà il nuovo capo dei capi; - Il piano di Messina Denaro: usare la massoneria come braccio destro della mafia; - Messina Denaro, i messaggi criptati e i pizzini. L’ultima frase all’autista: «È finita»; - In casa di Messina Denaro le biografie di Hitler e Putin: i libri che portava con sé ;
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TITOLO: Kenya, due italiani sopravvissuti al naufragio: «Un'onda anomala ha rovesciato la barca, abbiamo salvato un bambino»
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OCCHIELLO: Il naufragio al largo di Watamu, in Kenya, raccontato da due turisti toscani sopravvissuti: «La barca si è sollevata e rovesciata, abbiamo visto bambini scomparire tra le onde: non dimenticheremo i loro volti»
TESTO: Tutto si è consumato in pochi minuti. «Eravamo partiti per l’escussione venerdì mattina alle 10 (le 8 in Italia, ndr) », raccontano ancora Matteo e Veronica. Il mare era calmo, 30 gradi all’ombra, qualche nuvola. La prima tappa, l’unica che poi siamo riusciti a raggiungere, era al di là della barriera corallina. Un luogo incantato dove colonie di delfini salutano i visitatori». Il viaggio è durato una quindicina di minuti. Poi, improvvisamente, il cielo si è oscurato, un vento fortissimo ha spazzato il mare che è diventato tempestoso. «Ma è stata un’onda anomala a farci rovesciare – spiega Veronica -. Il barcone, lungo una decina di metri, si è sollevato come un fuscello. Noi, per fortuna, avevamo deciso di salire sul tetto di legno per guardare meglio i delfini e siamo stati i primi a cadere in acqua e ci siamo stretti a un galleggiante. Gli altri sono rimasti intrappolati nell’imbarcazione. A bordo c’erano 28 persone, turisti ma anche la famiglia del capitano. La moglie, la mamma della moglie e due figlie. Alcuni di loro sono tra i dispersi. Ci sono anche bambini, eravamo seduti accanto a loro. Erano contenti, sorridevano. Quei volti non li dimenticheremo mai più». I quattro toscani sono tornati in albergo. Chiedono continuamente se tra i dispersi qualcuno si è salvato. Rimarranno in Kenya ancora qualche giorno.
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TITOLO: Terremoto a Cesenatico, registrata scossa di magnitudo 3.5. «È stata breve ma forte»
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OCCHIELLO: L’Ingv ha rilevato l’evento alle 9.38 di questa mattina a una profondità di 19 chilometri e a quattro dall’abitato. Scossa di magnitudo 3.2 anche questa notte in provincia di Roma
TESTO: A peggiorare la situazione c’è anche il maltempo. «Il maltempo previsto dalla allerta arancione ha coinvolto il nostro territorio a partire dalla tarda serata di ieri con pioggia, vento fortissimo e mare molto mosso — ha scritto sui social il sindaco di Cesenatico, Matteo Gozzoli —. Nella nottata le raffiche hanno sfiorato i 90km/h provocando piccoli danni diffusi sul territorio toccando verde pubblico e lampioni stradali». Che ha aggiunto: «In spiaggia, nella zona di Valverde, le dune hanno retto anche se in alcuni tratti sono ormai inesistenti. La cosa più importante è che non si siano registrate ingressioni d’acqua sui lungomari. Alle Porte Vinciane continua il monitoraggio h24 attraverso i funzionari comunali mentre sul territorio Cesenatico Servizi e Polizia Locale stanno monitorando la situazione. Fondamentale è stato il supporto che i volontari di protezione civile e croce rossa hanno fornito nelle ultime ore per mettere in sicurezza i tratti più critici. Siamo in attesa del nuovo bollettino per la serata ma purtroppo si attende un nuovo peggioramento delle condizioni meteo. Si raccomanda la massima attenzione e cautela a tutti. Per non farci mancare nulla — ha concluso Gozzoli —, pochi minuti fa è stata avvertita anche una scossa di terremoto di magnitudo 3.5 con epicentro Cesenatico».
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TITOLO: Zeffirelli fece un cenno e iniziò una scazzottata tra il figlio e Nureyev
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OCCHIELLO: Il maestro e quelle sue feste in cui incontravi Carla Fracci e le gemelle Kessler. Con Luchino Visconti c’era un rapporto viscerale, fatto di luci e ombre. Aveva iniziato con lui la carriera e in lui si rispecchiava
TESTO: Franco era stato suo scenografo, cominciò così la carriera. Quando stava per spiccare il volo, chiamato nel 1959 all’Old Vic di Londra, primo regista italiano in un tempio shakespeariano per fare nientemeno che Romeo e Giulietta, Visconti cercò di dissuaderlo, ma cosa vai a fare tu lì, che sei ignorante. Luchino insistette così tanto, mi disse Franco, da capire che era la scelta giusta. Il successo di quello spettacolo gli aprì le porte alla carriera internazionale. Era amico e lavorava con i grandi dell’epoca, Laurence Olivier, Richard Burton e Liz Taylor, Judi Dench. .. Ma non successe quello che succede in Italia, quando il successo arride prima all’estero e poi si riversa in patria. Zeffirelli in Italia è stato osteggiato dalla cultura egemone che dal dopoguerra fino a. .. ieri, è stata di sinistra. Ma nella prosa, e soprattutto nella lirica, Zeffirelli è stato un gigante.
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TITOLO: Fondazione Amplifon e gli anziani delle Rsa: «Noi, i volti del ‘900»
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OCCHIELLO: Oltre mille anziani fotografati dai giovani nella maxi installazione dell’artista franco-tunisino Jr su piazza Duomo a Milano. Il passaggio di testimone: «Ora tocca a voi»
TESTO: Affissi su uno sfondo a pois su impalcature ricoperte da teli in Pvc microforato, i maxi ritratti su piazza Duomo mostrano il volto di anziani che ridono, guardano, ammiccano, sembrano scrutare e prendere in giro i passanti ricordando al mondo della loro esistenza. L’artista — che a vent’anni ha fotografato le rivolte scoppiate nelle banlieue parigina e creato il suo primo grande progetto pubblico, incollando in giro per la città titaniche stampe dei volti catturati — li ha composti come un collettivo raggruppando, nello spazio di 700 metri quadri attorno all’Arengario, le tessere dei visi degli ospiti di 40 Rsa d’Italia parte di «Ciao! », il progetto avviato da Fondazione Amplifon per contrastare l’isolamento degli anziani attraverso un sistema di schermi interattivi e che permette loro di interagire con i propri cari, partecipare a un corso di yoga, un concerto, una pièce teatrale. «Gli anziani — spiega Susan Carol Holland, presidente della onlus nata nel 2020 per promuovere l’inclusione sociale nel mondo — sono un patrimonio della nostra società e questa iniziativa, attraverso la bellezza dell’arte, offre alla città e al Paese il loro sguardo affinché possa essere di ispirazione per tutte le generazioni».
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TITOLO: Francesca e il figlio 17enne ucciso da un’auto: «Ho aperto un bar con il nome di Ale, non vorrebbe vedermi arresa»
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OCCHIELLO: Il dramma e la scelta di ripartire: «Ora vivo in mezzo ai suoi amici»
TESTO: DALLA NOSTRA INVIATA CANDELO (Biella) - Se fossimo in una favola questo posto sarebbe il bosco incantato. Ragazzi giovanissimi che passano a frotte, entrano assieme all’aria fredda per un saluto, un caffè, un aperitivo. Portano fiori, palloncini. Ma soprattutto arrivano per una chiacchiera, un abbraccio, un po’ di allegria. E vanno tutti dritti da lei. «Ciao Fra’», «Come va oggi Fra’? », «Guarda che foto ho trovato nel mio cellulare, Fra’». Francesca Docimo è infilata in una maglietta che dice «mentre Dio distribuiva l’altezza io ero in fila per le tette»: l’ha messa per ricordare a se stessa di sorridere un po’ mentre dietro il bancone del suo bar — battezzato pochi giorni fa con il nome di Ale Messi Coffee Bar — guarda Stefania, Simo, Brayan, Chiara, Samu, Andrea, Giulia, Denis, Summer, Marika, Maria. ..
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TITOLO: Il dio Nilo e Nefertari, la crociera in Egitto (assieme al Touring)
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OCCHIELLO: Dall’imponenza di Luxor alla magnificenza di Abu Simbel Il lento scorrere del Nilo è il protagonista di questo viaggio attraverso la storia
TESTO: La leggenda vuole che Nefertari-«la più bella», moglie di Ramsete II, il più longevo faraone della storia egizia, sia morta sulla soglia del tempio di Abu Simbel, voluto dal consorte per regalare all’eternità il ricordo della loro grandezza. Non aveva ancora 4o anni, aveva dato al sovrano 6 figli e per almeno vent’anni era stata una figura influente nella politica del regno. Solo lei e la regina Ty furono deificate mentre erano in vita. La visita ad Abu Simbel è uno degli snodi cruciali del viaggio in Egitto del Corriere (dal 30 marzo al 6 aprile) sulle tracce di una delle civiltà più importanti della storia, realizzato per la prima volta in collaborazione con il Touring Club. Minacciato dal lago Nasser, creato dalla diga di Assuan, Abu Simbel fu salvato dalle acque grazie a una delle operazioni più ardite prodotte dal matrimonio tra tecnologia e archeologia. E l’Italia degli Anni 60 ebbe un ruolo chiave. Il tempio fu «smontato» e rimontato 180 metri più indietro e 65 metri più in alto: all’impresa parteciparono più di 100 Paesi, ma fu la nostra Impregilo a tagliare 1.070 blocchi di pietra con l’aiuto di un gruppo di esperti marmisti di Carrara. L’opera fu completata in 4 anni, dal 1964 al 1968 e costò 40 milioni di dollari. Seguendo il corso del Dio-fiume su una lussuosa motonave incontreremo gioielli che per fascino e importanza sono in eterna competizione. A partire dalla Valle dei Re dove da più di 3000 anni dorme il faraone bambino, Tutankhamon, che divenne uno dei volti della cultura egizia. Il merito va in parte al caso, al fatto cioè che il sepolcro non fu violato dai predoni, e in parte alla volontà incrollabile dell’archeologo Howard Carter e del suo finanziatore, George Edward Stanhope Molyneux Herbert, quinto conte di Carnarvon. La tomba fu aperta 101 anni fa. Tutankhamon, che così poco aveva vissuto e regnato, entrò nella cultura pop grazie alle mostre organizzate in tutto il mondo per far vedere lo splendido corredo funebre. Soprattutto il sarcofago di oro e lapislazzuli, con il volto del faraone e quegli occhi bistrati che nella loro fissità celano il mistero della vita oltre la morte. Lo spiega bene nel suo ultimo libro Christina Riggs, storica dell’arte dell’antico Egitto, «Vedo cose meravigliose. Come la tomba di Tutankhamon ha plasmato cento anni di storia» (Bollati Boringhieri), un saggio affascinante che riparte dalle ragioni del mito e lo colloca nel mondo contemporaneo. L’egittologa anglo americana sarà in collegamento per una conferenza esclusiva con i lettori, così come il filosofo e scrittore Leonardo Caffo, con il quale analizzeremo il significato delle divinità animali così importanti nella cultura egizia (e non solo). Ma sarà con noi anche l’inviato ed editorialista del «Corriere» Guido Olimpio, che ci accompagnerà in un viaggio nella storia moderna dell’Egitto.
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TITOLO: Opere trafugate, 60 reperti riportati in Italia. Valgono quasi 20 milioni
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OCCHIELLO: Rimpatriati dagli Usa grazie a una cooperazione giudiziaria internazionale. C'è anche un affresco pompeiano del I secolo d.C.. Il ministro Sangiuliano: «Allestiremo una mostra ad hoc»
TESTO: Un affresco pompeiano, una testa marmorea di Atena e una kylix a sfondo bianco. Sono tre dei 60 reperti archeologici che sono tornati in Italia grazie a un'operazione congiunta tra i Carabinieri per la Tutela del patrimonio culturale e il New York Country District attorney's office americano. Le opere antiche risalgono a un periodo che va dal VII secolo a. C. al I secolo d. C. e sono state negli anni trafugate dai siti archeologici italiani per vie illegali. Sono stati recuperati negli Stati Uniti dopo che erano rimaste per anni nei musei, nelle case private e in gallerie straniere senza alcun diritto di proprietà. Nella maggior parte dei casi sono state offerte in vendita ad alcuni broker dell'arte senza alcun tipo di autorizzazione. Nella sala Spadolini del Ministero della Cultura i reperti sono stati presentati alla stampa dallo stesso ministro Gennaro Sangiuliano, che si è congratulato con l'Arma dei Carabinieri e per l'operazione italo-americana. «Un grande successo contro il traffico illecito. Tutelare non significa solo conservare il patrimonio, ma anche evitare che sia depredato illegalmente. Continueremo anche in futuro questa preziosissima missione di recupero, uno dei nostri principali compiti come Ministero della Cultura». Queste le parole di Sangiuliano, che ha aggiunto: «Stiamo pensando di allestire una mostra ad hoc per tutti questi reperti. Abbiamo anche altre attività di recupero in corso ma per motivi di riservatezza non posso raccontarvi i dettagli».
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TITOLO: Maltempo in Italia, scuole chiuse in varie regioni, allerta fiumi nelle Marche. Nevicate al Centro e al Sud
DATA:
OCCHIELLO: A Senigallia spaventa la piena del Misa, il comune ha invitato i cittadini a «salire ai piani alti». Neve anche nel Siracusano. Le temperature rigide continueranno per tutta la settimana
TESTO: Nevica a Bologna e precipitazioni molto intense stanno interessando l’Appennino romagnolo. Particolarmente critico lo scenario dell’entroterra riminese. Nei comuni della Valmarecchia, la neve è arrivata a toccare i due metri. Tantissime le chiamate ai vigili del fuoco per famiglie rimaste isolate per l’impossibilità di uscire di casa. Molti comuni hanno deciso di lasciare chiuse le scuole: Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant’Agata Feltria e Talamello. Allerta gialla, inoltre, per valanghe sull’Appennino emiliano centrale e sui rilievi romagnoli. Imbiancato anche il Centro. In Umbria, Norcia, Cascia, Preci e tutti gli altri borghi della Valnerina a valle dell’Appennino umbro sono sotto 40 centimetri di neve. La neve cade anche a quote basse, come a Foligno, Spoleto, Gubbio e Terni. Scuole chiuse a Norcia e Cascia. Allarme anche a Rieti dove l’amministrazione comunale invita a mettersi alla guida soltanto in caso di assoluta necessità. La neve sta imbiancando anche l’Abruzzo. L’invito del sindaco de L’Aquila, Pierluigi Biondi, è a mettersi in macchina «solo se strettamente necessario». Identico scenario in Molise dove i sindaci di molti piccoli comuni, come Casacalenda, Riccia, Trivento, Ripalimosani, Montorio, Oratino e Cercemaggiore, hanno deciso di tenere chiuse le scuole. Stessa situazione in Puglia e in Basilicata, dove nella notte la neve ha ricoperto i paesi più in altura. Il perdurare di condizioni meteorologiche avverse terrà ancora lontano dalle abitazioni i 400 cittadini di Casamicciola che abitano in zone a richio idrogeologico. Neve anche nella provincia di Siracusa a Buccheri e Palazzolo Maltempo.
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TITOLO: Centomila migranti l’anno: la forza lavoro che manca (nonostante gli sbarchi)
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OCCHIELLO: Per la Fondazione la legge Bossi-Fini è da superare. L’Ocse stima in Italia 6,3 infermieri ogni mille abitanti, mentre nel resto dell’Ue sono 8,3. E l’agricoltura ha bisogno di braccia
TESTO: È tempo, fuori da polemiche di fazione, di registrare come la legge Bossi-Fini, varata vent’anni fa in pieno furore anti-immigrazionista, abbia introdotto «un meccanismo del tutto irrealistico» nella filiera migrante-datore di lavoro: l’abolizione dell’ingresso tramite sponsor con relativo accesso regolare solo dopo l’intera procedura d’assunzione. «Risulta sostanzialmente impossibile al datore di lavoro verificare le capacità professionali e le qualità “umane” di un lavoratore la cui assunzione richiede, tra l’altro, di accollarsi impegni professionali particolarmente onerosi», si osserva nel Libro Bianco. Le quote d’ingresso si sono trasformate così in uno «strumento di regolarizzazione dei migranti già presenti, facendo venir meno il carattere premiale della scelta di un percorso legale». A ciò si aggiunga che, sempre per motivi meramente ideologici, l’Italia è diventata paladina dell’«opzione zero» sui flussi proprio mentre, per effetto delle crisi, altri Paesi europei la accantonavano. Il risultato più evidente di questa afasia politica è incentivare quel business illegale di ingresso che, a parole, si sostiene di voler stroncare.
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TITOLO: Meteo, grande nevicata sulle Dolomiti e gelo in Centro Italia. «Freddo almeno fino alla Candelora, il 2 febbraio»
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OCCHIELLO: Dopo la neve record in Umbria e sulle montagne venete (30 centimetri sulle Dolomiti), temperature in rialzo e sole al Sud e in Pianura Padana. Poi il freddo ci terrà compagnia per altri 10 giorni con un nuovo impulso gelido di Attila, il vortice ciclonico che attanaglia l’Italia dalla scorsa settimana
TESTO: Neve, freddo e ghiaccio, dunque, in molte regioni d’Italia (l’ondata si è abbattuta anche sulla Sardegna e in particolare nella Provincia di Nuoro) con una «breve pausa» che prevede momenti soleggiati al Sud e sul versante tirrenico e temperature massime di oltre i 10 gradi anche in Pianura Padana. «Poi, da giovedì, torna il freddo e il gelo per altri 10 giorni», annuncia Lorenzo Tedici, meteorologo de iLMeteo. it, che conferma una probabile fase sotto media termica almeno fino alla Candelora, il 2 febbraio. Una vasta depressione richiamerà aria polare-artica verso le regioni adriatiche e il Sud. Le temperature caleranno di 5-7 gradi sul medio Adriatico e meridione e si registreranno nevicate moderate anche a bassa quota. Il manto bianco si stenderà sull’Appennino dalle Marche fino alla Sicilia, inizialmente a quote di alta collina poi in calo fino ai 200 metri al Centro e fino ai 400-600 metri al Sud. «In sintesi — spiega il meteorologo — durante le prossime ore avremo le ultime nevicate sul Piemonte occidentale e neve sulle Alpi centro-orientali oltre i 600 metri. Il resto del Nord vivrà un tempo spiccatamente variabile con qualche piovasco alternato a sprazzi di sole».
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TITOLO: Teddy, il bambino più intelligente del Regno Unito: «A quattro anni legge e conta in sei lingue diverse»
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OCCHIELLO: Il piccolo è il membro più giovane del prestigioso club Mensa e ha ottenuto un punteggio di Quoziente Intellettivo pari a 139 su 160. La mamma: «È superdotato ma per noi è importante tenerlo con i piedi per terra»
TESTO: «Durante il test ero preoccupata che Teddy non riuscisse a stare seduto davanti a un laptop per un’ora, invece si è divertito», ha raccontato la mamma al programma Today di BBC Radio 4. La donna si è accorta delle particolari doti del figlio mentre il piccolo stava giocando con il tablet. «Stava giocando a Thomas the Tank Engine (il videogioco tratto dal cartone animato «Il trenino Thomas», ndr) ed era seduto lì quando ha cominciato a emettere dei suoni che non riuscivo a decifrare — racconta ancora —. Così gli ho chiesto cosa stesse dicendo e lui: “Mamma, sto contando in mandarino”». Il QI del bambino lo colloca al 99,5 percentile per la sua età. Una dote che impegna particolarmente i suoi genitori. «Teddy sceglie un nuovo argomento a cui interessarsi ogni due mesi. A volte sono numeri, per un po’ sono state le tabelline, poi paesi e mappe — racconta Beth —. Lui, al momento, non sa di essere un bambino super dotato e va bene così. Abbiamo tutti i nostri talenti individuali e noi cercheremo di mantenerlo il più a lungo possibile nella “normalità”. Sta iniziando a capire ora che i suoi amici non sanno leggere ma lo aiutiamo a vedere la cosa semplicemente come “OK, beh, so leggere ma il mio amico può correre più veloce di me”. Per noi è davvero importante tenerlo con i piedi per terra. Da grande vuole fare il dottore. .. gioca sempre a “guarire” i giocattoli con il suo amichetto all’asilo».
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TITOLO: L’oroscopo di oggi di Paolo Fox, le previsioni del 24 gennaio: risveglio Toro, Vergine nervosa, Leone polemico
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OCCHIELLO: Leggi l’oroscopo del giorno a cura di Paolo Fox per scoprire cosa ti riservano le stelle: le previsioni astrologiche di oggi martedì 24 gennaio 2023 per ogni segno zodiacale. Tutto su amore, lavoro, salute e fortuna.
TESTO: PESCI È una splendida Luna che ti porta a essere molto più convincente, inoltre, come ho accennato più volte, nel fine settimana anche Venere entra nel segno, è possibile che entro quarantott’ore tu possa essere raggiunto da un’illuminazione particolare e il tuo spirito romantico sia appagato. Cerca di eliminare cattivi pensieri, è un momento di grande forza e lo sarà ancora di più da marzo quando Saturno sarà nel segno. Se per troppo tempo hai trascinato storie e relazioni inutili, oppure conflitti interiori per colpa di un ex, piano piano riuscirai a ritrovare una grande stabilità. Anche per quanto riguarda l’amore sei in grado di risolvere i contrasti e nelle coppie più forti tornerà una grande passione. Insomma, il sentimento torna vivo; c’è bisogno di ritrovare quella complicità e quell’affiatamento che per vari motivi nel corso degli ultimi mesi si era affievolito. Lasciati andare, anche se intendi conoscere una persona nuova o approfondire un’amicizia.
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TITOLO: Gina Lollobrigida, aperto il testamento: metà al figlio e metà al factotum Piazzolla
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OCCHIELLO: Ecco le volontà dell’attrice. Un trust per le opere d’arte, sempre a Piazzolla e all’imprenditore Horatio Pagani: dovrà organizzare mostre nel mondo. I vasi etruschi allo Stato. La legale del tuttofare: «Porterà avanti le volontà della signora»
TESTO: Si chiude così (per adesso) il toto-testamento, che aveva visto balenare il nome dell’imprenditore catalano Javier Rigau (non si sa a quale titolo, giacché il matrimonio canonico con l’artista, celebrato per procura nel 2011, è stato poi annullato dalla Sacra Rota a gennaio del 2019), presente ai funerali della Bersagliera in prima fila, accanto al figlio e al nipote. Rigau e Lollobrigida, peraltro, avevano firmato una scrittura privata nel 2006, alla figlia del loro matrimonio che si sarebbe dovuto celebrare a New York e che poi fu annullato, nella quale si impegnavano tra le altre cose a mantenere distinti i propri patrimoni e a non rivendicare alcunché in caso di separazione. Rigau dichiara di aver registrato quel matrimonio, contravvenendo agli impegni presi per iscritto nell’accordo del 2006: ai Tribunali il compito di verificarne l’autenticità.
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TITOLO: Mafia: spunta lo «statuto» di Cosa nostra. Il boss intercettato: «Dobbiamo rispettare il codice»
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OCCHIELLO: Operazione a Palermo dei carabinieri, 7 arresti nella famiglia Rocca-Mezzomonreale che si occupò della copertura di Provenzano e Messina Denaro. Per gli inquirenti si tratta di una scoperta straordinaria e «di estrema rarità»: è la loro Costituzione. Sventato l’omicidio di un architetto, le critiche ai boss stragisti
TESTO: Nell’inchiesta sono stati coinvolti anche degli insospettabili, incensurati ritenuti organici alla famiglia che sarebbero stati chiamati in causa solo in momenti di critici per l’associazione: uomini d’onore riservati come quell’Andrea Bonafede che ha prestato l’identità a Messina Denaro e gli ha comprato l’appartamento in cui ha trascorso l’ultimo periodo della sua latitanza. «C’è lo statuto scritto … che hanno scritto i padri costituenti», dice Badagliacca, evocando le vecchie regole della mafia addirittura codificate, durante un summit in un casolare nelle campagne di Caltanissetta. Non sa che i carabinieri, guidati dal colonnello Salvatore Di Gesare, lo ascoltano. Il nipote del vecchio capomafia Gioacchino Badagliacca, ai suoi fedelissimi, mostra invece il suo fermo dissenso verso la strategia stragista di Riina. «Niente cose infami, ma perché pure tutte queste bombe tutti questi giudici, tutti questi … ma che cosa sono? », dice dopo aver stigmatizzato anche la scelta di assassinare i familiari del pentito Tommaso Buscetta ancor prima che questi cominciasse a collaborare con la giustizia.
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TITOLO: Alba Parietti e Fabio Adami: «Tra di noi la gelosa sono io». Lui: «Avevo un suo autografo dai tempi di Galagoal»
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OCCHIELLO: L’opinionista e il manager di Poste italiane: «In treno il colpo di fulmine». I paparazzi: «Lui è riservato, non ama finire sui giornali. All’inizio ero mortificata». Il primo messaggio: «Dopo averla incontrata ero emozionato. Lo stavo raccontando a un amico quando mi ha scritto su WhatsApp»
TESTO: La cacciatrice di Narcisi si è arresa. Dopo aver speso anni a smascherare egocentrici e vanagloriosi, si è dovuta rassegnare al fatto di aver incontrato, finalmente, il Principe Azzurro. L’ultimo esemplare, va detto. Alba Parietti e Fabio Adami da dieci mesi formano una bellissima coppia. Che raccontano per la prima volta insieme nel soggiorno della casa di lei a Basiglio, emozionati e titubanti. Perché un conto sono i selfie (lui la rimprovera di farne troppi), un conto è la vita vera, fatta di dettagli: la premura di servire la «fidanzata» prima di versarsi la pietanza nel piatto, quella sfumatura di vulnerabilità con cui lei racconta che lui non ha ancora letto il libro autobiografico sulla sua famiglia, la felicità sfacciata negli sguardi che si scambiano, maglione chiaro lui, nero lei, yin e yang fatti apposta per mescolarsi. Fabio Adami è un manager di Poste italiane, Alba Parietti è Alba Parietti. Hanno cinque anni di differenza (lei è più grande), anche se non lo diresti.
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TITOLO: Vino, cancro e cervello ristretto, Curigliano: «Non si parla mai di un solo fattore»
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OCCHIELLO: Il docente di oncologia medica all’Università di Milano e direttore della Divisione Nuovi farmaci all’Istituto europeo di oncologia: bevo anch’io con molta moderazione. Pericolosa è l’interazione alcol-fumo
TESTO: Professor Curigliano, lei beve vino? «Con molta moderazione, mi capita una volta ogni tanto, a cena con gli amici. A tavola mediamente no. Perché ho una cultura personale che mi porta a non bere e non fumare. E poi sono condizionato dagli studi che ho fatto, dal lavoro che faccio. ..». Giuseppe Curigliano è professore di oncologia medica all’Università di Milano ed è direttore della Divisione Nuovi farmaci all’Istituto europeo di oncologia. La scelta dell’Irlanda (approvata dalla Commissione europea) di equiparare le sigarette all’alcol e di scrivere dei rischi per la salute sull’etichetta degli alcolici, è diventata contesa politica. E l’appoggio della professoressa e immunologa Antonella Viola (Università di Padova) ha messo altra legna sul fuoco delle polemiche.
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TITOLO: La Colombia dei colori e del Realismo Magico nella «Semana Santa»
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OCCHIELLO: Dalla Candelaria, centro storico di Bogotà, alle piantagioni di frutta e caffè del sud, dalle vestigia archeologiche de La Chaquira alle processioni solenni dei riti pasquali
TESTO: Non c’è modo migliore per tuffarsi nei colori e nei suoni della Colombia che ritrovarsi, quasi per caso, sotto la Torre del Reloj a Cartagena de Indias quando il tramonto comincia ad ombreggiare le mura. È la porta d’ingresso al cuore storico della città più amata da Gabriel Garcia Márquez. A quell’ora la piazza si riempie di musicisti improvvisati, di ragazze con la minigonna e di signore che si portano la seggiolina da casa per godersi il fresco della sera in mezzo alla gente. L’antica Boca de Puente è il simbolo della «città eroica», che seppe resistere ad attacchi di pirati e stranieri. Fino a non molti anni fa, i visitatori si fermavano qui, nella placida Cartagena. Andare oltre era considerato un azzardo. Ora non più. Dalla firma del trattato fra governo e guerriglia, sei anni fa, la Colombia è un Paese in pace e pieno di energia, i colombiani un popolo che ha voglia di mostrare la parte migliore di sé, della sua storia e della sua natura ricchissima, dalle spiagge dei Caraibi alle Ande, dall’Amazzonia ai deserti. Punto di partenza del nostro percorso storico-culturale sarà Bogotà con il prezioso Museo dell’Oro, i graffiti della Candelaria e altri tesori dell’arte colombiana, come le opere di Fernando Botero e Luis Caballero che scopriremo con una visita esclusiva al Museo de Arte del Banco de Colombia. Muovendoci per strade di montagna e piantagioni di caffé, raggiungeremo il Parco archeologico di San Agustin, sito Unesco, con le sue misteriose statue. Divinità e animali mitici, nel mezzo di un paesaggio selvaggio e spettacolare, mostrano la creatività e l’immaginazione della cultura andina che fiorì dal I all’VIII secolo. Da qui ci sposteremo a Popayan, gioiello architettonico dell’epoca coloniale. Dominata dal vulcano Puracé, la Città bianca è famosa in tutto il mondo per la Processione della Semana Santa, che noi vedremo in presa diretta, lungo le strade illuminate nella notte dalle fiaccole di sacerdoti e cittadini. A Popayan incontreremo anche lo storico e scrittore Juan Esteban Constaín che a 37 anni è considerato un intellettuale di riferimento nel suo Paese. Ci parlerà di storia e letteratura, perché la Colombia non è soltanto «realismo magico» e caffé. Da Santa Marta, affacciata sul Mar dei Caraibi e circondata dalla Sierra Nevada, visiteremo le popolazioni indigene di Tayronaca. E, finalmente, entreremo nei romanzi di Márquez: alla Quinta de San Pedro Alexandrino rivivremo gli ultimi giorni di Bolívar, alias Il generale nel suo labirinto; quindi saremo ad Aracataca, la mitica Macondo e paese natale del premio Nobel colombiano, e infine a Santa Cruz de Mompox, «persa» su un’isola fluviale del rio Magdalena, dove Francesco Rosi girò molte scene di Cronaca di una morte annunciata. Ultima tappa a Cartagena, con la sua gioia di vivere e la sua vivace gastronomia.
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TITOLO: Genova, cercasi operatore super-qualificato per il museo dell’emigrazione. Sei mesi di lavoro. La paga? Gratis
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OCCHIELLO: Il bando del Comune cerca un «volontario» da inserire in un progetto di accoglienza per visitatori stranieri. Dev’essere madrelingua e conoscere la storia della migrazione italina. Il sindaco: «Abbiamo assunto oltre 1400 persone in due anni, non capisco di cosa di parli». Ma infuria la polemica
TESTO: Capacità di utilizzo di Excel e di programmi di videoscrittura, perfetta conoscenza dell’inglese, anzi, possibilmente madrelingua, buona conoscenza della storia della migrazione italiana dal 1800 agli anni 2000, pratica nella condivisione di contenuti sui social media. Sono le non trascurabili competenze che vengono richieste a chi vorrà lavorare — gratis — per il «Muma», la rete pubblica dei musei del mare di Genova. Il bando per la ricerca di un volontario «iper-qualificato» da inserire, per sei mesi eventualmente rinnovabili, in un progetto di accoglienza dei visitatori stranieri al nuovo «Mei», museo nazionale dell’Emigrazione, è stato pubblicato qualche giorno fa sul sito del Comune di Genova. La scadenza è fissata al 31 gennaio. Non è escluso che ci sia chi, per passione della material, si proponga per svolgere un lavoro da quattro ore al giorno, per quattro giorni alla settimana, senza essere retribuito.
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TITOLO: Dentro i covi dei super boss: dalle camicie di seta di Bagarella al parco giochi di Liggio. E i Brusca guardavano il film su Falcone
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OCCHIELLO: Non solo Messina Denaro. Ecco cosa nascondevano i rifugi dei capi mafia. E cosa dicono di loro. Tutti i (sorprendenti) ritrovamenti
TESTO: I covi dei boss mafiosi parlano. Raccontano la personalità e la psicologia dei padrini oltre che svelare, alle volte, anche segreti di Cosa nostra. Negli ultimi cinquant’anni gli inquirenti hanno arrestato migliaia di latitanti. Alcuni dei quali boss ai vertici dell’organizzazione criminale come Matteo Messina Denaro. Sbaglia di grosso chi pensa che, però, «U Siccu», come veniva chiamato dai «picciotti», sia stato un boss innovativo nel vestire elegante, avere passione per orologi costosi, cambiare covi come fossero camicie e saper celare la sua identità ai medici o avventori che lo incrociassero. È la normalità del male che è sempre esistita per meglio mimetizzarsi e sfuggire alla cattura. Ad esempio Luciano Leggio, detto Liggio, durante la sua prima latitanza, nei primi anni Sessanta, fu ribattezzato dal Corriere della Sera il «bandito senza volto». Quando fu arrestato nel 1964 si scoprì che si era fatto ricoverare in una clinica sotto il falso nome di Gaspare Centineo. Il successore del dottor Michele Navarra — detto ‘u patri nostru (nostro padre, inteso come fosse anche Dio, ndr) — a capo del clan dei corleonesi ben prima di Totò Riina e Bernardo Provenzano, si dette alla macchia nel 1969 e fu arrestato a Milano che frequentava assiduamente sin dagli anni Cinquanta e dove, da tempo, manovrava i suoi sporchi e lucrosi affari. Così, la notte del 16 maggio 1974 gli uomini della Guardia di Finanza, guidati dall’allora colonnello Giovanni Vissicchio, fecero un grande blitz in un complesso di lusso in via Ripamonti dove viveva con la compagna e il figlio di 22 mesi. Quando i militari, scavalcarono le cancellate per sorprenderlo senza farsi notare, rimasero allibiti. Nel condominio c’era un ampio e ben curato giardino con un parco giochi per i bambini, un laghetto con le anatre e box sotterranei collegati con i palazzi in modo tale da massimizzare la sicurezza e la privacy dei condomini. I finanzieri erano sulle tracce di un fantomatico «zu’ Antonio» Farruggia, intercettato telefonicamente nell’ambito di un’inchiesta sul rapimento di Luigi Rossi di Montelera. Quando irruppero nell’appartamento, si imbatterono prima nella sua compagna Lucia Parenzan, da cui aveva avuto un figlio un anno e mezzo prima, e alla quale aveva fatto intestare la casa. Quindi iniziarono a perquisire l’attico — cinque stanze e doppi servizi, un superattico con un’altra stanza e giardino privato — trovarono Luciano Liggio che dormiva. Lui non fece resistenza e ammise subito chi fosse.
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TITOLO: Valanga in Trentino, morta giovane escursionista sul Lagorai
DATA:
OCCHIELLO: La slavina in val Orsera. Grave l’uomo che era con lei, trasportato d’urgenza in ospedale
TESTO: La donna, che abitava a Viarago di Pergine Valsugana, in un primo momento era stata rianimata dai soccorritori, ma durante il trasporto non ce l’ha fatta. L’uomo, di 46 anni e originario del Trentino, è stato trasportato d’urgenza in ospedale per via di alcune fratture multiple. L’allarme intorno alle 16.15, è stato lanciato dai familiari dopo il mancato rientro dei due escursionisti. Gli operatori del Soccorso alpino hanno sorvolato l’area della valanga con l’elicottero di emergenza, ma poi sono intervenuti a terra, a quasi 2mila metri d’altezza, individuando la persona ferita. Gli elicotteri che operano sulla montagne del Trentino Alto Adige da alcuni anni sono muniti di visori notturni di ultima generazione, al fosforo bianco, che consentono di volare anche al buio. A causa del vento che soffia in quota e della nebbia l’elicottero non ha però potuto raggiungere il luogo dell’incidente.
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TITOLO: Banca Marche, maxi condanne per il crac: 10 anni all’ex direttore Bianconi
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OCCHIELLO: Il Tribunale di Ancona ha giudicato colpevoli sei manager (sei invece le assoluzioni). L’accusa: bancarotta fraudolenta. Interdizione perpetua dai pubblici uffici per il dg Bianconi e altri tre. Si tratta di una delle condanne più pesanti di sempre nel settore
TESTO: Assolti Giuseppe Michele Ambrosini, presidente di Banca Marche, Giuliano Bianchi, Bruno Brusciotti, ex componenti nel cda, Paolo Arcangeletti, dirigente dell’istituto di credito, Tonino Perini, vice presidente, e Claudio Dell’Aquila, vice direttore generale. Tra i reati contestati a vario titolo, respinti dai 12 imputati, bancarotta fraudolenta, falso in bilancio, falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza (questi ultimi due prescritti). Sono stati riconosciuti solo la bancarotta fraudolenta per distrazione di Banca Marche e la bancarotta di Medioleasing. I giudici hanno disposto inoltre che i danni siano da liquidarsi in sede civile, con una provvisionale del 5% dei titoli finanziari posseduti dalle parti civili (oltre 3 mila) che si sono costituite, o in difetto, dell’importo del danno rappresentato, nei limiti dell’importo della provvisionale richiesta in misura non superiore a 15mila euro.
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TITOLO: L’onore restituito agli alpini ebrei e la scelta sbagliata di una festa
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OCCHIELLO: La data scelta per la giornata degli Alpini è legata al fascismo - ed è troppo vicina al 27 gennaio
TESTO: Non fu l’unico, l’alpino Mario Jacchia, a essere tradito dall’Italia. E se la novella «Salomon l’alpino l’ebreo» scritta anni fa da Giorgio Visentin («penna nera» premiata dalla stessa A. N.A. ) era ispirata a vari racconti di guerra e di montagna ma senza un preciso riferimento storico, la presenza di molti ebrei nella nostra storia, a partire dal Risorgimento, è certa e documentata. Lo dicono le decine di nomi ebraici incisi nel marmo del muto e imponente sacrario di Redipuglia. Lo dice la lunga lista di Jacchia pubblicata nel libro «Il contributo militare degli ebrei italiani alla Grande Guerra» di Pierluigi Briganti: «Jacchia Aldo, di Aronne, Torino 16/01/1892, Sottotenente, Artiglieria. - Jacchia Decio, di Sabatino, Lugo 14/01/1879, Sottotenente, Fanteria. - Jacchia Ermes, di Ezio, 14/10/1899, Sottotenente, Bersaglieri. ..». Lo spiega ne «I soldati ebrei di Mussolini» lo storico Giovanni Cecini: «Carlo Alberto di Savoia, a latere della concessione dell’omonimo Statuto costituzionale, allargò la base dei diritti civili e politici anche ai sudditi israeliti del proprio piccolo regno. (.. .) Molti erano stati gli ebrei che, affascinati dalla figura di Giuseppe Mazzini, avrebbero poi continuato il proprio percorso patriottico sotto le insegne dei Savoia». L’ammissione dei maschi di religione ebraica all’uso delle armi nel 1847, conferma in «Ebrei e Forze armate» lo storico militare Marco Mondini, «fu un provvedimento ben più dirompente della semplice ammissione ad un apparato pubblico. Integrare gli ebrei all’interno delle Forze Armate, garantire loro l’onere e l’onore di servire al pari d’ogni altro cittadino o suddito, nella collettività in armi, era (. ..) l’infrazione di un tabù plurisecolare e il riconoscimento, in primo luogo sul piano simbolico, dell’uguaglianza degli ebrei dal punto di vista dell’identità individuale (. ..) come parte integrante della famiglia nazionale». Una svolta a livello europeo. Vissuta dalla comunità con grande partecipazione. Erano uno su mille, gli ebrei italiani. Uno su cento gli ufficiali del regno. Per non dire di certe punte d’eccellenza. Sono quattordici, oggi, gli Jacchia sulle Pagine Bianche. Pochi meno di quanti vestirono la divisa prima d’esser buttati fuori come tutti gli ebrei non solo dalle Forze Armate (liquidati con un’indennità modestissima o una piccola pensione se avevano oltre 10 anni d’anzianità, come provano gli studi di Giorgio Fabre e Annalisa Capristo) ma perfino dal Club Alpino Italiano. Che solo questo pomeriggio (sbalorditivo! ), dopo 84 anni senza aver mai chiesto perdono salvo locali eccezioni, consegnerà alla Comunità ebraica di Roma e agli eredi di quanti furono espulsi le «tessere Cai alla memoria». Figlie d’«un percorso d’autocritica, riflessione storica e rielaborazione etica».
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TITOLO: New York, il nostro primo amore
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OCCHIELLO: Gli echi di Warhol, Fontana, Patti Smith si mescolano ai musei post moderni in un racconto familiare a tutti. Una «art sharer» tra le più popolari in Italia ha visitato per noi le mostre e i luoghi che oggi fanno tendenza. Il risultato è un ritratto a colori scuri che assomiglia a un dipinto di Edward Hopper
TESTO: Raggiungo Washington Square Park, mi siedo su una panchina scomoda e immagino lo stesso luogo ma proiettato indietro, a cinquant’anni fa, con una giovane Patti Smith mano nella mano con Robert Mapplethorpe. New York è una grande opera enciclopedica, una stratificazione. Nella città «che non dorme mai» tutto si modifica con una rapidità tale che è difficile poter pensare di ritrovare ciò che avevamo lasciato. Come dimostrano le fotografie di Ugo Mulas e quelle di Andy Warhol alla Factory, scattate da Aurelio Amendola, i cambiamenti più spontanei provengono da una foltissima comunità di artisti e creativi che, oggi come nel secolo scorso, elaborano tutte le forme di arte conosciuta, esplorano nuove sperimentazioni e raccontano tutti i venti del mondo. I pionieri Ed è proprio questo il titolo scelto per la mostra presso la Galleria Nahamad Contemporary al 980 di Madison Avenue: Every Kind of Wind, Calder and the 21st Century (aperta al pubblico fino al 28 gennaio) con cui osserviamo — in dialogo con alcuni artisti digitali — il ruolo pionieristico di Alexander Calder, delle sue teorie estetiche e metodologie tecniche di arte cinetica che nel corso del XX secolo hanno portato a sviluppi radicali.
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TITOLO: Caterina Caselli: «I miei 52 anni con Piero Sugar. Il viaggio a Ischia e il sarto: così ci siamo detti addio»
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OCCHIELLO: La produttrice discografica ricorda il marito scomparso a giugno: «Se n’è andato nella sua casa. Quando ci siamo sposati erano in tanti a pensare che il matrimonio non sarebbe durato»
TESTO: Piero Sugar se n’è andato l’11 giugno dello scorso anno alle 10.45 della sera, nella sua casa di Milano. Intorno al lui c’erano le persone che amava, più un’infermiera e una dottoressa di Vidas, l’associazione che accompagna i malati nell’ultimo tratto della loro vita, e supporta i familiari nel momento di smarrimento più grande, quando si sentono più fragili e hanno più paura di sbagliare, di non riconoscere i segnali di un peggioramento. Caterina Caselli ricorda quel giorno con dolore vivo. Ma accetta di parlare per la prima volta del marito scomparso per sostenere Vidas nel nuovo progetto di assistenza domiciliare agli anziani malati e soli. Lo fa con pudore, nella sede di Sugar Music a Milano, la casa discografica che oggi è guidata dal figlio Filippo. Si commuove spesso, ma sorride anche tanto, mentre ricorda con tenerezza il suo matrimonio durato 52 anni, sul quale nessuno avrebbe scommesso «più di un mese o due».
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TITOLO: Papa Francesco: «L’omosessualità non è un crimine, certe leggi sono ingiuste. Con Ratzinger ho perso un padre»
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OCCHIELLO: Francesco parla nella prima intervista dalla morte di Benedetto XVI, esclude di emanare nuove norme per le future dimissioni papali e scherza sulla sua salute. Le critiche degli oppositori «fastidiose come un’eruzione cutanea: ma preferisco che ci siano, c’è libertà di parola, ma me le dicano in faccia»
TESTO: «Sono in buona salute. Per la mia età, sono normale», spiega Francesco, che ha compiuto 86 anni il mese scorso. Anche se rivela che «è tornata» la stenosi diverticolare per la quale era stato operato al colon nel 2021. In compenso migliora la situazione del ginocchio, il dolore che lo affligge da tempo e Bergoglio attribuisce a una «piccola frattura» dopo una caduta, ormai in fase di guarigione grazie a una terapia di laser e magneti, dice. E torna a spiegare che Benedetto XVI «ha aperto la porta» alle dimissioni di un Papa ma non intende dare loro una regolamentazione giuridica, definizione dello status, dove andare, come vestirsi. Ripete che lo farebbe anche lui, nel caso sentisse di non essere più in grado di governare, e vorrebbe essere chiamato «vescovo di Roma emerito» e non papa emerito, andando a vivere in una casa per sacerdoti in pensione nella diocesi di Roma. Ratzinger scelse di continuare a vivere nel monastero all’interno del Vaticano, «una buona soluzione intermedia», ma i successori che decidessero di ritirarsi potrebbero decidere in modo diverso. «Benedetto era ancora “schiavo” come Papa, no? Della visione di un Papa, di un sistema, “schiavo” nel senso buono del termine: non era completamente libero, perché avrebbe voluto tornare nella sua Germania e continuare a studiare teologia». Comunque, per ora non ci pensa e intende continuare ad essere vescovo di Roma «in comunione con tutti i vescovi del mondo».
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TITOLO: Andrea Piazzolla, l’assistente della Lollobrigida: «Il testamento? Non terrò nulla per me. Oggi c’è l’udienza del processo: sono sereno»
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OCCHIELLO: Il braccio destro Andrea Piazzolla: ciò che mi ha lasciato lo conferirò al Trust delle sue opere da lei voluto. Voglio realizzare i suoi desideri, mi manca tanto. È stato un onore esserle vicino
TESTO: Lollobrigida le ha lasciato la metà del suo patrimonio. Cosa intende farne? «L’unica cosa giusta: la parte patrimoniale deve essere messa a disposizione del Trust, l’ho sempre detto dopo la sua scomparsa: se mai mi avesse lasciato qualcosa, l’avrei utilizzato per realizzare i suoi desideri. Ho avuto il piacere di starle vicino in questi ultimi dodici anni. Anzi: lei mi ha onorato di starle vicino. Ha pensato di fare un regalo a me e io voglio rifarlo a lei: senza di lei non ha più senso niente, ma desidero vedere realizzati i suoi desideri. Lo stesso chiedo al figlio».
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TITOLO: Gianfranco Zigoni: «Whisky e fughe dal campo, mai pentito di nulla. Ho ubbidito solo ad Agnelli»
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OCCHIELLO: Il George Best italiano, ex calciatore di Juventus, Roma e Verona: «Mi credevo più forte di Pelé, poi ci ho giocato contro. Amavo il Che, però i soldi non mi dispiacevano»
TESTO: Perché Padre Pio e il Che uno a fianco all’altro? «Due esempi di uguaglianza e giustizia. Padre Pio ha salvato mia mamma quando era praticamente morta, il Che ha scritto i Diari della motocicletta, mitico. Io però non sono mai stato davvero comunista perché i soldi non mi hanno mai fatto schifo, anche se adesso vivo con poco». Problemi economici? «No, ho una pensioncina, un negozietto che do in affitto. Mi accontento, io arrivo dal Bronx, uhè. Una volta avevo la Porsche azzurra, adesso non la vorrei neanche regalata». Che fa oggi Zigoni? «Che domanda del c. .. Quien sabe, chi lo sa. Ogni giorno è diverso, amo l’ozio e adoro moglie, figli e nipoti». Si va al campo del patronato. «Ciao Zigo». «Zigo, ricordati. ..». «Quando vieni, Zigo? ». A Oderzo, dove si era messo ad allenare i bambini, è un mito. Esiste pure una squadra che porta il suo nome, il Zigoni Oderzo, seconda categoria, dove lui giocò la sua ultima partita a 43 anni, 4 reti. Pelé, Mihajlovic, Vialli, anno nero. «Con Pelé ho giocato un’amichevole Roma-Santos. Io ero convinto di essere più forte di lui, anche perché l’aveva detto Trapattoni dopo il 3-1 di Genoa-Milan, tripletta mia. Ho pensato oggi il mondo capirà che Zigo-gol è più forte di Pelé. Poi lo vedo dal vivo e mi prende un colpo: madonna che giocatore, mi è venuta la depressione. ..Vialli e Miha, troppo giovani». L’addio al calcio in silenzio, come mai? «Con il grande Gigi Simoni avevamo riportato in A il Brescia ma io avevo le scatole piene, zero stimoli. A dire la verità non li ho mai avuti. Ho fatto la valigia e sono tornato finalmente a casa senza dire niente a nessuno. Mi sto ben qua. .. e adesso basta che non ho più voglia, saluti».
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TITOLO: Messina Denaro: i Ray Ban delle foto da giovane erano ancora nella vecchia casa di famiglia
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OCCHIELLO: I carabinieri li hanno trovati insieme a una bottiglia di champagne e alle foto del boss e di suo padre. «Li usava anche per mascherare lo strabismo»
TESTO: La passione per gli occhiali da sole il figlio Matteo, arrestato lunedì dopo 30 anni di latitanza, l’ha sempre avuta. Per moda, ma anche per mascherare un evidente strabismo che tentò di curare alla clinica «Barraquer»di Barcellona. Un amore, quello per gli occhiali, condiviso con un altro «illustre» padrino, Luciano Leggio (o «Liggio») che, dietro alle sbarre, durante il maxiprocesso a Cosa nostra istruito da Giovanni Falcone, sfoggiava delle vistose lenti scure. Se nel covo di vicolo San Vito a Campobello di Mazara dove si è è nascosto nell’ultimo periodo, oltre a sneakers griffate, abiti, profumi e decine di appunti e pizzini, c’erano volumi storici, biografie di dittatori vecchi e nuovi, nella casa di famiglia Messina Denaro teneva libri sulla mafia. Come il suo storico alleato Leoluca Bagarella, trovato, il giorno del suo arresto, con decine di scritti su Cosa nostra.
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TITOLO: I Nas in 876 canili pubblici e privati: «Irregolare il 27% delle strutture»
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OCCHIELLO: Molti i casi di mancanza di igiene, sovraffollamento, ma anche di interventi chirurgici non motivati da ragioni patologiche, nonché di utilizzo di farmaci scaduti. Scoperti due traffici di cuccioli
TESTO: Durante i controlli sono stati anche accertati, da parte del Nas di Torino e di Perugia, due casi di traffico illecito di animali di compagnia attraverso l’introduzione sul territorio nazionale di cuccioli di cane privi del cosiddetto «passaporto», regolarizzati fraudolentemente mediante l’inserimento nelle anagrafi canine e relativa microchipattura. I due indagati residenti a Perugia avevano illecitamente importato dalla Romania cuccioli di cane. Dalle indagini è emerso che i due avrebbero importato e venduto almeno 17 cuccioli, di nemmeno 12 settimane di età. I cuccioli venivano identificati come italiani e di razza maltese: in realtà si trattava di cuccioli di provenienza romena e meticci, poiché senza documento di riconoscimento associato agli animali di razza (pedigree). Un sistema che avrebbe procurato agli indagati un illecito profitto con l’aggravante di aver trasportato cuccioli di età inferiore alle 12 settimane privi del sistema per l’identificazione individuale e delle necessarie certificazioni sanitarie.
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TITOLO: Il testamento di Gina Lollobrigida: opere d’arte e documentari divisi fra il figlio e l’assistente
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OCCHIELLO: Il documento con le ultime volontà dell’attrice scomparsa a 95 anni: beni divisi equamente tra il figlio Andrea Milko Skofic e il factotum. Allo Stato destinati i vasi etruschi
TESTO: Francesca Romana Lupoi, comunque, osserva che qualunque sarà l’esito del processo, «Piazzolla non potrà perdere la capacità di essere erede». Quanto a Pagani, che lei stessa ha avuto modo di conoscere negli anni, lo racconta come una persona molto affezionata all’attrice: «Durante il suo ultimo ricovero per l’operazione al femore, nel settembre scorso, si mise a sua completa disposizione». Quanto al Trust, spiega che le vicende giudiziarie ne hanno bloccato la piena realizzazione: «Siamo riuscite a mettere al suo interno soltanto un’opera. Poi è arrivata la nomina dell’amministratore di sostegno, che Gina non ha potuto scegliere, ed è stato bloccato tutto. Io per suo conto avevo già fatto tre inventari delle sue opere complete: le foto, i disegni e le sculture».
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TITOLO: Il concessionario di Messina Denaro: «Valutai la sua auto 10mila euro. Il giorno dell’arresto mi tremavano le gambe»
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OCCHIELLO: Giovanni Tumminello, il concessionario di Palermo presso il quale Matteo Messina Denaro ha acquistato la sua auto: «Entrò in concessionaria con occhiali e cappello, ma era tranquillo. Parlò anche di filosofia, faceva battute, mi disse che da giovane aveva avuto una macchina sportiva potente»
TESTO: PALERMO — Accendere la tv e riconoscere nelle immagini dell’ultimo boss stragista di Cosa nostra l’insospettabile cliente che, un anno prima, si era rivolto a lui per acquistare una macchina. Una vicenda che ha segnato profondamente Giovanni Tumminello, concessionario d’auto di Palermo da cui il boss Matteo Messina Denaro ha comprato l’auto con la quale negli ultimi mesi si spostava. Quando ha capito che l’uomo che si era presentato nel suo autosalone era in realtà il capomafia trapanese? «Il 16 gennaio, data che non scorderò mai. Intorno alle 11, mentre lavoravo, ho visto la notizia dell’arresto del capomafia in tv. Quando hanno mostrato l’immagine della carta di identità e rivelato il nome falso che Messina Denaro usava, Andrea Bonafede, mi sono quasi sentito male. Sono andato dall’impiegato che lo aveva incontrato per primo. Ci siamo guardati e in un attimo ci siamo resi conto che l’anonimo cliente al quale, un anno fa, avevamo venduto una Giulietta, in realtà era un superlatitante. Ho continuato a lavorare, pur con grande inquietudine. Ma confesso che alla fine della giornata, in auto da solo, mi tremavano le gambe». Come ricorda l’Andrea Bonafede che conobbe? «Un uomo normale. Entrò con occhiali e cappello, ma faceva freddo, era gennaio e non mi sembrò strano. Non era particolarmente elegante, né griffato. Ci propose la permuta con una Fiat 500 che, disse, apparteneva alla madre e chiese di vedere una Giulietta che aveva notato sul nostro sito. Fu tutto ordinario. Io valutai la sua macchina, che, tra parentesi, era pulitissima e tenuta benissimo: ricordo che profumava. Gli dissi che gli avrei dato 10mila euro. Lui acconsentì. I giorni dopo ci scambiammo dei messaggi su whatsapp. Un profilo comune il suo, senza foto. Poche parole, mi confermò l’interesse per la macchina».
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TITOLO: Il dio Nilo e Nefertari, la crociera in Egitto (assieme al Touring)
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OCCHIELLO: Dall’imponenza di Luxor alla magnificenza di Abu Simbel Il lento scorrere del Nilo è il protagonista di questo viaggio attraverso la storia
TESTO: di Michela Mantovan La leggenda vuole che Nefertari-«la più bella», moglie di Ramsete II, il più longevo faraone della storia egizia, sia morta sulla soglia del tempio di Abu Simbel, voluto dal consorte per regalare all’eternità il ricordo della loro grandezza. Non aveva ancora 4o anni, aveva dato al sovrano 6 figli e per almeno vent’anni era stata una figura influente nella politica del regno. Solo lei e la regina Ty furono deificate mentre erano in vita. La visita ad Abu Simbel è uno degli snodi cruciali del viaggio in Egitto del Corriere (dal 30 marzo al 6 aprile) sulle tracce di una delle civiltà più importanti della storia, realizzato per la prima volta in collaborazione con il Touring Club. Minacciato dal lago Nasser, creato dalla diga di Assuan, Abu Simbel fu salvato dalle acque grazie a una delle operazioni più ardite prodotte dal matrimonio tra tecnologia e archeologia. E l’Italia degli Anni 60 ebbe un ruolo chiave. Il tempio fu «smontato» e rimontato 180 metri più indietro e 65 metri più in alto: all’impresa parteciparono più di 100 Paesi, ma fu la nostra Impregilo a tagliare 1.070 blocchi di pietra con l’aiuto di un gruppo di esperti marmisti di Carrara. L’opera fu completata in 4 anni, dal 1964 al 1968 e costò 40 milioni di dollari. Seguendo il corso del Dio-fiume su una lussuosa motonave incontreremo gioielli che per fascino e importanza sono in eterna competizione. A partire dalla Valle dei Re dove da più di 3000 anni dorme il faraone bambino, Tutankhamon, che divenne uno dei volti della cultura egizia. Il merito va in parte al caso, al fatto cioè che il sepolcro non fu violato dai predoni, e in parte alla volontà incrollabile dell’archeologo Howard Carter e del suo finanziatore, George Edward Stanhope Molyneux Herbert, quinto conte di Carnarvon. La tomba fu aperta 101 anni fa. Tutankhamon, che così poco aveva vissuto e regnato, entrò nella cultura pop grazie alle mostre organizzate in tutto il mondo per far vedere lo splendido corredo funebre. Soprattutto il sarcofago di oro e lapislazzuli, con il volto del faraone e quegli occhi bistrati che nella loro fissità celano il mistero della vita oltre la morte. Lo spiega bene nel suo ultimo libro Christina Riggs, storica dell’arte dell’antico Egitto, «Vedo cose meravigliose. Come la tomba di Tutankhamon ha plasmato cento anni di storia» (Bollati Boringhieri), un saggio affascinante che riparte dalle ragioni del mito e lo colloca nel mondo contemporaneo. L’egittologa anglo americana sarà in collegamento per una conferenza esclusiva con i lettori, così come il filosofo e scrittore Leonardo Caffo, con il quale analizzeremo il significato delle divinità animali così importanti nella cultura egizia (e non solo). Ma sarà con noi anche l’inviato ed editorialista del «Corriere» Guido Olimpio, che ci accompagnerà in un viaggio nella storia moderna dell’Egitto.
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TITOLO: Terremoto L’Aquila, Governo condannato a risarcire altri 6 milioni
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OCCHIELLO: Si tratta della seconda sentenza di condanna. Lo scorso dicembre la presidenza del Consiglio dei Ministri fu condannata a risarcire 8 milioni di euro a 30 parti civili
TESTO: Il Tribunale civile dell’Aquila ha condannato la presidenza del Consiglio dei Ministri a risarcire 6 milioni di euro a 20 parti civili per le rassicurazioni dell’ex numero due del Dipartimento nazionale di Protezione civile, Bernardo De Bernardinis, nei giorni precedenti il sisma del 6 aprile 2009. De Bernardinis è già stato condannato con sentenza passata in giudicato a due anni di reclusione. Si tratta della seconda sentenza di condanna nei confronti del Governo dopo quella dello scorso dicembre, quando furono 8 i milioni da risarcire a 30 parti civili. A riferirlo è il Tgr Abruzzo della Rai.
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TITOLO: Padova, il vicino esasperato dalla movida e l’idea di comprare il bar rumoroso
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OCCHIELLO: In vendita lo «Zanellato» oggi della proprietaria Maria Antonietta Zanellato. L’imprenditore dei supermercati: «Qui regna il caos»
TESTO: Ora il bar Zanellato è chiuso, le serrande sono abbassate dal primo gennaio scorso perché il contratto di affitto pluriennale del bar gestito da Dario Zannoni è giunto al termine. Il locale è in vendita e in pole position per comprarlo ci sarebbe una famiglia di imprenditori che abita all’inizio della stretta via ciotolata, e che da anni, insieme ad altri residenti, lamenta rumori molesti fino a tarda ora. La famiglia di Francesco Canella, a capo dell’impero di supermercati Alì, avrebbe intenzione di comprare il bar per destinarlo ad altre attività meno chiassose. I Canella hanno tutto l’interesse a tenere riservata la trattativa. Contattata ieri, la famiglia dice di non aver ancora acquistato nulla, ma non nega l’interesse per il bar, e soprattutto non nega i problemi che il locale ha provocato in tutti questi anni: «Non sono certo io a dovervi spiegare la situazione che c’è qui — spiega la signora Canella, raggiunta al telefono — ma si tratta di informazioni riservate, c’erano varie persone interessate ad acquistarlo, non posso negare né confermare che a comprarlo saremo noi».
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TITOLO: Colosseo, Domus aurea e la Romapiù antica (con tre ospiti speciali)
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OCCHIELLO: Ogni visita alla Città Eterna unisce l’approfondimento di quanto già si conosce alla scoperta degli ultimi frutti delle ricerche archeologiche. In compagnia dei massimi esperti
TESTO: La Roma degli Imperatori, della grande arte classica: un viaggio alle radici di una civiltà che ha prodotto canoni estetici mai tramontati ma anche il diritto penale e civile, un sistema viario utilizzato per secoli, una letteratura straordinaria. Un viaggio nella Roma Archeologica. Il primo giorno si partirà dal simbolo di Roma più famoso, il Colosseo, l’Anfiteatro più grande del mondo, voluto dall’imperatore Tito Flavio Vespasiano, costruito tra il 70 e l’80 dopo Cristo: teatro di combattimenti tra gladiatori, di spettacoli con bestie feroci e di naumachie, ovvero di battaglie navali. Ci accoglierà per una visita speciale l’archeologa Federica Rinaldi del Parco Archeologico del Colosseo: lei è la responsabile dell’Anfiteatro e ci racconterà le scoperte più recenti. Sempre il primo giorno percorreremo i Fori Imperiali, la più vasta area archeologica di Roma. Il giorno dopo, nuova e spettacolare tappa alle Terme di Caracalla, uno degli edifici antichi meglio conservati dell’antichità, inaugurato nel 216 dopo Cristo. Anche qui avremo due protagoniste della scena culturale romana legata alla tutela e alla conservazione: Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma, e Mirella Serlorenzi, Direttrice delle Terme di Caracalla. Ci racconteranno le caratteristiche di questo splendido retaggio della civiltà romana che, nei sotterranei, ospitava un dedalo di gallerie carrozzabili, depositi di legnami, un immenso impianto di riscaldamento per le acque destinate alle terme, uno dei Mitrei meglio conservati di Roma. Recentissime scoperte hanno aggiunto fascino a questa meraviglia. Poi una visita alla Domus Aurea, il sogno concretizzato di Nerone, con i famosi affreschi (le «grottesche») riscoperti durante il Rinascimento e fonte di ispirazione estetica per tanti Maestri, per primo Raffaello. La seconda giornata si chiuderà con una visita speciale alla Necropoli Vaticana, proprio accanto alla Basilica di San Pietro. Il terzo giorno sarà caratterizzato da un altro simbolo di Roma, ovvero Castel sant’Angelo, esempio delle tante stratificazioni che hanno caratterizzato la storia di Roma. Nato nel 126 dopo Cristo come sepolcro per l’imperatore Adriano e la sua famiglia, diventò poi fortezza nel Medioevo e poi dimora rinascimentale, quindi prigione papale e infine museo. Un’accurata visita ci condurrà attraverso i quasi due millenni della sua storia. Nel pomeriggio tappa al Museo Nazionale Romano, nella sede di Palazzo Altemps, oggi scrigno di immensi capolavori della grande statuaria romana. L’ultimo giorno è dedicato alla regina Viarum, ovvero all’asse stradale più celebre del mondo: l’Appia Antica, con una visita speciale alla villa dei Quintili costruita nel II secolo dopo Cristo. Roma Archeologica vi estasierà, com’è accaduto per secoli a chiunque sia venuto nella Città Eterna.
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TITOLO: Bestie di Satana, 25 anni fa l'inizio dell'orrore. Il padre della prima vittima: «Non fui creduto, si potevano fermare»
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OCCHIELLO: Michele Tollis, papà di Fabio, ucciso nel gennaio 1998, a 16 anni, con Chiara Marino, 19: «Indicai subito quel gruppo, ma per sei anni mi presero per pazzo». Oggi in cella restano solo in due, gli altri sono fuori. Ecco che fine hanno fatto
TESTO: Quando nel gennaio del 2004 seppe dalla tv della morte di Mariangela Pezzotta e vide il volto di Andrea Volpe, dice che «compresi tutto, fu la quadratura del cerchio. Fino a quel momento avevo avuto la segreta speranza di ritrovare mio figlio vivo, non pensavo potesse avere avuto una sorte così atroce. Andai subito dai carabinieri e dissi che pensavo che anche mio figlio e Chiara erano stati uccisi e buttati in un fosso». Purtroppo aveva ragione. E se adesso ripensa a questi 25 anni e alle verità giudiziarie ormai acquisite, osserva di non aver niente di cui dolersi: «Sono un cittadino italiano, rispettoso della legge. Se il codice prevede il reinserimento dei condannati in società, non posso criticare le norme. Resta semmai l’amarezza per qualche pena che poteva essere più pesante, e soprattutto per quei primi sei anni di agonia in cui ho segnalato più volte di indagare su quei soggetti. Mi rispondevano che ero matto, che ero fuori di testa. Così dopo cinque anni archiviarono il caso di Fabio e Chiara come una fuga volontaria. E invece erano stati uccisi da feroci criminali».
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TITOLO: Tommaso Mazzanti: «Facendo l’influencer fatturo 23 milioni l’anno con le mie schiacciate»
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OCCHIELLO: Il patron dell’Antico Vinaio, 33 anni, 200 dipendenti e 14 locali in tutta Italia: «Le critiche per la Lamborghini? Qui a Firenze sono invidiosi»
TESTO: Ha iniziato a 16 anni come garzone di bottega nella gastronomia del padre, in pieno centro a Firenze. Oggi, a soli 19 anni di distanza, quella stessa gastronomia è diventata panineria con brand internazionale: all’antico Vinaio ha oltre 200 dipendenti, 23 milioni di fatturato e 14 locali in tutta Italia. Il motto di Tommaso Mazzanti — 33 anni, cappellino fisso in testa — è «Bada come la fuma». I suoi panini sono schiacciate (fumanti appunto) super farcite e con nomi improbabili. La Favolosa, per esempio, è quella più venduta: sbriciolona, crema di pecorino, crema di carciofi, melanzane piccanti. Oppure la Inferno, dedicata a Ron Howard che recensì il suo pranzo a Firenze, ripiena di verdure grigliate, porchetta e crema piccante. Dentro quella storica bottega in via dei Neri — dove ogni giorno ci sono code lunghe due ore — sono scritte le tappe del successo fulmineo: nel 2012 miglior locale su Tripadvisor in Toscana, nel 2013 miglior street food toscano e quinto in Italia, nel 2014 il locale più recensito al mondo. Da un anno è il locale più social d’Italia con 600 mila followers su Instagram, 500 mila su Facebook e 300 mila su TikTok. Alla Bocconi si studia il marketing dell’Antico Vinaio. E poi la partnership con Joe Bastianich, con cui ha aperto il primo locale all’estero. Non una location qualsiasi, bensì Times Square a New York. Nei prossimi giorni volerà in California perché ad aprile aprirà l’Antico Vinaio a Los Angeles. E pensare che Tommaso, per gli amici Tommy, non parla neppure l’inglese.
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TITOLO: Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso (e non avete il coraggio di chiedere) ve lo dice un bot su Telegram
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OCCHIELLO: Nasce Educazione sessuale bot, l’utente Telegram che risponde a centinaia di quesiti (anonimi) su contraccettivi, coming out e rapporti d’amore grazie a un team di 20 esperti
TESTO: Basta connettersi a Telegram, aggiungere l’utente @Educazione_Sessuale_bot e navigare nel menù, diviso per argomenti: dalla salute sessuale (che tocca argomenti dalla prevenzione all’Hiv), passando per fertilità e riproduzione (dal ciclo all’interruzione di gravidanza) fino a «relazioni e stili di vita» (cos’è la monogamia? ). E così si possono trovare risposte a temi più difficili, come i «seahorse man», uomini trans in gravidanza, fino alle domande più frequenti fatte nei licei, quelle scritte sui bigliettini in anonimo, come le curiosità sulla propria verginità o la differenza tra anello e spirale. «Ma nel team ci sono anche avvocati — continua Gaudio — e quindi c’è anche una parte legale: come comportarsi se sei minorenne e vai in farmacia a chiedere la pillola del giorno dopo o cosa fare se subisci una violenza». Ogni risposta è un articolo di poco più di 2 mila battute firmato da un’ostetrica, o una sessuologa, o uno psicologo, o un’endocrinologa, anche a più mani in base all’argomento trattato. «Ma abbiamo coinvolto anche quattro editor, in modo che ogni testo abbia una linea simile e sia chiaro o leggero in base all’argomento: e per ogni domanda ci sono link che rimandano ad un approfondimento, come un tutorial sull’autopalpazione al seno o le illustrazioni di un’artista con decine di vulve, così da non sentirsi sbagliate dal punto di vista estetico».
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TITOLO: L’arte, i regni e le lotte. Il Messicoprofondo attraverso le sue città
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OCCHIELLO: Dal grande mistero di Teotihuacan, capitale olmeca abbandonata, agli indigeni del Chiapas e dello Yucatan, poveri ma ricchi di cultura, dagli splendori architettonici maya alle città coloniali e alle celebri spiagge
TESTO: Lo stupore nello scoprire gli splendori e l’incredibile fine di un impero azteco che nel 1519 si fece sopraffare dai conquistadores di Hernan Cortes, sbarcato in Messico con 500 uomini e 13 cavalli. Le meraviglie e il mistero Teotihuacan, capitale della civiltà olmeca che fiorì tra il Trecento e il Seicento dopo Cristo con le grandi piramidi del Sole e della Luna e molti edifici monumentali, ma fu poi improvvisamente abbandonata. Quando raggiunsero quest’area vicina all’odierna Città del Messico, gli spagnoli trovarono una metropoli quasi intatta, ma abbandonata da 750 anni. Carestie? Guerre? Un rebus che gli archeologi non sono riusciti a risolvere. Visto dall’Europa, e ancor più da New York, la città in cui vivo, il Messico è un Paese dinamico e pieno di contrasti, impastato di colori, arti figurative, musica e fabbriche che l’hanno reso, ad esempio, il settimo produttore mondiale di automobili; ma è anche il regno dei narcotrafficanti e il sentiero attraverso il quale i disperati del Sud del mondo transitano col miraggio del benessere da conquistare al di là del Rio Grande. Se, però, per l’americano che non viaggia il Messico è solo un serbatoio di lavoratori capaci e instancabili senza i quali gli Stati Uniti si fermerebbero, chi arriva in questo Paese scopre storie e culture fantastiche: i magnifici siti archeologici aztechi e maya, a volte strappati alla giungla che li aveva ricoperti, ma anche la difficile integrazione tra gli eredi dei conquistatori europei (oggi classe dirigente) e gli indigeni discendenti dei maya che incontreremo nel Chiapas e nello Yucatan: più poveri, ma ricchi di cultura. Con loro si possono passare giornate indimenticabili immergendosi nei coloratissimi mercati come quello di San Cristobal de las Casas, o preparando una tortilla mentre si familiarizza coi mille usi dell’agave e si impara a distillare la tequila dei maya. Paese di grandi artisti – Diego Rivera, Frida Kahlo, Siqueiros, Orozco – e di grandi rivoluzionari, da Zapata a Pancho Villa, al Subcomandante Marcos, ma anche a Leon Trotzky che qui si rifugiò e fu assassinato dai sicari di Stalin: storie appassionanti e intrecciate (le toccheremo nella casa-museo di Kahlo e nei luoghi di Trotzky, suo amante), coi muralisti che hanno dipinto le sofferenze degli ultimi e il mondo nuovo che doveva nascere da lotte rivoluzionarie ripetute ma incapaci di ridurre le diseguaglianze. Fino all’esperimento del Chiapas dove vedremo l’autogestione dal basso delle Cinque giunte del Buon Governo promosse dagli zapatisti di Marcos prima di immergerci nella verdissima Sierra, negli splendori architettonici maya di Palenque, Uxmal e Chichen Itza, per poi finire il giro nelle città coloniali di Campeche e Merida e sulle spiagge di Cancun, circondate da immensi hotel: un pezzo di Stati Uniti trasferito in Messico.
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TITOLO: Lollobrigida, il legale del figlio: «Andrea Piazzolla è ancora accusato di circonvenzione di incapace»
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OCCHIELLO: I legali di Andrea Milko Sofic, figlio dell’attrice che presentò diverse denunce: «Se fosse condannato Piazzolla dovrebbe risarcire somme importanti»
TESTO: Alla domanda su come spiegasse tutto questo e se veicolare beni alla casa d’aste fosse stata una sua iniziativa l’ultima diva italiana aveva risposto così: «Ma per carità, io non volevo dare niente alla casa d’aste mi era stato detto che questi beni erano stati messi in un magazzino per fare dei lavori e che sarebbero tornati». L’episodio ben spiega il paradosso patrimoniale dell’attrice che, assieme al figlio, ha nominato erede per il restante 50% dei suoi beni il factotum, lo stesso uomo accusato di averla raggirata. L’inchiesta era partita da una serie di denunce del figlio Andrea Milko Skofic, assistito dallo Studio Gentiloni e parte civile al processo: «Se fosse condannato Piazzolla dovrebbe risarcire somme importanti» precisano gli avvocati di Skofic. Piazzolla avrebbe approfittato in molti casi della «vulnerabilità, suggestionabilità e conseguente “indebolimento della corretta percezione della realtà” della vittima» secondo la perizia depositata in Procura. Perfino un’auto della Lollobrigida, una magnifica Jaguar modello F-Type Project 7 aveva preso il volo, venduta alla cifra di 130mila euro.
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TITOLO: Ventimiglia, l’ipotesi che il bimbo si sia lanciato dall’auto dei nonni per scappare. Il padre: «Assurdo, semmai l’hanno gettato»
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OCCHIELLO: È sempre più un rebus il caso del piccolo di 6 anni rimasto gravemente ferito (e ora fuori pericolo). Per la procura le ferite più gravi non deriverebbero dalle percosse degli anziani, ma dalla caduta. Ora la perizia sull’auto
TESTO: Proseguono le indagini della procura di Imperia per capire chi o cosa abbia ridotto in fin di vita il bambino di 6 anni di Ventimiglia. Al momento unici indagati, a piede libero, restano la nonna paterna e il compagno di lei con l’accusa di lesioni gravissime dolose in concorso e giovedì la polizia effettuerà una perizia sull’auto della coppia. Una delle ipotesi degli inquirenti è che le ferite più gravi riscontrate sul piccolo, quelle che avrebbero potuto essere letali, non siano direttamente riconducibili a maltrattamenti ma che il bambino se le sia procurate cadendo dall’auto in corsa dei nonni. O, altra ipotesi, lanciandosi dall’auto, magari per scappare da una situazione che percepiva di pericolo. Gli accertamenti della polizia serviranno proprio a capire se sulla vettura, che è sotto sequestro dal 19 dicembre, siano presenti tracce, come frammenti di pelle o sangue, che possano confermare che i fatti siano andati in un certo modo. All’accertamento tecnico irripetibile prenderanno parte anche avvocati e investigatori privati che lavorano per le famiglie coinvolte nella vicenda.
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TITOLO: Valanga sul Monte Elmo, muore travolto sciatore sessantaduenne
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OCCHIELLO: Hans Happacher, 62 anni, è stato travolto nel primo pomeriggio ed è stato localizzato velocemente grazie al suo sistema di localizzazione Arva, sepolto sotto due metri di neve. Malgrado il prolungato tentativo di rianimarlo per lui non c’è stato nulla da fare
TESTO: Non ce l’ha fatta Hans Happacher, l’imprenditore di Sesto in Alta Val Pusteria travolto mentre praticava scialpinismo su un pendio accanto al comprensorio di monte Elmo. Intorno alle 15.30 — probabilmente a causa delle alte temperature e del manto nevoso instabile — un fronte, largo circa 100 metri e lungo 600, si è staccato intorno alla «casermetta» di monte Elmo a circa 2.200 metri di quota e non ha dato scampo al sessantaduenne malgrado fosse ben equipaggiato e avesse con sé anche l’Arva: un localizzatore gps grazie al quale è stato trovato immediatamente dagli uomini del soccorso alpino che erano già in zona. Sul posto sono intervenuti anche la guardia di finanza e il soccorso piste dei carabinieri e della croce bianca grazie anche a due elicotteri.
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TITOLO: Corteo antimafia davanti al covo di Messina Denaro, Bonafede non risponde al gip
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OCCHIELLO: Il sindaco di Campobello di Mazara: «In piazza la città che si ribella, bisogna stare al fianco delle istituzioni». A casa della madre di Messina Denaro trovati i suoi Ray-Ban di 30 anni fa
TESTO: Hanno sfilato in corteo per le strade di Campobello di Mazara e Castelvetrano, l’ultimo rifugio di Matteo Messina Denaro e il paese in cui il padrino è nato. Siciliani che non ci stanno a passare per omertosi e hanno gridato il loro no alla mafia. In 500 si sono ritrovati in vicolo San Vito, dove il boss s’è nascosto per un anno e dove da giorni gli investigatori inseguono le tracce della sua presenza. «Qui oggi c’è la città che si ribella — ha detto il sindaco di Campobello, Giuseppe Castiglione — bisogna stare a fianco delle istituzioni». Una presa di posizione per rispondere a chi, dopo la cattura di Messina Denaro, si è chiesto come una intera comunità abbia potuto non accorgersi che un latitante di quel calibro vivesse da uomo qualunque in paese.
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TITOLO: Catena Fiorello: «Papà era il talento di famiglia, Rosario fece ridere i medici che stavano per operarmi di tumore»
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OCCHIELLO: La scrittrice siciliana, sorella del comico e dell'attore Beppe: «Dopo la laurea avevo deciso di aprire un’agenzia matrimoniale. Con i libri avrei voluto iniziare prima»
TESTO: Voi fratelli quanto davate già segno di avere una vena artistica? «Rosario ha iniziato a sei anni: ha fatto Ulisse legato al palo in una recita scolastica. Quando lo racconta, ondeggia tutto e fa morire dal ridere. Anna è stata sempre timida. Giuseppe è stato l’artista che si tiene tutto dentro e poi esplode di colpo. Io mi esibisco per la prima volta a 13 anni con una telefonata a Telemarte. C’era un concorso canoro, cantai Heidi e vinsi un cesto di prodotti alimentari. M’invitarono in tv a ritirarlo. Vado, mi siedo, non mi accorgo che già mi stanno riprendendo e mi metto le dita nel naso. Mi è rimasto, da allora, il desiderio di vedere il film della vita delle persone quando non sanno di essere guardate. Sarà che il mio compagno fa il penalista, ma mi chiedo sempre qual è la vera natura della gente, quando e come si può accendere un attimo di follia che tira fuori la parte mostruosa. Questa forse è anche la ragione che mi spinge a scrivere romanzi».
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TITOLO: Il figlio fantasma di Messina Denaro: si chiamerebbe Francesco «Ciccio» e oggi avrebbe 18 anni
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OCCHIELLO: Si tratta di un ragazzo con un cognome top secret, ma con un nome che richiamerebbe il nonno, Francesco, «don Ciccio», il patriarca di Cosa nostra morto da latitante e fatto ritrovare a casa fra candele e corone di fiori
TESTO: Una storia che il rampollo del padrino, se esiste, deve avere ripercorso in questi giorni continuando a celare la propria identità. Come la sua misteriosa madre che avrebbe incrociato «Diabolik», stando al soprannome del boss, nel 2004. Conquistata come tante dal fascino criminale di un viveur capace di mimetizzare con un sorriso il suo iter sanguinario culminato nelle stragi del 1992-1993, nel sequestro, nell’ omicidio e nella dissoluzione nell’acido di un ragazzino di 14 anni, Giuseppe Di Matteo, colpevole di avere un padre pentito. Ecco, se Francesco il figlio-fantasma dovesse materializzarsi forse oggi rifletterebbe su questa vittima innocente eliminata dieci anni prima della sua nascita. Come ne discutono i coetanei di licei e istituti tecnici dove ogni accertamento a caccia del figlio senza volto ha finora avuto esito negativo. Una ragione in più per dubitare di una confusa chiacchiera captata fra le sorelle di Messina Denaro. Parole poco chiare che fecero pensare, 9 anni fa, all’ipotesi del figlio segreto.
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TITOLO: Tiziana Rocca, l’amica che ha organizzato i funerali di Lollobrigida: «Le scelte del testamento non mi hanno sorpresa»
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OCCHIELLO: L’organizzatrice di eventi e l’ultima telefonata: «Si sentiva stanca e aveva annullato una serata con me a ottobre». Il carattere: «Aveva un carattere esplosivo, era determinata». Il catalano Rigau in camera ardente: «Non l’ho invitato io»
TESTO: Quando l’ha vista l’ultima volta? «Lo scorso luglio a Subiaco, per la festa dei suoi 95 anni a teatro, che avevo organizzato io. Ci eravamo risentite dopo la rottura del femore: parlammo del prossimo viaggio in America da fare insieme, e di una serata per la Croce Rossa a ottobre, dove l’avevo coinvolta. Ma all’ultimo mi chiamò per dirmi che si sentiva troppo stanca per venire. Non ci siamo più viste perché lei quando ti incontrava voleva essere perfetta: truccata, ben vestita e pettinata. Evidentemente non si poteva più preparare come desiderava».
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TITOLO: Il pianoforte? L'ha inventato un italiano: Bartolomeo Cristofori, genio invisibile
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OCCHIELLO: Nell'ottava puntata del podcast dedicato alle grandi scoperte "dimenticate" degli italiani si parla dell'innovazione di Bartolomeo Cristofori alla corte dei Medici e della dibattuta paternità del violino
TESTO: Protagonisti dell’episodio su pianoforte e violino anche il grande pianista jazz Giuseppe Magagnino e il rettore della Luiss, Andrea Prencipe, con cui rifletto sulla tensione calviniana tra piano e forte partendo dal nostro libro su Italo Calvino e l’innovazione. Per quanto riguarda la paternità del pianoforte già nel 1711 lo storico Scipione Maffei riconobbe al padovano la sua fama, stroncando qualunque tentativo di usurpare alla penisola la grande invenzione, leggi i tedeschi. Johann Gottfried Silbermann aggiunse i pedali all’invenzione di Cristofori. Ma chiaramente il tedesco Johann Heinrich Zedler nel suo Lessico universale pensò bene di ampliare i benefici apportati da questa pure importante innovazione, citando il conterraneo come padre del pianoforte. D’altra parte sono giunti fino ai nostri giorni almeno quattro prototipi del Cristofori: uno di essi, un fortepiano del 1722, si trova al Museo degli strumenti musicali di Roma e sappiamo che appartenne a Benedetto e poi ad Alessandro Marcello. Ora cos’è che unisce a distanza la storia del pianoforte, con quella, per esempio, della scoperta del vuoto, delle biotecnologie, del microprocessore o anche della matita? Sono innovazioni, invenzioni, scoperte scientifiche che ci hanno cambiato la vita ma di cui troppo spesso non conosciamo la storia perché siamo affetti da una sorta di dimenticanza cronica, una specie di sindrome di Eustachio che ci rende sordi alla nostra stessa grandezza in campo scientifico e tecnologico. Ecco perché nel podcast «Geni Invisibili» (disponibile qui) questi capitoli vengono di nuovo rilegati in un solo libro sentendo, laddove possibile, anche i protagonisti. Perché non è vero che abbiamo lasciato il segno della nostra creatività solo nel passato: le terapie geniche sono nate a Milano nel 1992 con Claudio Bordignon. Così come ormai è accertato che il primomicroprocessore monolitico Intel venne progettato da un team guidato dal vicentino Federico Faggin. La sua paternità è confermata anche da quel vezzo tipicamente italiano di siglare le creazioni: sul primo microprocessore si può scorgere un «FF», così come sul fortepiano di Benedetto Marcello di cui ci parla il maestro Alessandro Quarta si legge: «Bartholomaeus De Christophoris Patavinus inventor faciebat». Ps. Lo sapevate perché esistono gli Stradivari ma non c’è un corrispettivo per il pianoforte, cioè uno strumento di trecento anni considerato il migliore come può accadere, per esempio, con il famoso violino il Cremonese? Non vi resta che ascoltare il podcast per saperlo.
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TITOLO: Il casolare dove fu ucciso Impastato sarà restaurato: il progetto firmato dalla figlia di Boris Giuliano
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OCCHIELLO: Il fabbricato, nelle campagne di Cinisi, sarà messo in sicurezza e trasformato in una «cattedrale» del ricordo e della legalità. I lavori finiranno entro luglio
TESTO: Adesso quel casolare di Cinisi, simbolo di morte e dell’efferatezza mafiosa, sarà trasformato in una delle una delle «cattedrali» del ricordo della lotta alla mafia e della legalità costi quel che costi. Infatti sono stati avviati i lavori per la sua ristrutturazione grazie a un progetto redatto dalla Soprintendenza dei beni culturali e ambientali di Palermo, diretta da Selima Giuliano, a cui è stata negata l’autorizzazione a rispondere alle domande del Corriere. È la figlia di Boris, il commissario che prima di tutti capì la bestialità dei corleonesi o il metodo d’indagine di seguire la scia dei soldi per arrivare a scovare i vertici mafiosi. Per questo fu freddato, alle spalle, nel 1979 da Leoluca Bagarella: il cognato di Totò Riina che dal 1995 sconta il fine pena mai nel regime di «carcere duro». Il progetto si muove su due linee guida: da una parte tentare di ripristinare quanto più possibile il luogo dove Impastato fu martoriato e, dall’altra, mettere in sicurezza e consolidare il Casolare dalle fondamenta al tetto passando per la dotazione di un impianto elettrico a norma. In modo tale da poter diventare fruibile ai cittadini che vorranno rendere omaggio all’uomo a cui l’ordine dei giornalisti siciliano, nel 2019, ha attribuito post mortem la tessera di giornalista professionista indicando come data d’iscrizione proprio quel maledetto 9 maggio del 1978.
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TITOLO: Meteo, le previsioni di venerdì 27 e del weekend: neve sul versante adriatico anche quote basse, freddo e soleggiato al Nord
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OCCHIELLO: Allerta arancione venerdì in provincia di Foggia, gialla sul resto della Puglia e in Abruzzo, Molise, Basilicata e Sardegna
TESTO: Il cielo si presenterà sereno sul Triveneto e nuvoloso al Nord-ovest e in Emilia-Romagna (qui possibili nevicate dai 400 metri): si potranno formare nebbie mattutine. Su Marche e Abruzzo precipitazioni diffuse e nevose dai 500 metri. Sul resto delle regioni centrali e in Sardegna il cielo si presenterà parzialmente nuvoloso con locali precipitazioni pomeridiane e serali. Piogge e rovesci sparsi su Molise e nord Puglia, isolate piogge e brevi rovesci sul resto del Sud, specie settori tirrenici di Sicilia settentrionale e Calabria, sugli Appennini neve sopra i 700-900 metri. Mari mossi e temperature in diminuzione. La Protezione civile ha posto la provincia di Foggia in allerta arancione, gialla sul resto della Puglia (escluso il Salento) e su Abruzzo, Molise, Basilicata settentrionale, Sardegna nord-orientale e Appennino romagnolo.
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TITOLO: La memoria nella voce di Liliana Segre: il podcast «Tienimi la mano» con Myrta Merlino
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OCCHIELLO: Tre puntate sul sito del Corriere in cui la senatrice a vita racconta la sua storia: dalle leggi razziali alla deportazione, dall'amore per il padre a quello per il marito, in un racconto potente, delicato e onesto
TESTO: È la storia della Liliana bambina, rimasta presto orfana di madre, e figlia di Alberto, padre premuroso, che un giorno scopre dall’indifferente maestra Cesarina di non poter più andare a scuola, per le leggi razziali. Così, come molti altri, tenta la fuga in Svizzera attraverso il gelo delle Alpi ma finisce a San Vittore, e poi sul treno che la deporterà ad Auschwitz, dove perderà suo papà. C’è la Liliana «selvaggia e ineducata», quella che riemerge dall’inferno del campo con un numero tatuato sulla pelle da tenere nascosto, ma che al mare divide l’asciugamano con il ragazzo di cui s’innamorerà, e che un po’ - racconta a distanza di ottant’anni - la rimetterà al mondo; e c’è la Liliana adulta, che soffoca il dolore fino alla depressione, ma che a un certo punto riesce ad accettarlo e sceglie di ricordare, di elaborare e farsi voce. Con potenza, delicatezza e onestà, il racconto di Liliana Segre a Myrta Merlino in «Tienimi la mano» (ascoltabile qui) non nasconde nemmeno le piccole meschinità a cui un orrore come quello dell’Olocausto può condurre: la Liliana ragazza che nel campo di concentramento non è pronta a condividere con nessuno la sua misera razione di cibo, costretta all’egoismo dall’istinto di sopravvivenza. E con la sua voce di oggi, anziana e insieme forte, svela che tutt’ora prima di dormire guarda ancora una foto del padre, quell’Alberto che le tenne la mano fino alle porte di Auschwitz, e pensa a quando, più tardi possibile, si ricongiungeranno. La Liliana che ripensa all’amore di una vita, Alfredo, e si rammarica perché oggi, a 92 anni, dopo tutto quello che ha passato, vorrebbe aggiungere qualche scena ancora al film della sua incredibile vita.
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TITOLO: Ange Fey: professione accompagnatore alla morte. «Il mio mestiere è “essere lì”»
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OCCHIELLO: L’hanno definito «esserelista». «Come Caronte, traghetto le persone verso l’aldilà. Cappato? Non lo conosco»
TESTO: Si chiama Ange Fey, è nato nel 1962 a Parigi, e nel nome, Angelo in francese, c’era già il suo destino, però al contrario. Lui non è l’angelo della morte degli ebrei e dei musulmani, anche se svolge una professione senza eguali in Italia: accompagnatore alla morte. Se gli chiedi a quanti agonizzanti è stato vicino, un lampo di smarrimento gli attraversa gli occhi azzurri: «Non lo so, non lo so». Nel 2022 sono stati uno al mese, meno del solito, e il 2023 è già fitto di conferenze che lo impegneranno parecchio (Savona, L’Aquila, Alessandria, Cesena, Treviso, Sperlonga), tutte sul tema «Comprendere la morte, accompagnare la vita». Ma c’erano anni in cui ne assisteva il doppio, per cui si suppone che dal 1987 abbia raccolto l’ultimo respiro di almeno mezzo migliaio di persone. Fey abita ad Andrate (Torino). Nel 1997 ha fondato ad Aosta una onlus, Il bruco e la farfalla, per stare accanto alle persone in fin di vita. «Preparo medici, psicologi, ostetriche, infermieri, ma anche la signora Maria». Quando vigeva l’obbligo d’indicare la professione sulla carta d’identità, era in imbarazzo: «Accompagnatore ricordava una escort. Ho preferito formatore. Uno psichiatra argentino mi ha definito carontologo. Come il mitologico Caronte, traghetto all’altra riva».
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TITOLO: Ocean Viking deve andare a Carrara «Costretti a fare 1.500 chilometri»
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OCCHIELLO: È il porto assegnato dal Viminale alla ong che ha 95 persone a bordo. «Condizioni meteo cattive, donne e bambini esposti a vento e pioggia»
TESTO: Il caso della Ocean Viking segue di poche ore quello della Geo Barents, altra nave Ong che ha a bordo 285 naufraghi e alla quale è stato assegnato il porto di La Spezia; la nave si trova attualmente tra la Tunisia e la Sicilia, riuscirà ad arrivare a destinazione non prima di sabato. La Geo Barents ha anche «disobbedito» alle disposizioni delle autorità italiane: in base al decreto Piantedosi avrebbe dovuto effettuare un solo soccorso e poi dirigersi al porto di destinazione. L’equipaggio ha invece prestato soccorso ad altre due imbarcazioni in difficoltà prua diu dirigere la prua verso La Spezia. La nave rischia così di essere sanzionata dall’Italia ma il comandante ha già fatto sapere di avere obbedito semplicemente alla legge internazionale sui soccorsi in mare.
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TITOLO: Siccità, le proiezioni che allarmano: «La secca del Po è peggio di quella del 2022 e nei grandi laghi c'è poca acqua»
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OCCHIELLO: A Torino deficit del 50%, in altre stazioni si supera l’80%, a Piacenza si è al minimo storico. L'ordinanza del sindaco di Crodo (il Comune del «Crodino»): «Risparmiate l’acqua, mai successo in questa stagione»
TESTO: Il rischio che il 2023 sotto il profilo idrico sia peggiore dell’anno scorso è, purtroppo, reale e le previsioni meteo non lasciano spazio all’ottimismo: nei prossimi giorni al Nord, e in particolare a Nord-Ovest, farà freddo ma non sono previste precipitazioni di qualche consistenza tali da migliorare la situazione. A Piacenza il Consorzio di bonifica ha già raccomandato alle imprese agricole la massima prudenza nella programmazione dei piani colturali, soprattutto se non hanno a disposizione pozzi o vasche. Allarmate anche Legambiente e Coldiretti. «Occorre avere il coraggio di affrontare un cambiamento profondo dell’agricoltura, non solo modificando le tecniche irrigue, ma soprattutto gli ordinamenti colturali», afferma Damiano Di Simine, coordinatore scientifico di Legambiente Lombardia. «L’agricoltura più di tutti vive le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche il settore più impegnato per contrastarli», dice Ettore Prandini, presidente Coldiretti.
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TITOLO: Perché la Giornata della Memoria viene celebrata il 27 gennaio per commemorare la Shoah
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OCCHIELLO: Quando viene istituita la Giornata della memoria e perché è stato scelto proprio il 27 gennaio
TESTO: 2 - Perché è stato scelto proprio il 27 gennaio? Questa data è particolarmente significativa perché il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa, che marciavano in direzione della Germania, entrarono ad Auschwitz per liberarla. Varcando il famoso cancello con la scritta “Arbeit macht frei” (“il lavoro rende liberi”). Si stima che nel campo morirono da 1 a 1,5 milioni di persone, in maggioranza ebrei. «Noi trovammo quasi settemila persone ancora vive nel campo. .. C’erano cento bambini che il cameraman Vorontsov riprese mentre mostravano il numero tatuato sul braccio. In mezzo al campo principale giacevano 48 corpi. Altri 600 furono raccolti in varie parti del gigantesco complesso. Nei magazzini che non erano bruciati del tutto furono filmati i macabri reperti. E catalogati: 1.185.345 capi di vestiario maschili e femminili; 460 arti artificiali; sette tonnellate di capelli; 43.525 paia di scarpe. .. I capelli erano divisi per lunghezza e per colore, pronti per la spedizione. Andavano alla ditta Alex Zink della Baviera che li pagava 50 pfenning al chilo e li usava per imbottire gli abiti», raccontò il generale Vasilij Petrenko, che allora comandava la 100esima divisione di fanteria nel primo fronte ucraino, in un’intervista a Fabrizio Dragosei. Così —invece — Primo Levi, intellettuale e scrittore sopravvissuto ad Auschwitz, ha descritto l’arrivo dei soldati russi ne La Tregua, il seguito di Se questo è un uomo, testo che racconta il lungo viaggio affrontato dopo la liberazione per ritornare nella sua Torino, dopo mesi di spostamenti nell’Europa centro-orientale: «La prima pattuglia russa giunse in vista del campo verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945. Fummo Charles e io i primi a scorgerla: stavamo trasportando alla fossa comune il corpo di Sòmogyi, il primo dei morti tra i nostri compagni di camera. .. Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, con i mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide, e volgendo sguardi legati da uno strano imbarazzo sui cadaveri scomposti, sulle baracche sconquassate, e su noi pochi vivi. A noi parevano mirabilmente corporei e reali, sospesi (la strada era più alta del campo) sui loro enormi cavalli, tra il grigio della neve e il grigio del cielo, immobili sotto le folate di vento umido minaccioso di disgelo. Ci pareva, e così era, che il nulla pieno di morte in cui da dieci giorni ci aggiravamo come astri spenti avesse trovato un suo centro solido, un nucleo di condensazione: quattro uomini armati, ma non armati contro di noi; quattro messaggeri di pace, dai visi rozzi e puerili sotto i pesanti caschi di pelo. ..». Il libro vinse il Premio Campiello nel 1963.
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TITOLO: «L’antisemitismo torna sotto mentite spoglie, per questo ricordare è importante»
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OCCHIELLO: Paola De Polo, esponente di una delle più importanti famiglie ebraiche, già ad della Fratelli Alinari, spiega il suo impegno e una mostra ancora in corso a Firenze fino al 4 febbraio
TESTO: Con le foto della Fondazione Alinari relative al mondo ebraico, la professoressa Paola Zamboni, per celebrare la Giornata della Memoria, ha organizzato a Firenze una mostra, aperta gratuitamente al pubblico. Il percorso “Attorno alla Shoah - Fotografie e Memoria» è situato presso lo spazio Carlo Azeglio Ciampi presso il Palazzo del Pegaso in via de’ Pucci 16 a Firenze, ed è aperto al pubblico gratuitamente al fino al 4 febbraio (lunedì-venerdi ore 10-12 e 15-18, sabato 10-13). La curatrice della mostra, Paola Zamboni, spiega al Corriere: «Raccontare la Shoah in un percorso espositivo che sia in grado di evocarla senza entrare nei campi di sterminio, restando nelle immediate vicinanze dell’orrore: è il proposito di questa selezione fotografica. Apriamo con il bellissimo Ritratto di bambina ebrea di Vincenzo Balocchi, 1934, il cui volto sorridente, pieno di grazia e di luce, è il simbolo di tutto ciò che era la bellezza prima dell’inferno. C’è una sorta di fraternità tra la bambina ed il Ragazzo venditore di giornali nel ghetto di Varsavia, 1941, dal viso bello e col sorriso aperto, fotografato accanto alla sua edicola cosparsa qua e là di stelle, a punteggiare la catastrofe che lambisce il suo corpo, chiuso in un cappotto non suo, da cui escono le gambe magrissime, nude».
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TITOLO: Matteo Messina Denaro, l'ipotesi degli inquirenti: «Al boss i proventi delle scommesse»
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OCCHIELLO: L’ipotesi degli inquirenti: «Così il capomafia si pagava la latitanza». Su un taccuino erano segnate le uscite mensili: si arrivava fino a settemila euro. In casa trovati un revolver e una parrucca
TESTO: La caccia al denaro non è, comunque, il solo fronte che impegna i magistrati della Procura di Palermo, guidata da Maurizio de Lucia. Proseguono le ricerche nei due covi in cui il boss ha vissuto: quello di vicolo San Vito e l’ultimo scoperto, da un anno circa lasciato dal boss e messo in vendita. Abitazioni passate al setaccio dai carabinieri del Ris, dal Ros e ora anche dai Cacciatori di Calabria. L’ultima scoperta è di ieri: nascosta in un doppiofondo di un mobile della cucina, nella casa di vicolo San Vito è stato trovata un revolver «Smith & Wesson» 38 special, con cinque cartucce, pronta a sparare. Gli accertamenti tecnici diranno se l’arma, che aveva la matricola abrasa, abbia mai fatto fuoco ed eventualmente se sia stata usata per qualcuno degli omicidi di cui il capomafia è accusato.
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TITOLO: Genova, il caso di Emmanuel che non trova casa in affitto: «Mi dicono: sei nero e qui abitano molte donne sole»
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OCCHIELLO: Igunbor, 37 anni, nigeriano ha un contratto a tempo indeterminato in una creperia del centro. Sui social lo sfogo del datore di lavoro: «Siamo inorriditi»
TESTO: Una ricerca di casa che va avanti da tempo, quella di Emmanuel Igunbor, e fa i conti da un lato con un mercato immobiliare drogato dagli affitti turistici, dall’altro con la resistenza dei proprietari a concedere una casa a chi finora abitava in una comunità per migranti. «Tra tre giorni scade la mia permanenza nei locali della cooperativa, per un po’ starò da un amico, ma spero di trovare un’abitazione per me», racconta Emmanuel che, dopo aver vissuto tanto tempo in comunità, sogna uno spazio di privacy e indipendenza. Sui social della creperia J’Aime Les Crepes il titolare ha pubblicato un post spiegando la situazione e il contenuto è stato condiviso centinaia di volte. «Dopo il post abbiamo avuto la solidarietà di tante persone e chissà, magari tra le tante offerte di aiuto troveremo chi affitterà casa a Manu», dice Stefano Caccia. Magari un monolocale, o forse una casa più grande dove in futuro possano arrivare a vivere anche la moglie e i figli. «Sono rimasti in Nigeria, mi mancano molto», dice.
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TITOLO: Il marito di Viviana Delego, morta dopo il parto: «Ringraziai i medici, ma forse non è stata curata al meglio: farò denuncia»
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OCCHIELLO: La relazione choc del primario: «La situazione era estremamente difficoltosa e il collega non era in grado di trattarla…». La donna era in preda a una fortissima emorragia, ma non erano presenti né il primario né la sua vice e il ginecologo di turno non sapeva procedere all’intervento
TESTO: «Io avevo addirittura ringraziato i medici e gli infermieri per gli sforzi fatti nel tentativo di salvare mia moglie, poi leggendo il Corriere ho scoperto tutta un’altra verità». Giacomo Cofano, il marito di Viviana Delego, l’insegnante di inglese morta a 41 anni il 22 dicembre cinque giorni dopo aver dato alla luce due gemellini con un parto cesareo, è incredulo. Era convinto che all’ospedale Perrino di Brindisi fosse stato fatto l’impossibile per salvare sua moglie, ma la realtà è diversa. Ed è contenuta in una relazione inviata alla direzione sanitaria dal primario di Chirurgia generale, Giuseppe Manca. Scrive di essere stato chiamato dal ginecologo in servizio il 17 dicembre nel reparto di Ostetricia per effettuare un’isterectomia su Viviana Delego dal momento che il suo collega aveva valutato «la situazione estremamente difficoltosa e non essendo in grado di trattarla…». La donna era in preda a una fortissima emorragia e quel giorno non erano presenti né il primario né la sua vice e il ginecologo di turno, a quanto pare, non sapeva procedere all’intervento. Viviana morì cinque giorni dopo.
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TITOLO: L’Uzbekistan, il Paesedove leggenda e veritàsi incrociano nell’arte
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OCCHIELLO: Assistiti da storici e guide di grande competenza, si visiteranno le affascinanti città nate lungo la mitica Via della Seta, da Samarcanda a Bukhara, da Khiva a Tashken
TESTO: Quando, verso la fine dell’Ottocento il geografo e cartografo tedesco Ferdinand von Richtofen coniò il fortunato termine «Via della Seta» forse non immaginava che la sua definizione avrebbe alimentato nei decenni successivi una passione per l’Oriente che già era così viva e diffusa nel gusto dell’alta società e nell’architettura della sua epoca. Città dai nomi leggendari come Samarcanda, Bukhara, Khiva, insieme a quelli delle altre capitali che vanno da Istanbul a Pechino, trovavano grazie a quella felice intuizione il filo di una comune appartenenza, un tessuto comune analogo a quel reticolo di strade e percorsi terrestri, marittimi e fluviali che nel corso dei secoli avevano consentito di far viaggiare uomini, idee e beni preziosi da un estremo all’altro dell’immenso continente eurasiatico. Entrare nella realtà di quel mondo antico scomparso da secoli, ma carico di testimonianze e di memorie ancora capaci di parlare a noi contemporanei è il senso del viaggio in Uzbekistan (07-14 aprile, 21-28 aprile e 05-12 maggio) organizzato dal Corriere della Sera in partnership con il tour operator Turisanda. Alla base c’è l’idea di portare i lettori del Corriere nei luoghi più suggestivi di un Paese che è stato il fulcro e il crocevia di quelle antiche vie carovaniere battute nei secoli anche da personaggi come Alessandro Magno, Gengis Khan, Tamerlano, i fondatori dell’impero mongolo. Nel viaggio, i lettori-viaggiatori potranno visitare le moschee e i mausolei di Samarcanda, tra cui l’imponente mausoleo di Tamerlano. A Bukhara la moschea Maghoki-Attar e il palazzo degli ultimi emiri della città, oltre ai bazar e ai mercanti dei preziosi tappeti in città. Tappa successiva sarà Khiva, patrimonio dell’Umanità dal 1991 e infine Tashken, la capitale del Paese nel cui museo cittadino è custodito il più antico testo del Corano esistente. Il viaggio sarà arricchito da incontri e collegamenti con esperti di storia antica e contemporanea. Ci sarà modo di discutere con lo storico Franco Cardini, studioso medievalista e autore di numerosi saggi sull’antichità asiatica, tra cui Samarcanda e La via della seta. Non mancherà uno sguardo anche sulla contemporaneità, con incontri sul posto e collegamenti video, sulle prospettive di questo angolo d’Asia che ha acquisito una nuova centralità strategica dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica del 1991. Oggi l’Uzbekistan è un Paese multinazionale in cui convivono oltre 100 etnie dotate di proprie lingue e tradizioni, testimonianza concreta di quell’antico melting pot di culture, religioni e popoli che è stata questa regione nei secoli passati. Nel viaggio i lettori entreranno in contatto con questi mondi e saranno assistiti da guide di alto profilo culturale. Le tappe in hotel di standard elevato, situati in prossimità dei luoghi di interesse storico visitati.
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TITOLO: Il tipografo, l’avvocato, imprenditore: tre eroi milanesi della Resistenza in un podcast
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OCCHIELLO: De Capitani, Steiner e Moneta furono deportati e uccisi dai nazifascisti. Intreccimedia dà voce a tre pietre di inciampo della città in un nuovo podcast, «Tre storie ribelli a Milano»
TESTO: «Tre storie ribelli a Milano», una è per De Capitani, le altre per Mino Steiner e Alessandro Moneta, con la voce e la scrittura di Angelo Miotto e la cura di Dario Paladini per Intreccimedia. Tre puntate di un podcast costruito su alcune delle 157 pietre di inciampo posate sul pavimento della città (70 mila in Europa) alla riscoperta del tipografo che organizzava scioperi e faceva circolare le informazioni in tempo di regime; del produttore di pentole al Musocco, Alessandro Moneta, che nascondeva famiglie ebree in un soppalco della fabbrica per farle fuggire in Svizzera; dell’audace avvocato Mino Steiner, nipote di Giacomo Matteotti, che accettò di infiltrarsi per gli inglese nella Milano occupata. Tutti deportati e uccisi. Tre storie vive e commoventi di coraggio e di città da recuperare nel Giorno della Memoria e oltre. Ascolta qui- La storia di De Capitani, il linotipista del Corriere della Sera - Mino Steiner, l’avvocato infiltrato dagli Alleati nella sua Milano - Alessandro Moneta, l’imprenditore milanese che salvò gli ebrei
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TITOLO: Rugby, banana marcia al compagno del Benetton: Ivan Nemer squalificato fino al 30 giugno
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OCCHIELLO: Sentenza del tribunale federale. Il pilone di Treviso: «Sono rammaricato, gesto stupido. Accetto la sentenza» Sentenza del tribunale federale. Il pilone di Treviso: «Sono rammaricato, gesto stupido. Accetto la sentenza»
TESTO: Ivan Nemer, pilone della Benetton Rugby, undici cap con la nazionale azzurra, paga lo «scherzo» della banana marcia regalata al compagno Cherif Traorè con una squalifica fino al 30 giugno prossimo. La sanzione, decisa dal tribunale federale, segue alla chiusura dell'ingagine da parte della procura federale su quanto accaduto al pranzo di Natale della Benetton, il 20 dicembre scorso, e poi reso noto da Traorè stesso con un post su Instagram. I giudici federali hanno accolto la richiesta di patteggiamento di Nemer.  Sul calcolo della squalifica hanno pesato, in positivo, vari fattori: la volontà del giocatore di far piena chiarezza sui fatti; il rammarico per il disagio patito dal compagno; il riconoscimento del discredito all'mmagine della squadra e del rugby tutte che quel gesto ha comportato. Il tribunale ha infine tenuto conto del comportamento che ha condraddistinto Nemer, in campo e fuori, in tutta la carriera.   
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TITOLO: La lettera di Ratzinger: «L’insonnia motivo centrale delle mie dimissioni»
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OCCHIELLO: Il testo inviato da Benedetto XVI al biografo Seewald nove settimane prima della morte: «L’insonnia mi ha colpito ininterrottamente dal 2005, ma i farmaci non funzionavano più»
TESTO: Durante il suo viaggio in Messico e a Cuba, nel marzo 2012, Benedetto XVI ebbe un incidente, la mattina dopo la prima notte notò che il suo fazzoletto era «completamente intriso di sangue», ha scritto nella lettera: «Devo aver urtato qualcosa in bagno ed essere caduto». Un medico era riuscito a intervenire in mondo che la ferita non fosse visibile, nessuno si era accorto di nulla. Dopo l’incidente, il nuovo medico personale aveva chiesto di ridurre il consumo di sonniferi e insistito affinché Benedetto, nei futuri viaggi all’estero, apparisse in pubblico solo la mattina. Ratzinger scrive come gli sia stato chiaro che quelle restrizioni mediche «potevano essere applicate solo per un breve periodo». Nel luglio del 2013 era programmato un altro viaggio internazionale di lunga durata, la Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro, e Benedetto sapeva che non sarebbe stato più in grado di «affrontarlo»: di qui la decisione di dimettersi in tempo perché il nuovo Papa potesse andare a Rio. Una «riflessione sobria e ponderata», scrive Benedetto XVI. Seewald ha spiegato alla Kna di aver voluto rendere pubblica la lettera perché, anche dopo la morte, «non si sono spente le voci di ricatti e pressioni di qualche tipo esercitate su di lui». In quell’ultima lettera, con buona pace dei complottisti, Ratzinger spiega che le cose sono andate «esattamente come le ha espresse nella sua dichiarazione di dimissioni». Nella sua Declaratio, aveva spiegato che «per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo» che «negli ultimi mesi» gli era venuto a mancare. Del resto, nelle «Ultime conversazioni» scritte con lo stesso Seewald, Ratzinger aveva smentito tutte le voci cospiratorie: «Sono tutte assurdità. Nessuno ha cercato di ricattarmi. Non lo avrei nemmeno permesso».
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TITOLO: Assisi, Davide Piampiano morto durante una battuta di caccia, un arresto. Svolta dalle immagini della GoPro
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OCCHIELLO: Un arresto per omicidio volontario con dolo eventuale è stato eseguito dai carabinieri che indagano sulla morte di un giovane durante una battuta di caccia al cinghiale nelle campagne di Assisi
TESTO: In sede di autopsia erano emersi numerosi dubbi sull’ipotesi del colpo fosse stato esploso accidentalmente dallo stesso 25enne, poiché sembrava da escludersi che potesse essere partito a bruciapelo. Le indagini dei carabinieri hanno poi consentito la svolta e quindi di ricostruire una dinamica ben diversa dei fatti. Sul luogo dell’incidente, avvenuto l’11 gennaio, i carabinieri hanno sequestrato, oltre ai telefoni, alle armi e agli indumenti dei presenti, anche una GoPro che la vittima utilizzava per pubblicare i suoi contenuti sui social. Èd è proprio dall’analisi delle immagini della GoPro che è emersa la verità sull’accaduto. I filmati, particolarmente crudi e drammatici, hanno permesso di stabilire che il colpo fatale certamente non è stato esploso dal fucile di Pimpiano a seguito di una caduta, ma da quello di un terzo uomo che partecipava alla battuta di caccia.
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TITOLO: A Londra, in primavera L’incoronazione del ReVisite esclusive a Palazzo
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OCCHIELLO: Dal Castello di Windsor ad Hampton Court e Kensington Palace, fino a un te esclusivo ad Highclere («Downtown Abbey»). Nel pieno di un passaggio epocale per l’Inghilterra
TESTO: Londra è pronta per l’incoronazione del re, come nel ‘53 quando sul Gold State Coach, il cocchio d’oro, salì Elisabetta II, «come l’eroina di un romanzo di Sir Walter Scott», notò il New York Times. Un’incoronazione nel segno di quella solennità ricca di tradizione, di cui il funerale di Elisabetta ha restituito il fascino senza tempo. Sì, a Londra tutto è pronto per l’incoronazione, il 6 maggio, di Re Carlo III, climax di tre giorni di «Pomp and splendour» come ha promesso la Casa reale. E per il primo Trooping the Colour del nuovo re, il 17 giugno. Un’incoronazione che proietta il Regno Unito, in questa primavera 2023, nella grande Storia. Come l’incoronazione della regina, e à rebours, quella di re Giorgio VI nel 1937, di Giorgio V nel 1911, di Edoardo VII nel 1902 e della regina-imperatrice Vittoria nel 1838. Un momento nella Storia che inizierà a Westminster Abbey, dove davanti a 3mila ospiti, capi di stato e teste coronate, si svolgerà il rito sul trono secolare, con la Corona di Sant’Edoardo. Per continuare con la sfilata reale lungo Whitehall, le Houses of Parliament e Buckingham Palace. E ancora il concerto a Windsor. Nei nostri due Viaggi Corriere della Sera — il primo dal 19 al 22 aprile, e il secondo dal 19 al 22 giugno — con destinazione la Royal London, con il fascino della più seguita monarchia al mondo, entreremo nei palazzi reali, con una visita esclusiva al castello di Windsor amato dalla regina e oggi dai nuovi principi di Galles, William e Kate che risiedono qui vicino e utilizzano il maniero per i Royal engagement. Entreremo nei segreti del maniero, restaurato dopo l’incendio del ‘92 con un lavoro seguito in prima persona dal Re che ha una vasta cultura d’arte come racconto nel mio nuovo libro sui Windsor, «Carlo III, il cuore e il dovere del Re» (Cairo).E’ il maniero che ha dato il nome alla dinastia, e si apre per sontuosi ricevimenti. .. e anche noi saremo accolti con un Royal tea time e una conferenza esclusiva. Poi, ad Hampton Court, reggia Tudor e ancora a Kensington Palace, legato a Lady D e alla regina Vittoria. E sarà impossibile non emozionarsi alle Houses of Parliament, sotto le volte di Westminster Hall (quel che resta del Palace of Westminster), là dove il mondo ha reso omaggio a settembre a Elisabetta II. Entreremo infatti nel cuore parlamentare del Regno Unito: nella House of Commons e nella House of Lords dove il trono attende Carlo per il primo discorso del Re. La Magna Charta, fu siglata poco lontano da qui nel 1215. Artefice del Parlamento fu Sir Charles Barry, stesso architetto che progettò il maniero di Highclere (famoso per «Downtown Abbey»). E ad Highclere ci attende Lady Carnarvon per aprirci il suo maniero e offrirci un Afternoon tea. Sarà un viaggio emozionante sui passi dell’attualità, che si fa Storia.
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TITOLO: Germana Stefanini. Il sacrificio della secondina innocente uccisa come Aldo Moro: «Ma cosa vi ho fatto?»
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OCCHIELLO: Il 28 febbraio 1983 fu assassinata a Roma, unica donna vittima dei gruppi armati «rossi». Il cadavere fu riconsegnato nel bagagliaio di un’auto come cinque anni prima quello dello statista
TESTO: Il cadavere fu riconsegnato nel bagagliaio di un’auto, come cinque anni prima quello di Aldo Moro. Ma stavolta la vittima era molto meno famosa, e persino inattesa: una signora di 57 anni che i giornali dell’epoca definirono «anziana», vigilatrice del carcere femminile di Rebibbia addetta al controllo dei pacchi per i detenuti, nubile, di origini umili e popolari. Un secondina, si diceva allora. Assassinata a Roma il 28 gennaio 1983. Si chiamava Germana Stefanini, ed è l’unica donna uccisa perché bersaglio designato del terrorismo rosso in Italia; l’altra vittima, Iolanda Rozzi, morì nel 1980 dopo un attentato incendiario alla casa dove viveva con la sorella militante democristiana, obiettivo della banda che appiccò il fuoco. Ma nonostante questo triste primato, Germana Stefanini ha faticato e fatica ancora oggi ad uscire dall’anonimato. È rimasta una tra tante, mai o quasi mai ricordata anche a quarant’anni esatti da quell’efferato delitto, commesso nella fase ormai discendente della lotta armata in Italia, quando non c’era più nemmeno il flebile collegamento con le pulsioni rivoluzionarie degli anni precedenti. E le azioni dei sedicenti guerriglieri incutevano solo terrore.
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TITOLO: Chi è Alfredo Cospito, e di che cosa è accusato
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OCCHIELLO: Anarchico, ideologo del Fai-Fri, è in carcere al 41-bis: dalla gambizzazione di un dirigente dell'Ansaldo all'attentato a una caserma, ecco di che cosa è accusato l'uomo di cui gli attentatori delle sedi diplomatiche italiane a Berlino e Barcellona chiedono la scarcerazione
TESTO: Nel 2016 è la Digos di Torino a ordinare il suo arresto in carcere (assieme a quello di Nicola Gai, ancora detenuto) e quello di altre cinque persone, tra cui la sua compagna Anna Beniamino. Accuse pesantissime: dal 2007, gli aderenti al Fai avrebbero seminato il terrore portando a compimento circa 50 azioni eversive. Tra queste l’esplosione al parco Ducale di Parma il 24 ottobre 2005; l’invio, il 2 novembre 2005, di un pacco esplosivo all’allora sindaco di Bologna Sergio Cofferati; una busta esplosiva inviata nel 2006 alla redazione di CronacaQui a Torino che deflagrò e ferì agli occhi il direttore del quotidiano Beppe Fossati. Il gruppo sarebbe stato anche responsabile dell’esplosione di due ordigni collocati, nel dicembre 2003, vicino all’abitazione bolognese di Romano Prodi. In questa indagine c’è anche l’attentato alla scuola allievi carabinieri di Fossano. Fatti per cui Cospito venne condannato a 20 anni sebbene la Cassazione abbia deciso un nuovo appello per rideterminare la pena (anche per Beniamino, 16 anni e 6 mesi) ritenendo che non sia stato commesso il reato di strage comune, bensì quello di strage politica. Che prevede anche l’ergastolo. L’ultima citazione prima delle azioni in Grecia, a Berlino e a Barcellona è recentissima, e arriva dalle pagine della cronaca torinese. Risale al 2 settembre scorso. Dopo che il 27 giugno un pacco bomba è stato indirizzato ad Alessandro Profumo, ad di Leonardo, sul web sono comparse delle rivendicazioni — a firma «Brigata Augusto Masetti, Fai, Fronte Rivoluzionario internazionale — di matrice anarchica in cui viene spiegato che l’azione era «dedicata ad Alfredo Cospito».
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TITOLO: Maria Pia Ammirati: «Sono la signora della fiction. Dopo la maternità ho scoperto che il mio ufficio era stato dato a un altro»
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OCCHIELLO: Scrittrice e giornalista, oggi a capo del settore della Rai: «Per il mio libro frequentai le schiave del sesso»
TESTO: Il suo ultimo romanzo, «Vita ordinaria di una donna di strada», ha per protagonista una prostituta. Perché questa scelta? «Ho sempre riflettuto sul corpo delle donne nei miei romanzi: la sofferenza, il dolore che attraversa il macrocosmo femminile. Stavolta volevo affrontare un mondo che non appartenesse alla mia sfera sociale. Vedendo per strada delle ragazze che si vendono mi sono chiesta: cosa hanno di diverso da me? In quali condizioni di povertà, di esclusione, possono aver accettato di diventare prostitute? Ho allora deciso di incontrare alcune di loro, di capire cosa accade in questa condizione di periferia umana: ne ho frequentate alcune che mi hanno raccontato cosa significhi diventare schiave sessuali. Per fortuna, quelle ragazze sono uscite da quell’inferno e sono state accolte da istituti religiosi o da associazioni».
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TITOLO: Tra i perduti della littorina, sul treno più lento d’Italia: «La coincidenza? È nelle mani di Dio»
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OCCHIELLO: Il viaggio lungo i binari da Trapani a Ragusa in tredici ore e otto minuti. Le stazioni, i sanitari smaltati, l’ironia: «Ai turisti qui vogliono male»
TESTO: Sul tabellone partenze di Palermo Centrale lampeggia il Trinacria delle 12.35, l’Intercity Notte che sbarca a Milano dopo 23 ore di viaggio, ultimo erede di una dinastia di mitologici direttissimi che potevi chiamare per nome e portavano dritti in Continente: Freccia del Sud, Freccia della Laguna, Akragas Express, Conca d’Oro, Archimede. Oggi sono tutti estinti: sbarcati a Villa San Giovanni dalle comode Frecce e Italo, si traghetta per entrare nel Girone dei Regionali. Il viaggio verso Ragusa procede sul modernissimo 21720, prima lungo il mare e poi tra aranceti e distese di cardi della collina. Dei turisti fuori stagione (due olandesi, una tedesca, due giapponesi) i controllori si fanno amorevolmente carico per poi smistarli verso la destinazione finale. Lo snodo cruciale è la stazione più triste della Sicilia, Xirbi: chi prosegue per Catania resta a bordo, chi dirige a Trapani o Agrigento scende qui, nel nulla assoluto (Xirbi deriva dall’arabo xar-xir, pietraia) di questo luogo da cui fino agli anni Cinquanta partivano i treni minerari per Centuripe, Radusa, Pirato e le zolfare di Girgenti. Qui, il 21 marzo 1943, accadde uno degli incidenti più tragici e inesplorati della storia ferroviaria italiana: 137 giovanissimi soldati dell’agonizzante Regno persero la vita su un treno militare investito da un altro convoglio che, sabotato o guasto, arrivava a velocità folle da Caltanissetta. A ricordarli un’anonima targhetta sul brutto edificio della stazione.
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