LE NOTIZIE DAL GIORNO Sunday 22 January 2023
AL GIORNO Sunday 29 January 2023
SU: cultura
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TITOLO: Claudio Magris, Liliana Segre, la Memoria: voci su «la Lettura» (già nell’App)
DATA: 2023-01-21
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OCCHIELLO: Nel nuovo numero, sabato 21 gennaio nell’App e domenica 22 in edicola, lo speciale dedicato alla Shoah. Poi l’intervista a Javier Cercas e il nuovo libro di Cormac McCarthy
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TESTO: «La Lettura» ospita poi un intervento della senatrice a vita Liliana Segre, che rievoca i giorni di prigionia trascorsi a Ravensbrück. Altre testimonianze di sopravvissute che furono recluse nel più importante lager femminile sono quelle raccolte dal progetto europeo «Voci da Ravensbrück», illustrato da Alessia Rastelli. Di donne negli anni del Reich si occupa anche il libro Figlie della Resistenza (Mondadori) di Judy Batalion, che ripercorre la partecipazione di giovani ebree alla lotta partigiana contro i nazisti nella Polonia occupata: ne scrive Antonio Carioti. Lo speciale sulla Memoria dà conto anche della mostra a Roma, curata da Marcello Pezzetti, di cui scrive Paolo Conti, dedicata ai tre campi di Treblinka, Sobibor, Belzec. Infine, Stefano Montefiori intervista Régis Jauffret autore del romanzo 1889 (Edizioni Clichy), con riferimento all’anno di nascita di Adolf Hitler, che si presta a ragionare sull’ipotesi di un destino diverso degli eventi senza il Führer. Il Tema del Giorno, l’extra quotidiano solo digitale dell’App, di sabato 21 è la prefazione di Mario Isnenghi al volume di Davide Romanin Jacur KZ2 (Ronzani) sul tema della Shoah.
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TITOLO: Ratzinger, ecco il libro postumo: Gesù Cristo ci libera dalla paura
DATA: 2023-01-21
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OCCHIELLO: Pubblichiamo un brano dal libro postumo di Benedetto XVI, «Che cos’è il cristianesimo» (Mondadori): il suo testamento spirituale
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TESTO: Il brano pubblicato qui sopra è tratto dal libro postumo di Benedetto XVI «Che cos’è il cristianesimo» (Mondadori, pagine 204, euro 20). Il volume raccoglie le ultime riflessioni del Papa emerito sull’essenza della religione cristiana. Nato in Baviera nel 1927, ordinato sacerdote nel 1951, Joseph Ratzinger partecipò al Concilio Vaticano II. Creato cardinale nel 1977 da Papa Paolo VI, fu poi nominato prefetto della Congregazione per la dottrina della fede nel 1981 da Giovanni Paolo IIAlla morte di Karol Wojtyla, Ratzinger fu eletto Papa il 19 aprile 2005 e assunse il nome di Benedetto XVI. Le sue dimissioni, annunciate l’11 febbraio 2013, hanno suscitato grande clamore. È scomparso a Roma il 31 dicembre scorso.
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TITOLO: Liliana Segre: sono una nonna testimone della storia, viva la Costituzione
DATA: 2023-01-21
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OCCHIELLO: Martedì 24 gennaio esce in volume da Einaudi il discorso a Palazzo Madama della senatrice a vita superstite della Shoah. Con un testo inedito che anticipiamo qui sotto
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TESTO: «La stella polare della Costituzione. Il discorso al Senato di Liliana Segre» (Einaudi, pp. 76, euro 12) esce in libreria martedì 24 gennaio. Il libro contiene le parole pronunciate dalla senatrice a vita a Palazzo Madama il 13 ottobre 2022, ad apertura della nuova legislatura, e un altro testo inedito di Liliana Segre che anticipiamo qui sopra. Il volume è a cura di Daniela Padoan che firma anche il saggio finale «La vertigine». In apertura, una introduzione della giornalista del «Corriere» Alessia Rastelli. Liliana Segre (Milano, 10 settembre 1930) è stata nominata senatrice a vita il 19 gennaio 2018 dal pre-sidente Sergio Mattarella (con lei qui sopra) Il 27 gennaio, Giorno della Memoria, Liliana Segre, con Fabio Fazio, accompagnerà gli spettatori al Memoriale della Shoah di Milano: diretta su Rai 1, ore 20.35.
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TITOLO: È morto Pino Roveredo, scrittore degli ultimi e degli emarginati
DATA: 2023-01-21
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OCCHIELLO: Autore triestino di narrativa e di teatro, nel romanzo d’esordio «Capriole in salita» raccontò la sua vita tra alcol, carcere e manicomio. Con i racconti di «Mandami a dire» vinse il premio Campiello nel 2005, a pari merito con Antonio Scurati
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TESTO: Era lo stesso Roveredo a spiegare il senso di un percorso scandito da un diverso rapporto con il dolore: prima la sofferenza come ragione per continuare sulla strada dell’autodistruzione, poi ragione di vita. Dopo Mandami a dire
che raccoglie quattordici storie, alcune fulminee, di sofferenza e speranza, in cui l’equilibrio dello stile evita ogni eccesso patetico, Roveredo ha scritto molto — racconti, romanzi e testi teatrali — non sempre con la stessa asciutta ispirazione degli esordi, ma creandosi un suo spazio nel mondo letterario, facendo sentire, e ascoltare, la sua voce anche nelle dinamiche della società (era volontario, operatore di strada, educatore e, dal 2014 al 2018, garante per i diritti dei detenuti del Friuli Venezia Giulia) e della politica (nel 2021 si era candidato a consigliere comunale a Trieste, con una lista civica).
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TITOLO: Ratzinger, il libro postumo: «Ogni mia parola scatena un vociare assassino»
DATA: 2023-01-21
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OCCHIELLO: Da venerdì 20 gennaio in libreria Che cos’è il cristianesimo. Quasi un testamento spirituale raccolta di scritti postumi di Benedetto curata da Elio Guerriero e monsignor Georg Gänswein
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TESTO: In un altro passaggio del libro, sottolineato dall’agenzia «Ansa», Benedetto XVI parla dell’omosessualità e del fatto che in diversi seminari esistano quelli che definisce dei «club» di gay. Parlando dell’incontro che Papa Francesco aveva convocato con i presidenti di tutte le conferenze episcopali del mondo sul tema degli abusi sessuali commessi in ambito ecclesiale, Ratzinger aggiunge che «nell’ambito dell’incontro dei presidenti delle conferenze episcopali di tutto il mondo con Papa Francesco, sta a cuore soprattutto la questione della vita sacerdotale e inoltre quella dei seminari». Nello specifico, «riguardo al problema della preparazione al ministero sacerdotale nei seminari, si constata in effetti un ampio collasso della forma vigente di questa preparazione». È qui che Benedetto XVI spiega che «in diversi seminari si formarono “club” omosessuali che agivano più o meno apertamente e che chiaramente trasformarono il clima nei seminari».
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TITOLO: Liliana Segre: la Costituzione è un faro. Il discorso al Senato in un libro
DATA: 2023-01-21
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OCCHIELLO: «La Carta è il principale ancoraggio per l’unità del nostro Paese». Martedì 24 gennaio esce in volume da Einaudi il discorso a Palazzo Madama della senatrice a vita
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TESTO: Einaudi lo ha pubblicato in volume, con l’attenta cura di Daniela Padoan, e arriverà dopodomani in libreria, nella settimana in cui si celebra il Giorno della Memoria (il 27 gennaio). Titolo: La stella polare della Costituzione (che contiene anche un altro testo inedito che anticipiamo qui). E infatti, afferma Liliana Segre nel suo intervento, «in Italia il principale ancoraggio attorno al quale deve manifestarsi l’unità del nostro popolo è la Costituzione repubblicana, che come disse Piero Calamandrei non è un pezzo di carta, ma è il testamento di centomila morti caduti nella lunga lotta per la libertà; una lotta che non inizia nel settembre del 1943 ma che vede idealmente come capofila Giacomo Matteotti». E ancora, poco dopo, il riferimento è all’articolo 3 della nostra Carta, che bandisce ogni discriminazione basata su «sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali».
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TITOLO: Io, scrittore bifronte: Javier Cercas in anteprima nell’App de «la Lettura»
DATA: 2023-01-22
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OCCHIELLO: Extra digitale: l’introduzione alla raccolta di saggi dell’autore spagnolo. Nel supplemento in edicola e App, l’interivsta di Paolo Lepri
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TESTO: «La Lettura» ospita poi un intervento della senatrice a vita Liliana Segre, che rievoca i giorni di prigionia trascorsi a Ravensbrück. Altre testimonianze di sopravvissute che furono recluse nel più importante lager femminile sono quelle raccolte dal progetto europeo «Voci da Ravensbrück», illustrato da Alessia Rastelli. Di donne negli anni del Reich si occupa anche il libro Figlie della Resistenza (Mondadori) di Judy Batalion, che ripercorre la partecipazione di giovani ebree alla lotta partigiana contro i nazisti nella Polonia occupata: ne scrive Antonio Carioti. Lo speciale sulla Memoria dà conto anche della mostra a Roma, curata da Marcello Pezzetti, di cui scrive Paolo Conti, dedicata ai tre campi di Treblinka, Sobibor, Belzec. Infine, Stefano Montefiori intervista Régis Jauffret autore del romanzo 1889 (Edizioni Clichy), con riferimento all’anno di nascita di Adolf Hitler, che si presta a ragionare sull’ipotesi di un destino diverso degli eventi senza il Führer.
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TITOLO: L’Ucraina negli occhi del mondo: in edicola con il «Corriere» il libro a cura di Memorial Italia
DATA: 2023-01-22
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OCCHIELLO: L’aggressione contro Kiev ha costretto tutti i Paesi a prendere posizione. Da lunedì 23 gennaio con il quotidiano il volume a più voci «Guerra globale» sulle ripercussioni del conflitto
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TESTO: Grazie a ventuno autori che insegnano in università di tutto il mondo o sono giornalisti indipendenti esperti di aree geografiche di cui si sa meno, il libro offre uno sguardo nuovo e originale, più esteso e approfondito, ai caratteri e agli effetti della guerra. È evidente che le grandi potenze, Stati Uniti e Cina in primo luogo, sono state quelle messe più direttamente sotto pressione e costrette a modificare o rafforzare le proprie strategie internazionali, adattando le proprie reciproche relazioni e quelle dei Paesi amici ai nuovi interessi in gioco e alle preoccupazioni emerse nei mesi della guerra. Gli Stati Uniti hanno restaurato una maggiore unità del blocco euro-statunitense attorno alla propria leadership militare ed energetica e cercato di rafforzare in funzione anticinese la cooperazione strategica con i partner dell’Indo-Pacifico, ma la guerra ha anche irrobustito la spinta alla deglobalizzazione e al rafforzamento delle interdipendenze regionali, che costituiranno il centro del nuovo equilibrio multipolare che dovrà emergere necessariamente a fine conflitto.
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TITOLO: Valenzi e quel noi che potrebbe tenere insieme la città
DATA: 2023-01-24
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OCCHIELLO: Riflessioni sul fil «La giunta» di Alessandro Scippa, prodotto da Antonella Di Nocera
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TESTO: La Giunta» è anche un film su Valenzi, il sindaco comunista, il leader che accolse Togliatti a Napoli, l’eroe condannato ai lavori forzati dal regime fascista di Vichy, l’amico di Tristan Tzara, di Paul Eluard e di Eduardo. Così come è anche un film su Andrea Geremicca, il giornalista de «L’Unità» che divenne dirigente di partito e che avvicinandosi ai disoccupati e ai senzatetto fece davvero del Pci una forza non più solo operaista, ma popolare e di massa. Così, ancora, come è anche un film su Antonio Scippa, uno dei pilastri delle giunte rosse a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. L’assessore delle targhe alterne e dei vicoli palettati per impedire la sosta, nonché il padre del regista. Ma «La giunta» di Alessandro Scippa, prodotto da Antonella Di Nocera, è soprattutto altro. E questo altro ne definisce il limite, ma - ha scritto bene Eduardo Cicelyn sul nostro giornale - allargando contemporaneamente l’orizzonte dello spettatore. Il film non si misura con la Storia. Non aggiunge nulla alla trama di quegli anni - e qui ha invece ragione Antonio Fiore - che restano molto citati e poco studiati. Non dice delle assai discutibili scelte urbanistiche fatte a Napoli in quegli anni. E mai accenna al ruolo degli alleati, dei repubblicani di Galasso, dei socialdemocratici di Picardi e dei socialisti di Di Donato e Locoratolo. È un film sui comunisti e volutamente solo sui comunisti. Ma proprio per questo è un film sincero. Anzi: sinceramente autobiografico. Semplicemente, racconta un mito corale altrimenti destinato all’oblio. Tutt’altra cosa rispetto all’ambiguo episodio dei «Vesuviani» in cui Martone, volendo raccontare il riscatto di un’intera città, finì invece, suo malgrado, per affermare il mito di un Bassolino-Sisifo in solitaria ascesa sul vulcano.
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TITOLO: L’ospedale fantasma (che costa)
DATA: 2023-01-24
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OCCHIELLO:
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TESTO: Eppure, questo ospedale, stando alle leggi, ai decreti – in particolare il decreto 41 del 2019 – dovrebbe essere a tutti gli effetti un ospedale che facendo parte dell’Azienda sanitaria «San Pio», siamo sempre nell’ambito della santità, dovrebbe essere necessario per alleggerire il lavoro dell’ospedale civile di Benevento e per servire un’ampia area della provincia beneventana come la Valle Caudina e le zone montuose dal Taburno al Matese. Invece, siccome sia la Regione Campania sia la direzione sanitaria beneventana sono inadempienti rispetto a leggi e programmazione manageriale, ecco il fantasma. Chi paga questa disastrosa politica sanitaria? Lo sapete meglio di me: voi. Non solo con il portafogli, la carta bancaria e i sacrifici ma anche con la salute. Infatti la Campania – come ha scritto su queste colonne il puntuale Angelo Agrippa il 17 gennaio scorso – è la regione che maggiormente finanzia il Nord d’Italia perché i campani non trovando nella loro regione i servizi sanitari non possono fare altro che cercare le cure adeguate dove ci sono. Così si calcola che in dieci anni, dal 2011 in poi, siano stati spesi 3,4 miliardi di euro per curarsi in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna (praticamente il Lombardo-veneto ma il problema del Sud sarebbe l’autonomia differenziata che non c’è). Il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, ha individuato il responsabile della situazione nel «centralismo regionale» perché Maria Morgante, che è a capo della direzione sanitaria all’Azienda «San Pio» non ha partecipato a un incontro sulla «questione sanitaria» con i sindaci inviando un documento in cui si comunica che per volere della «Presidenza regionale» gli amministratori tecnici non devono prendere parte alle assemblee dei sindaci. Insomma, sembra di essere in un film di Mario Monicelli, dove Ugo Tognazzi recitava la supercazzola, senza nemmeno poter contare sull’autorevolezza del dottor Alfeo Sassaroli. Il centralismo regionale evocato da Mastella sarà anche vero – in pratica si fa il nome di Vincenzo De Luca senza nominarlo – ma qui sembra più un disturbo della prostata o della regione lombare senza poter contare su una diagnosi migliore perché per averla bisogna andare a Bologna. L’unica cosa certa è che l’ospedale fantasma di Sant’Agata dei Goti sarebbe utilissimo nell’ambito di una politica sanitaria capace di far lavorare insieme «San Pio» e «Sant’Alfonso» ma si vede che i padreterni della politica e della sanità sono senza religione e credono nell’esistenza dei fantasmi
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TITOLO: Napoli, alla Biblioteca Nazionale arriva un’altra lettera di Leopardi
DATA: 2023-01-24
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OCCHIELLO: Fu inviata nel 1823 a un cugino. Il fondo dedicato al poeta si arricchisce, la direttrice: «Testimonianza preziosa»
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TESTO: Un’altra lettera del poeta era stata acquistata dalla Biblioteca Nazionale nel novembre del 2020: si tratta di una missiva scritta a Bologna il 18 dicembre 1825 e indirizzata al conte Carlo Emanuele Muzzarelli, un intellettuale molto riconosciuto nell’ambiente della capitale. Laureato in legge e attivo al tribunale della Sacra Rota, era un umanista e letterato egli stesso, membro di varie accademie dall’Arcadia ai Lincei, e pubblicò soprattutto versi d’occasione. Tra questi un’ Ode in onore di Giacomo Leopardi, che fu molto contento di certificare ai contemporanei l’apprezzamento di un personaggio di rilievo per tutta la Nazione. Leopardi nella lettera informa l’amico che ha fatto pubblicare quell’Ode su «Notizie teatrali bibliografiche e urbane o Il Caffè di Petronio». Nei caratteri regolari si legge: «Profittando della licenza che Ella me ne ha conceduta, ho fatto stampare qui le sue belle quartine in un foglietto periodico di cui le mando copia. Se Ella ne desiderasse qualche altro esemplare, vedrei di poterla servire».
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TITOLO: Spettacoli per un pubblico giovane: focus nell’App de «la Lettura»
DATA: 2023-01-24
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OCCHIELLO: Extra digitale: appuntamenti teatrali per bambini e ragazzi. Nel supplemento in edicola e App, il dialogo su teatro e scuola con Claudio Longhi, direttore del Piccolo, il preside Domenico Squillace e due insegnanti-scrittori, Marco Balzano e Gaja Cenciarelli
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TESTO: La sezione «Temi» dell’App raccoglie anche altri approfondimenti, come quello sui racconti df viaggio, curato da Ida Bozzi. Mentre su «la Lettura» #582, disponibile in edicola e nella stessa App, lo scrittore Fabio Genovesi racconta un’esperienza di viaggio; Genovesi è tra i giurati del concorso per racconti di viaggio«A/R Andata e racconto», iniziativa del Salone internazionale del libro di Torino con il gruppo Fs Italiane. O ancora un altro Tema è la riflessione di Javier Cercas sul ruolo del narratore e dell’intellettuale tratta dall’introduzione al suo nuovo libro Colpi alla cieca, raccolta degli interventi politici e sociali dello scrittore spagnolo, in uscita per Guanda (a cura di Bruno Arpaia, pp. 287, euro 18). Nel supplemento #582, disponibile in edicola e nella stessa App, Javier Cercas è intervistato da Paolo Lepri. Un altro «Tema» presente nella sezione dell’App è il focus di Matteo Persivale sulle reazioni di scrittori e critici americani al nuovo dittico di romanzi di Cormac McCarthy, arrivati 16 anni dopo La strada. A Stella Maris, appena uscito negli Stati Uniti, che segue di poche settimane e completa The Passenger, è dedicato un articolo dello stesso Persivale nel supplemento #582, disponibile in edicola e App. E ancora nell’App è disponibile anche la prefazione di Mario Isnenghi al volume di Davide Romanin Jacur KZ2 (Ronzani) sul tema della Shoah.
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TITOLO: «Comandante»: nel nuovo romanzo di Edoardo De Angelis e Sandro Veronesi la storia di Salvatore Todaro
DATA: 2023-01-24
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OCCHIELLO: Esce per Bompiani il libro in cui regista e scrittore rievocano l’impresa del sommergibilista che salvò i nemici dal naufragio. Dalla vicenda anche un film con Pierfrancesco Favino
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TESTO: Fra loro c’è anche il regista De Angelis. È lui, una mattina, a pubblicare nella chat il link a un articolo che parla dell’ammiraglio Giovanni Pettorino — il comandante della Guardia Costiera che, nonostante le strette governative, ha coraggiosamente ricordato che «salvare le vite in mare è un obbligo di legge e morale», ve lo ricordate? —, il quale, a sostegno della propria tesi ricorda l’impresa del comandante Salvatore Todaro, in missione per la Regia Marina, quindi per un Mussolini ansioso di far bella figura con i tedeschi e con l’ammiraglio Karl Dönitz. Durante il conflitto, Todaro affondò con il proprio sommergibile, il Cappellini, il piroscafo belga Kabalo, che poco prima aveva rischiato di uccidere lui e i membri del suo equipaggio. Ebbene, una volta riuscito a salvare sé stesso e i suoi, e dopo aver affondato lui, piuttosto, l’imbarcazione nemica, Todaro fece qualcosa di straordinario, inaspettato, e illegale. Salvò l’equipaggio del Kabalo lasciando salire a bordo gli stessi belgi che fino a pochi minuti prima sparavano cannonate contro il Cappellini e che adesso, poveri disgraziati, si apprestavano a morire con i polmoni gonfi d’acqua salata. Tornato a terra, Salvatore Todaro venne duramente rimproverato dall’ammiraglio tedesco Dönitz, che lo chiamò «Don Chisciotte del mare» ricordandogli come quella fosse «una guerra, non una crociata missionaria». Todaro era perfettamente a conoscenza delle regole. Sapeva benissimo che molti altri, al posto suo, avrebbero eseguito gli ordini lasciando che i belgi annegassero. Però rispose: «Gli altri non hanno, come me, duemila anni di civiltà sulle spalle».
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TITOLO: Spettacoli per un pubblico giovane: focus nell’App de «la Lettura»
DATA: 2023-01-24
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OCCHIELLO: Extra digitale: appuntamenti teatrali per bambini e ragazzi. Nel supplemento in edicola e App, il dialogo su teatro e scuola con Claudio Longhi, direttore del Piccolo, il preside Domenico Squillace e due insegnanti-scrittori, Marco Balzano e Gaja Cenciarelli
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TESTO: La sezione «Temi» dell’App raccoglie anche altri approfondimenti, come quello a cura di Severino Colombo che propone una scelta di spettacoli teatrali dedicati ai piccoli spettatori, mentre su «la Lettura» #582, disponibile in edicola e in quest’App, Claudio Longhi, direttore del Piccolo, il preside Domenico Squillace e due insegnanti-scrittori, Marco Balzano e Gaja Cenciarelli, coordinati da Ida Bozzi dialogano su teatro e scuola. Ancora, il Tema sui racconti viaggio, curato da Ida Bozzi (e su «la Lettura» #582 lo scrittore Fabio Genovesi racconta un’esperienza di viaggio; Genovesi è tra i giurati del concorso per racconti di viaggio«A/R Andata e racconto», iniziativa del Salone internazionale del libro di Torino con il gruppo Fs Italiane). O ancora un altro Tema è la riflessione di Javier Cercas sul ruolo del narratore e dell’intellettuale tratta dall’introduzione al suo nuovo libro Colpi alla cieca, raccolta degli interventi politici e sociali dello scrittore spagnolo, in uscita per Guanda (a cura di Bruno Arpaia, pp. 287, euro 18). Nel supplemento #582, disponibile in edicola e nella stessa App, Javier Cercas è intervistato da Paolo Lepri. Un altro «Tema» presente nella sezione dell’App è il focus di Matteo Persivale sulle reazioni di scrittori e critici americani al nuovo dittico di romanzi di Cormac McCarthy, arrivati 16 anni dopo La strada. A Stella Maris, appena uscito negli Stati Uniti, che segue di poche settimane e completa The Passenger, è dedicato un articolo dello stesso Persivale nel supplemento #582, disponibile in edicola e App. E ancora nell’App è disponibile anche la prefazione di Mario Isnenghi al volume di Davide Romanin Jacur KZ2 (Ronzani) sul tema della Shoah.
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TITOLO: «Selezioni»: la (banale) burocrazia del male
DATA: 2023-01-25
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OCCHIELLO: La performance alla Nashira Gallery di Milano prende le mosse dall’episodio della selezione ad Auschwitz, raccontato da Primo Levi in «Se questo è un uomo»
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TESTO: A questo gesto — terribile nella facilità con cui si compie — Filippo Riniolo ha sovrapposto un’altra «gestualità»: quella contemporanea dell’interfaccia tecnologica dei canali social. Come nel social media Tinder si scorrono i profili degli utenti spostandoli virtualmente a destra o a sinistra, così durante la performance saranno i nomi dei 1.022 ebrei deportati durante il rastrellamento del Ghetto di Roma a scorrere e a essere spostati in un senso o nell’altro, effettuando una selezione: a destra coloro che non sono tornati, a sinistra i 16 sopravvissuti. Ad accompagnare la performance la canzone Rosamunda, la marcetta che veniva suonata ad Auschwitz durante l’entrata e l’uscita dei prigionieri dalle baracche (ingresso gratuito su prenotazione, nashiragallery. com).
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TITOLO: «Ultima fermata Auschwitz»: con il «Corriere» il libro di Frediano Sessi
DATA: 2023-01-25
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OCCHIELLO: Dal 26 gennaio per un mese in edicola con il quotidiano il volume che racconta in prima persona e in forma di diario la vita di un bambino ebreo finito dai banchi di scuola nel lager nazista più tragicamente noto
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TESTO: E poi la sua famiglia — il papà, la mamma, la sorella — sono tutti battezzati da tempo, per «vivere tranquilli» e confondersi nel grande e prestigioso mare dell’italianità pura, della ritrovata romanità ad opera del Duce. No, Arturo Finzi non sa che cosa significhi essere ebreo. Ma un bel giorno di primavera, quando le vacanze estive si fanno più vicine e gli alunni già sognano i giochi sulla sabbia e i bagni nel mare, ecco che il maestro — con il piglio marziale richiesto dalla nuova educazione fascista — lo informa che per «quelli come lui» la pacchia è finita: in attesa di severi provvedimenti antisemiti (ma cosa vorrà poi dire questa parola? ), il ragazzo dovrà d’ora in poi sedersi nel banco dei puniti, in silenzio, e nessuno in classe potrà più rivolgergli la parola: perché finalmente la verità è emersa, lui è un nemico della patria.
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TITOLO: Luigi Ferri: «Un medico mi salvò a Birkenau. Le mie ferite non si sono mai davvero rimarginate»
DATA: 2023-01-25
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OCCHIELLO: A undici anni volle seguire la nonna arrestata a Trieste. Otto Wolken, ebreo austriaco in servizio come medico, lo tenne nascosto per settimane e lo fece passare come suo aiutante. Nel 1945 a Cracovia testimoniò sui crimini commessi nel lager
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TESTO: «Oggi che sono vecchio, so di aver potuto vivere una vita normale, felice e piena di soddisfazioni perché ho allontanato da me Luigino, l’ho rinchiuso in un angolo buio della mente — racconta il signor Luigi Ferri —. Nel dopoguerra non mi è stato difficile. Nessuno si interessava allo sterminio degli ebrei. Si volevano dimenticare gli orrori del fascismo, la fame e la miseria che ancora nel 1953 imperversavano in molte regioni d’Italia. Avevo ricominciato ad andare a scuola e i miei compagni non mi chiedevano che cosa significasse il numero tatuato sul mio braccio». Nella sua voce ferma e molto giovanile, nonostante i suoi novant’anni, si coglie una verità che ci ricorda il rifiuto, anche da parte dei primi storici dell’Olocausto, di dare ascolto alle testimonianze dei pochi ebrei sopravvissuti allo sterminio. «Quando, terminati gli studi, per lavoro, ho cominciato a viaggiare in Europa, ho scoperto che Auschwitz, come in Italia, era stato dimenticato».
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TITOLO: Sami Modiano e la Shoah: raccontare è servito. I ragazzi hanno compreso e parleranno dopo di me
DATA: 2023-01-26
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OCCHIELLO: Superstite di Auschwitz, Modiano è da vent’anni un testimone del’Olocausto. Le sue parole in vista del Giorno della Memoria che si celebra il 27 gennaio
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TESTO: Che cosa è successo? «Avevo 14 anni ed ero arrivato a pesare 23 chili. Camminavo solo perché sentivo dentro di me le parole di mio padre. Prima di consegnarsi senza più speranze all’ambulatorio di Birkenau, mi aveva detto: “Tieni duro Sami, tu ce la devi fare”. Ma era notte, c’erano 30 centimetri di neve e io avevo solo un paio di zoccoli di legno, una divisa e un cappello a righe. Caddi. Sapevo che avrei ricevuto il colpo di grazia perché nessun testimone doveva rimanere in vita. Mi misi le mani in testa. Ma ci fu un gesto che non ha spiegazioni in una situazione in cui non si avevano forze neppure per sé stessi: due prigionieri, leggermente più grandi di me, con qualche chilo in più, mi sollevarono e trascinarono fino ad Auschwitz. Penso che poi, resisi conto che non sarei riuscito a proseguire la marcia della morte, abbiano deciso di lasciarmi lì. Mi appoggiarono a una montagna di cadaveri e così, credendo che fossi morto, i tedeschi non mi spararono. Aprivo ogni tanto gli occhi e vedevo solo corpi. Fino a che notai, davanti a me, un fabbricato in mattoni. Lo raggiunsi, poi mi risvegliai in un ospedale allestito dai russi, affidato a una ufficiale medico che mi curò con premura».
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TITOLO: Linda Messina e Michele Morelli, al Massimo di Palermo i ballerini «top» d’Italia: «Insieme sul palco e nella vita»
DATA: 2023-01-26
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OCCHIELLO: A loro il «Premio Ballerino e Ballerina italiana 2022». Lei è siciliana, ma ha danzato nel mondo, fino alla nuova Zelanda, prima di tornare a casa. Lui, di origini ucraine, è cresciuto a Benevento con la famiglia adottiva e si è formato al San Carlo di Napoli
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TESTO: Ma dopo qualche anno, la decisione di tornare in Italia. «Ero molto stanca, non tornavo mai a casa e mi sono detta perché non provare a tornare a casa? È nato tutto così, ho preso parte alle audizioni del Teatro Massimo e mi hanno preso. Una gioia indescrivibile, sono andata via da casa ad 11 anni e ritornare in Italia e in Sicilia è stato bello, ma non scontato». Tanto che quando nel 2018 ha chiamato a casa per annunciare il ritorno a pochi chilometri dalla sua Piazza Armerina è stato subito festa. «A casa i miei genitori erano felicissimi che fossi tornata a Palermo - prosegue Messina -, per loro in tutti questi anni vedermi fuori è stata una grande sofferenza. Quando mia madre aveva saputo che dovevo partire per andare a vivere in Nuova Zelanda era preoccupata e lo ero anche io, soprattutto perché il mio principale timore era legato alla distanza. Sapevo che se fosse successo qualcosa non sarei potuta tornare velocemente. Vivere in Nuova Zelanda è stata una bellissima esperienza, ma loro hanno una cultura diversa dalla nostra. In Italia amiamo l’arte, il cibo e poter lavorare qui nella mia terra è meraviglioso. Quando mi sono trasferita a Palermo i miei genitori erano felicissimi, anche il solo semplice fatto di poter tornare a casa quando voglio ha fatto la differenza. E poi a Palermo si sta bene e io ho ripreso non solo la mia vita professionale, ma anche una vita al di fuori della danza è questo non può che fare bene».
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TITOLO: Alla fine resterà un solo Pino
DATA: 2023-01-26
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OCCHIELLO:
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TESTO: Mai più quelle radici dal vigore preistorico che facevano sollevare l’asfalto come una lenta e inesorabile guerra dei mondi. Troppo pericolose, conveniamo, moleste agli automobilisti e ai runner più incalliti. Tra le motivazioni botanico-amministrative che ribaltano certezze millenarie e luoghi comuni ben radicati, ne svetta una: l’habitat della poetica collina, addirosa quanto si vuole, non sarebbe l’habitat adatto per il pino. Caspita ci siamo sbagliati per secoli e secoli. Erano sempre stati là, ma erano clandestini, sfacciatamente imbucati. Intrusi, abusivi a loro rischio e pericolo. E pure a rischio e pericolo dei napoletani, va detto. Perché non restano allerti alla prima allerta meteo. C’è però da domandarsi se Posillipo sia habitat adeguato all’uomo per come l’abbiamo scombinato. L’inadeguatezza dei pini all’habitat che risale da Mergellina per ridiscendere a Coroglio sorprende, perché sono alberi che, all’occhio inesperto di chi è a digiuno di botanica, si sposavano felicemente con la macchia mediterranea, capaci com’erano di invadere e proliferare in sterminate pinete, per contendere, fino a mezzo secolo, spazio vitale, metro dopo metro, alle dune di sabbia del litorale domizio. A Posillipo erano rimaste poche reliquie che l’amore per il paesaggio e delle gouaches proteggeva e esaltava. Altri tempi, anche perché la marcia inesorabile dei parassiti ha fatto il resto. Sempre secondo gli esperti del tavolo tecnico, contro le loro voraci bocche non c’è rimedio che tenga, hai voglia a spruzzarli di veleno. Resistono a tutto. Poche storie, quindi, il pino solitario o accompagnato, deve smammare. Ce ne faremo una ragione. Diceva il poeta: tutto passa in preda all’ora della sfioritura, ma anche, va aggiunto, sotto l’accetta dell’uomo. Ce ne faremo una ragione, ma non vi azzardate a segare Pino Daniele.
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TITOLO: Iabo, vent’anni di graffiti: la città come una tela pop
DATA: 2023-01-26
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OCCHIELLO: Al Pan le opere di uno dei più longevi street artist napoletani, che ha esposto anche con Banksy
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TESTO: «Una mostra dedicata ai giovani», tiene a precisare Iabo, consapevole di quanto «sia difficile fare l’artista da Roma da in giù». Per uno che, partito da zero, ha esposto in mezzo mondo, che nel 2016 era negli spazi della prestigiosa Saatchi Gallery a Londra, e che ha partecipato, ad Amsterdam, a una delle importanti mostre collettive dedicate all’urban art internazionale, assieme ai più celebri Street Artist degli ultimi tempi, come Banksy, Keith Haring e Obey, una lezione e un incoraggiamento. Al secondo piano di Palazzo Roccella, il meglio della sua produzione. Da «S/orridi» a «Siamo tutti supereoi», da «I want to be an artist» a «Cartoni animali» a «RiMorsi», il tratto raffinato e graffiante di Iabo (il nome ricorda il protagonista di «California skate», film di culto per gli appassionati di skateboard) rielabora profili antropomorfi, ridefinisce i totem della contemporaneità, marchi prestigiosi e icone popolari. Lo fa strizzando l’occhio alla Pop-art degli Ottanta e portando sulla tela tutta l’esperienza della Street art, confluite nel suo passato da writer ed arricchite da una precisione del tratto, quasi un’ossessione per la linea che è sempre netta, precisa, elegante. Il colore satura e sovrasta immagini che Iabo attinge dall’attualità. Osserva, esplora per poi contaminare la realtà con sottile cinismo fino a dissacrarla. Messaggi potenti declinati in chiave Pop. Padrone della strada Iabo conquista le pareti del Pan, si fa spazio nello spazio per commemorare vent’anni di vita nell’arte e per l’arte.
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TITOLO: L’alba della caricatura: a Venezia in mostra i ritratti grotteschi
DATA: 2023-01-26
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OCCHIELLO: Apre il 28 gennaio a Palazzo Loredan un’esposizione promossa dalla Fondazione Ligabue in un percorso storico che da Leonardo arriva a Francis Bacon, suo erede nel Novecento
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TESTO: Un percorso, per i non specialisti, pieno di sorprese. Come la scoperta del mondo settecentesco di Anton Maria Zanetti descritto da un biografo, Alessandro Bettagno, come popolato di «abati, preti, pittori amici (…), camerieri, nutrici e gastaldi, e gente di teatro come cantanti, ballerine, attrici, suonatori, suggeritori, copisti, autori e tutto quel mondo insomma che gravitava e viveva sul boom del melodramma». O l’altra faccia di Giovan Battista Tiepolo, forse il pittore più importante del Settecento veneziano, autore di opere come Il Martirio di san Bartolomeo ma anche di un delizioso Pulcinella a braccetto di una dama disegnato (pare) per il figlioletto Giandomenico o dell’irridente Caricatura di frate con occhiali e chiave in mano. Senza dimenticare Agostino Carracci e suo fratello Annibale, di cui è esposta la Testa di giovane ridente. O le varie Coppie di teste grottesche di Carlo Lasinio, mariti e mogli invecchiati e imbruttiti che si guardano senza tanto entusiasmo scambiandosi però buoni sentimenti in rima.
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TITOLO: Campi di concentramento pugliesi In un volume la mappa dell’orrore
DATA: 2023-01-27
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OCCHIELLO: A Bari si presenta il libro curato da Leuzzi e Gervasio: un viaggio aggiornatotra le ricerche storiche sui quattro lager di Alberobello, Gioia, Manfredonia e Tremiti
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TESTO: Altro monumento che, innalzandosi alla periferia est di Gioia del Colle, diventa memento che con sé trascina la memoria della strage è l’ex Mulino Pagano. Nell’estate del 1940 il Ministero dell’interno requisì i locali per allestire un campo di concentramento che, per poco tempo, ospitò poco più di cinquanta individui, quasi tutti ebrei italiani. La costruzione, sino a pochi anni fa, ha conservato nei suoi ambienti le tracce della sofferenza, fino alla scritta «Libertà» dipinta in blu sul muro del grande salone del secondo piano. Spostandosi in Capitanata, il campo di concentramento di Manfredonia, non lontano dal mare e dalla stazione ferroviaria, fu allestito nell’edificio del mattatoio comunale nel giugno del 1940. Per il campo, chiuso nel luglio del 1943, passarono centinaia di prigionieri, tra cui ebrei di diverse nazionalità. Uno degli aspetti peculiari dell’edificio fu quello di svolgere una funzione di transito per gli internati delle Tremiti. Partendo dal porto di Manfredonia, infatti, dopo circa 64 kilometri si arriva all’isola di San Domino, la prima dell’arcipelago delle Tremiti. Tra il 1927 e il 1943 queste ultime furono luogo di deportazione per oppositori politici del regime. Durante la Seconda guerra mondiale, la colonia confinaria fu utilizzata come campo di concentramento per sudditi nemici e centro di detenzione per ebrei, jugoslavi, albanesi. Nell’isola di San Nicola soggiornavano i confinati e in quella di San Domino gli internati. Tra loro, per un breve periodo, anche Ferruccio Parri, primo presidente del consiglio dopo la liberazione, e Sandro Pertini, presidente della Repubblica negli anni Ottanta del Novecento. Questi luoghi sono solo una parte di quelli presenti nella mappa che il volume traccia, «offrendo – specifica Gervasio - uno strumento che dia la possibilità anche nelle scuole di affrontare questi temi, mettendo in rilievo, in un percorso di ricerca sempre aperto, sia la storia pugliese sia la definizione stessa di luogo della memoria».
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TITOLO: Memoria, storie di ebrei a Napoli
DATA: 2023-01-27
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OCCHIELLO: Il bravo cittadino filosemita e solidale si contrapponeva al fascista infido e obbediente al regime
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TESTO: È interessante vedere come le testimonianze orali presentino la complessità della situazione, le contraddizioni del momento. I fratelli Remo e Tullio Foà ricordano favorevolmente il commissario di polizia che avrebbe aiutato la loro madre a celare la presenza della famiglia al Vomero, ma nello stesso tempo rammentano i giovani compagni di giochi figli di un fascista, che non li facevano salire sulle biciclette, perché, essendo ebrei, le avrebbero sporcate. Aldo Sinigallia parla degli attestati di stima e di solidarietà attribuiti alla sua famiglia, ma anche del prestanome cui dovettero intestare la loro ditta, che li raggirò. Mario Levi sostiene che tutti gli italiani intorno a lui si comportarono benissimo, ma poi ricorda che a scuola i bambini lo prendevano in giro e dicevano che gli ebrei avevano la coda. Bice Foà cita il professor Pane, noto intellettuale del tempo, che attraversa la strada per regalarle un palloncino, ma insieme le tornano alla mente tutte le raccomandazioni della famiglia: non dire che sei ebrea, non parlare per prima… Augusto Graziani ricorda il padre espulso dall’università, intento a fare traduzioni per mantenere la famiglia, e le raccomandazioni della nonna: meglio non dire che sei ebreo. Alberto Defez sceglie due figure di riferimento per spiegarci la complessa situazione di allora: il compagno di scuola, diventato un notissimo intellettuale nel dopoguerra, che scriveva sul giornale del Guf delle vere e proprie delazioni contro gli ex-amici che contravvenivano alle regole imposte dalla leggi razziali (abbiamo visto i tali al cinema…), e, per contrasto, l’ingegnere che lo assunse trasgredendo volutamente alle imposizioni del regime. Alberto Bivash, Roberto Piperno, i fratelli Foà, Vittorio Gallichi ci raccontano della classe nella scuola Vanvitelli in cui furono radunati in quanto alunni ebrei. E anche qui la narrativa prende l’andamento delle contrapposizioni: da un canto l’iniziativa è presentata come un modo per far andare a scuola i bambini ebrei aggirando le norme, ma d’altro canto emergono tutte le vessazioni, le umiliazioni cui essi dovettero fare fronte: entrare dal cancello secondario e non da quello principale, vedere i film nell’ultima fila distanziati dagli altri, fare l’intervallo in spazi chiusi e riservati, lontani dagli altri bambini…
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TITOLO: Come si è costruita l’Europa di oggi. La Storia di Alessandro Barbero
DATA: 2023-01-27
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OCCHIELLO: Al via il 31 gennaio la serie dedicata agli eventi che hanno forgiato un’intera civiltà, diretta dallo storico e divulgatore
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TESTO: La collana «La Storia. Italia, Europa, Mediterraneo», diretta da Alessandro Barbero e realizzata in collaborazione con la casa editrice Salerno, prenderà il via martedì 31 gennaio con l’uscita del primo volume, L’origine dell’umanità, che sarà in edicola al prezzo di e 7,90 più il costo del quotidiano. Condirettori dell’opera, che comprende in tutto trenta volumi e si articola dall’antichità all’era della globalizzazione, sono Stefano de Martino, Maurizio Giangiulio, Giusto Traina, Sandro Carocci, Roberto Bizzocchi, Gustavo Corni. Nell’introduzione generale che apre il primo volume Barbero constata «come le vicende recenti abbiano reso ancor più vistoso l’intreccio profondo fra passato e presente, la forza drammatica con cui la storia condiziona le vicende dell’oggi, in tutto il mondo ma forse in nessun luogo con tanta evidenza come in Europa». L’opera, sostiene Barbero, si propone «di rintracciare l’identità complessa e contraddittoria della civiltà europea fin dalle sue origini, partendo dal formarsi dei primi nuclei di civiltà, molte migliaia di anni or sono, per giungere alla sua configurazione attuale». Il volume contiene anche una premessa di Stefano de Martino. Si entra poi nel vivo con un saggio di Manuela Montagnari Kokelj sull’archeologia teoretica e con il contributo di Giorgio Manzi sulla comparsa dei primi uomini. È quindi il turno di Margherita Mussi, che si occupa del Paleolitico e del Mesolitico. Isabella Caneva scrive dell’Egitto prima dei faraoni, Marcella Frangipane della protostoria del Vicino Oriente, Alessandra Manfredini del Neolitico in Europa, Alberto Cazzella dell’Eneolitico in Europa.
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TITOLO: Liliana Segre: «Iniziai a testimoniare quando divenni nonna»
DATA: 2023-01-27
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OCCHIELLO: La senatrice a vita, superstite della Shoah, spiega la scelta di raccontare l’orrore dopo quarantacinque anni di silenzio
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TESTO: «Quando un silenzio, per l’impossibilità di parlare di un argomento, dura quarantacinque anni, la testimone si domanda se le uscirà la voce, a chi interesseranno le sue parole. ..». Inizia così la videointervista di Liliana Segre che pubblichiamo qui sopra, nella quale la senatrice a vita, superstite della Shoah, racconta la sua scelta di testimoniare. Una decisione presa «quando divenni nonna, esperienza straordinaria per una che sarebbe dovuta morire». Ha parlato per trent’anni, Liliana Segre, in centinaia di scuole, davanti a migliaia di studenti, fino a quando a novant’anni il dolore di rivivere ogni volta la tragica esperienza di Auschwitz e la fatica fisica non l’hanno portata a smettere. L’ultima indimenticabile testimonianza l’ha resa il 9 ottobre 2020 nella Cittadella della Pace di Rondine, un luogo quanto mai simbolico dove, in uno Studentato internazionale, giovani provenienti da Paesi in conflitto convivono e costruiscono il dialogo. Il filmato che pubblichiamo, online nel Giorno della Memoria, nasce da un dialogo con il regista Ruggero Gabbai ed è prodotto dalla Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec), cui la senatrice ha deciso di donare l’archivio della sua testimonianza nelle scuole. Appunti su carte sparse e block notes d’epoca, ma anche tantissime lettere ricevute da alunni e insegnanti, articoli di giornale, contenuti didattici. Dal 1992 a oggi. «Intorno agli ottant’anni — ha raccontato lo scorso giugno Liliana Segre al «Corriere» — pensai di buttare tutti quei materiali. Non volevo restassero ai miei figli, già coinvolti nei traumi di una mamma sopravvissuta. Però non l’ho fatto. E quando il Cdec mi ha chiesto se poteva occuparsene, ho detto di sì». Sono documenti «che fin dall’inizio custodii religiosamente perché erano lo specchio di una profonda scelta di vita fatta a sessant’anni, un mare che mi ha travolto, una spinta inarrestabile a rompere il silenzio». «Nel corso del nostro lavoro — spiegano ora gli archivisti Francesco Lisanti e Rori Mancino — ci siamo trovati di fronte alla costruzione e alla continua rielaborazione del racconto dell’esperienza individuale di una testimone diretta e di quanti, accanto a lei, non sopravvissero. Un’esperienza condivisa con studenti di diverse fasce d’età e di diversi indirizzi scolastici che, spesso, hanno ripreso ciò che avevano ascoltato, rielaborando le parole di Liliana Segre in modo personale e inviando a lei il risultato». Nel video la senatrice, che non è mai più tornata ad Auschwitz, dove fu deportata a tredici anni, racconta anche un episodio del 1995. «Nel cinquantenario della liberazione, ero in macchina con mio marito e abbiamo sentito una cronaca in diretta in cui venivano descritti la regina d’Olanda e altri che erano lì. Tutti in pelliccia. Siccome io lo so cos’è il freddo, ho detto: come ho fatto bene a non andare. Li avrei obbligati a spogliarsi e avere freddo, perché non si può andare in pelliccia ad Auschwitz. Se uno vuole visitare quel posto, deve avere freddo e anche un po’ fame». La sera del 27 gennaio Liliana Segre, accompagnata da Fabio Fazio, condurrà gli spettatori al Memoriale della Shoah di Milano nel corso dell’evento televisivo «Binario 21», in diretta su Rai 1 alle ore 20.35. Oltre ai sotterranei della Stazione Centrale da cui fu deportata, mostrerà altri luoghi di Milano, come la scuola da cui fu cacciata e il carcere di San Vittore in cui fu rinchiusa. (di Ruggero Gabbai, con il testo di Alessia Rastelli )
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TITOLO: Ecco la lettera di Elsa Morante a Fofiche ha ispirato il corto da Oscar
DATA: 2023-01-28
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OCCHIELLO: La storia è contenuta in una missiva riproposta nel carteggio tra la scrittrice e il critico e pubblicato dalla casa editrice napoletana Liguori. Presentazione al Pan con doppia proiezione del fil «Le pupille»di Alice Rohrwacher che sarà presente con Goffredo Fofi
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TESTO: Il priore è fregato: «Guarda quella torta non più intera, cioè mancante di una fetta, che gli urta doppiamente i nervi. Primo motivo: perché è simbolo materiale che nel suo gregge c’è una pecorella smarrita, un individualista anzi un aristocratico e, diciamolo pure, un reazionario: EGIDIO! E secondo motivo: per ragioni politiche, giacché, come spesso succede, dietro a quel fioretto collettivo si nascondeva anche una politica; cioè il Priore si riprometteva di offrire quella torta, rinunciata dai ragazzi, alla potentissima, grassissima e ghiottissima badessa di un convento del circondario, la quale giustamente gliene avrebbe reso merito».
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