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LE NOTIZIE DAL GIORNO Saturday 18 June 2022 AL GIORNO Saturday 25 June 2022 SU: politica




TITOLO: M5S, Grillo: «No al terzo mandato». Ecco tutti i big non ricandidabili:da Di Maio a Taverna (incluso Fico)
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OCCHIELLO: Il fondatore del Movimento: «Serve un ricambio dei gestori del potere». Tutti i membri del governo rimarrebbero esclusi dal prossimo Parlamento, compresi i fedelissimi di Conte e del ministro degli Esteri
TESTO: Oggi il regolamento M5S, specchio della strategia «anticasta» delle origini, afferma che un parlamentare può essere eletto solo due volte. E tanti sono i big «in scadenza». Di Maio, ma anche deputati a lui vicini come Battelli (presidente della commissione Affari europei) o la viceministra dell’Economia Castelli. Ci sono poi vertici istituzionali come il presidente della Camera Fico (capo degli ortodossi, ma oggi più vicino a Conte) e la vicepresidente del Senato Taverna, fedelissima dell’ex premier. Rimarrebbero esclusi anche tutti i membri M5S del governo, come Dadone e D’Incà. Si salverebbe invece Patuanelli, grazie al «mandato zero». Altri grandi esclusi sarebbero Toninelli, il capogruppo alla Camera Crippa, il sottosegretario Di Stefano, il probiviro Fraccaro, l’ex capo reggente Crimi, fedelissimo di Conte, e l’ex Guardasigilli Bonafede. Ma anche, e soprattutto, Cominardi, il tesoriere M5S. È sì, insomma, una questione di poltrone future. Ma la vera sfida è sullo scettro pentastellato.
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TITOLO: Di Battista: «Vado in Russia, scriverò reportage. Non svelo le tappe altrimenti ci trovo Salvini»
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OCCHIELLO: L’ex parlamentare M5S da Istanbul annuncia via social e con un video su YouTube la partenza nelle prossime ore: «Prima di richiedere il visto ho avvertito l’Autorità delegata per la sicurezza e l’ambasciatore italiano a Mosca. Il biglietto ovviamente me lo sono fatto per conto mio»
TESTO: In un video su YouTube linkato al post, poi, Di Battista spiega di essere già in Turchia, «a Istanbul, e nelle prossime ore andrò in Russia dove mi fermerò per circa un mese e mezzo, viaggiando nella parte più profonda, partendo dalle grandi città e andando poi via via sempre più verso l’Asia, l’estremo Oriente. Io vorrei capire cosa pensano i russi dell’Occidente, dell’Europa, delle sanzioni, della guerra, di Putin», sottolinea spiegando che si muoverà da solo e che non anticiperà le tappe in programma «altrimenti mi ci ritrovo Salvini»: «A parte gli scherzi siccome ha fatto tanta polemica il viaggio mancato di Salvini, io invece ci vado in Russia. E nello specifico quando ho preso la decisione di partire, prima ancora di richiedere il visto all’Ambasciata russa in Italia, ho avvertito il sottosegretario Gabrielli, informandolo di tutti i passaggi. Credo fosse giusto, anche se non sono un parlamentare, un membro del governo e neanche un iscritto a partiti politici, e neppure vado a fare una missione diplomatica. Vado solo a fare un lavoro da reporter, e per quanto riguarda il biglietto ovviamente me lo sono fatto per conto mio, in una agenzia di viaggi».
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TITOLO: Messina, lo spoglio delle comunali non è ancora concluso: risultato in bilico
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OCCHIELLO: Secondo il sito del comune, mancano ancora 15 sezioni su 253. Fuori discussione la vittoria del sindaco Basile, la sua coalizione si gioca il premio di maggioranza del 40% (ora è al 39,6)
TESTO: Allo stato attuale, la coalizione che sostiene il neo sindaco Basile (un «cartello» di liste civiche) ha raggiunto il 39,64% dei voti, staccando sia il centrodestra (arrivato al 35,23) che il «campo largo Pd-M5S (fermatosi al 22,27). In base alla legge elettorale siciliana, il premio di maggioranza della coalizione vincente scatta quando viene superata la soglia del 40%: un traguardo che ormai si gioca per poche centinaia di schede. Le contestazioni, i dubbi, addirittura le accuse di brogli si sono moltiplicate durante le operazione post voto. La battaglia politica si è ben presto trasformata in guerra di carte bollate. I partiti avversari del neo sindaco (Pd, FdI, Forza Italia) hanno depositato memorie al magistrato che presiede il seggio centrale fornendo diverse interpretazioni del regolamento. Tutto lascia pensare, quindi, che per la proclamazione definitiva degli eletti occorrerà attendere ancora giorni.
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TITOLO: Comunali 2022, Verona: centrodestra senza accordo. La Russa (FdI): così si sta esagerando
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OCCHIELLO: Il sindaco uscente Sboarina non cede all’apparentamento con Tosi (passato a Forza Italia): «Io parlo direttamente agli elettori». E intanto lo sfidante di centrosinistra Tommasi fa il tour a piedi dei quartieri e ha organizzato un torneo di calcetto e uno di beach volley
TESTO: Sboarina ci ha pensato un giorno e poi ha sbattuto la porta. Inutile il pressing di Meloni e Salvini. Venerdì ha ribadito: «Non è una chiusura alla costruzione di un percorso comune per arrivare ad un centrodestra veramente unito al ballottaggio. È un no al tecnicismo e alle logiche che sanno poco di dialogo con le persone». In caso di vittoria, infatti, i consiglieri andrebbero divisi tra tutte le liste apparentate, e ai tosiani spetterebbero ben 9 posti su 22. A Roma, i vertici di FdI (a cui Sboarina ha aderito l’anno scorso) prendono atto e cercano di raffreddare gli animi. «Personalmente io l’accordo l’avrei fatto ma spetta al sindaco determinare in che modo raggiungere l’unità del centrodestra — osserva Ignazio La Russa —. Nella stragrande maggioranza dei casi gli apparentamenti sono politici e non formali. Sboarina ha fatto una scelta di sostanza e non di comunicazione, e ha invitato a mobilitarsi per far vincere il centrodestra. Se si condivide il progetto, poi è implicito che si condivideranno pure gli uomini, anche nella formazione della squadra». Conferma Ciro Maschio, coordinatore provinciale di FdI: «Noi ci rivolgiamo agli elettori alternativi alla sinistra, che in città sono il 60%. E teniamo aperto il dialogo con tutti i partiti del centrodestra».
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TITOLO: Spese con il fondo del presidente, Fitto non dovrà risarcire la Regione
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OCCHIELLO: La pronuncia della Corte d’Appello di Bari. I difensori dell’attuale europarlamentare: dopo 17 anni dimostrata la correttezza del suo operato
TESTO: In una nota i difensori di Raffaele Fitto, gli avvocati Francesco Macario, Luciano Ancora e Antonietta Sacchetti (studio Fps), sottolineano: «La Corte d’ Appello Civile di Bari, chiamata a pronunziarsi dalla Corte di Cassazione sul potenziale danno causato alla Regione dalla condotta di Fitto quando egli presiedeva la Regione Puglia, ha ritenuto che non vi fu illeceità nella gestione da parte della Regione del fondo di rappresentanza, dal momento che le scelte furono tutte compiute nell’ambito dell’esercizio di un potere discrezionale, e quindi in modo esente da rimproveri». «Inoltre, la Corte ha anche ritenuto come le iniziative ritenute meritevoli di sostegno regionale non siano apparse `inutili o comunque non prioritarie rispetto a spese più urgenti, oppure non equilibrate quanto ai profili del rapporto costi-benefici o qualità-prezzo o disponibilità di migliori soluzioni alternative, ecc. ´, anche perché la Regione sul punto nulla aveva dedotto, e tantomeno provato», aggiungono. I difensori sottolineano con «soddisfazione la qualità della decisione della Corte, che pone la parola fine su un’accusa che si protrae da diciassette anni e che, così valutata, riconosce, ulteriormente, la correttezza con la quale Fitto ha amministrato la cosa pubblica, durante il suo mandato di rappresentante regionale». La Regione, nel giudizio, era rappresentata dall’avvocato Massimo Leccese.
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TITOLO: La partita si gioca sul Pnrr
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OCCHIELLO: Economia instabile
TESTO: Preoccupa, ma purtroppo questa non è una novità per le regioni meridionali, l’andamento della finanza pubblica decentrata. Preoccupa perché Regione e Comuni nel 2021 hanno visto calare, sia pur lievemente rispetto al 2020, sia le spese che le entrate complessive. Come leggere questo dato in controtendenza? Sempre meno soldi pubblici destinati agli investimenti, e ciò non è certo positivo, perché si affida ogni speranza ai fondi europei del Piano di ripresa e resilienza. Sempre più innalzamenti della spesa corrente, a cominciare dal moloch divoratore di risorse che è storicamente la sanità. Il Pnrr destina alla Puglia circa il 9% del totale nazionale assegnato alle amministrazioni locali. Non è poco in quanto è stato deciso di destinarli alla riqualificazione territoriale, al trasporto ferroviario, a quello urbano, all’edilizia scolastica e ai servizi sociali. Si tratta comunque di finanziamenti messi a bando che i Comuni pugliesi debbono guadagnarsi primeggiando nei bandi di gara.
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TITOLO: Ipotesi polo riformista con Sala, Di Maio e Carfagna. Il ruolo di L’Italia c’è
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OCCHIELLO: Il sindaco di Milano corteggiato ma ancora in attesa di risposte. «Ci venderemmo la casa per averlo», dice Falasca coordinatore dell’associazione. La disponibilità in quota M5S, Iv, +Europa
TESTO: Torna a circolare l’ipotesi, già trapelata mesi fa e poi smentita, della possibile formazione di un polo riformista di cui potrebbe far parte il sindaco di Milano Beppe Sala e il ministro M5S Luigi Di Maio. Colloqui tra i due, poi tra Sala e il ministro Roberto Cingolani, anche con Carlo Calenda che tuttavia al momento non avrebbe lasciato intendere di aderirvi, più contatti con Mara Carfagna di Forza Italia. Laboratorio di questa strategia l’associazione L’Italia c’è, composta da attivisti di vari partiti, su tutti Italia viva ed ex di +Europa. Tra questi, Piercamillo Falasca che ne è il coordinatore nazionale (è stato consigliere della ministra Carfagna), Gianfranco Librandi, Gennaro Migliore, il sindacalista Marco Bentivogli, oltre a contatti con l’ex sindaco di Parma Federico Pizzarotti e con l’ex ministra Teresa Bellanova. L’Italia c’è, con circa 2 mila iscritti dichiarati e con al vaglio programmi di fund raising, sta battendo il territorio per coinvolgere politici locali, associazioni ambientaliste e studentesche. Viene descritta come start up, piattaforma culturale e politica, sostenitrice dell’Agenda Draghi, dove parlamentari ed esponenti di partito coinvolti resterebbero nei partiti a cui sono iscritti.
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TITOLO: Malpezzi (Pd): «Chi dice di avere a cuore gli interessi del Paese non mette a rischio Draghi»
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OCCHIELLO: Malpezzi (Pd): il Movimento è in una fase complessa. Tempi diversi rispetto al governo Monti. Essere a fianco dell’esecutivo non nuocerà al Pd
TESTO: «La Lega deve decidere da che parte stare: al governo o all’opposizione. Sembra molto confusa al riguardo: sulla riforma del Csm, per esempio, ha provato a mettere in difficoltà il governo anche negli interventi pronunciati in Aula, con gli strumenti utilizzati, come il voto segreto, e votando spesso contro l’esecutivo per poi fare finta di niente e dare il via libera al provvedimento. Provano a recuperare consensi senza rendersi conto che così fanno male al Paese: cittadini e imprese fanno fatica a comprendere atteggiamenti ambigui. Non si scaricano sul Paese gli insuccessi elettorali».
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TITOLO: Il M5S e il tetto dei due mandati, Grillo torna a Roma. Ecco chi rischia di non rientrare più in Parlamento
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OCCHIELLO: Faccia a faccia tra il garante, Conte, Di Maio e i big del Movimento la prossima settimana: il no del fondatore al terzo mandato ha accresciuto le tensioni interne
TESTO: Nessuno viene risparmiato. E i due schieramenti si muovono senza esclusione di colpi. La vice di Conte, Alessandra Todde, voluta da Di Maio come capolista alle Europee, attacca il ministro degli Esteri: «Lavora soltanto in unica direzione, la sua», dice all’Adnkronos. «Se ci sono idee e visioni diverse non è questa la maniera di manifestarle», rintuzza Sibilia. L’ex esponente del direttorio mette nel mirino Di Maio: «Se l’elettorato Cinque Stelle è disorientato è proprio a causa di certe uscite: nessuna soluzione, ma solo autolesionismo». Il dimaiano Cosimo Adelizzi commenta gl interventi contro il ministro come «dei veri e propri attacchi personali che rappresentano un inno all’odio». In questa clima, si stanno muovendo equilibri sotterranei, pronti a spostare pesi ed equilibri della battaglia: è arduo immaginare una mediazione.
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TITOLO: Ucraina, la bozza dei senatori 5 Stelle: «Stop a nuovi invii di armi»
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OCCHIELLO: Nel Movimento si lavora alla risoluzione in vista del voto del 21 giugno dopo le comunicazioni di Draghi. «Altri armamenti metterebbero a rischio la via diplomatica»
TESTO: «Ho letto che in questo ore c’è una parte del Movimento che ha proposto una bozza di risoluzione che ci disallinea dall’alleanza della Nato e dell’Ue, la Nato è un’alleanza difensiva, se ci disallineamo dalla Nato mettiamo a repentaglio la sicurezza dell’Italia», ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. La capogruppo al Senato Mariolina Castellone parlo di «solo un punto di partenza»: «Stiamo lavorando a una risoluzione di maggioranza. Il punto Ucraina sarà inserito lunedì». Concetto che viene ribadito da una nota congiunta dei parlamentari del Movimento 5 Stelle delle commissioni Politiche Ue ed Esteri: «Il Movimento 5 Stelle sta lavorando compattamente, e con il coinvolgimento dei capogruppo di Camera e Senato oltre che delle commissioni competenti, sulla risoluzione di maggioranza che verrà votata prima del Consiglio europeo. La nostra linea è chiara, vogliamo inserire nella risoluzione due concetti per noi basilari: la de-escalation militare e la centralità del Parlamento per ogni scelta sulla guerra in Ucraina». Per poi concludere: «Non è in discussione la nostra appartenenza all’Alleanza atlantica e il nostro massimo sostegno all’Ucraina». Ma intanto, ad alimentare lo scontro, arrivano anche le parole dell’ambasciatore russo in Italia, Sergej Razov: «La logica secondo cui la massiccia fornitura di armi all’Ucraina sarebbe un mezzo per arrivare alla pace mi sembra quantomeno bizzarra. In sostanza si tratta di alimentare all’infinito la situazione di conflitto, di prolungarla e di moltiplicare le vittime e le distruzioni. Questa logica, a quanto mi risulta, è lungi dall’essere condivisa da tutti, anche in Italia», dichiara in un’intervista a Scenari Internazionali. Tanto da far sbottare il senatore M5S Primo Di Nicola, vicino a Di Maio: «L’endorsement di Razov a quella che è l’apparente posizione di una parte del M5S ci riempie di imbarazzo e vergogna».
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TITOLO: Il Pd all’alleato: niente fughe in avantiMa si lavora a un’intesa sulla risoluzione
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OCCHIELLO: Palazzo Chigi non esclude una mediazione: però l’esecutivo non può essere commissariato. Si punta a scrivere un documento che richiami l’esigenza di uno sforzo diplomatico
TESTO: Spiega Alessandro Alfieri, capogruppo dem in Commissione Esteri e luogotenente di Guerini: «Stiamo lavorando seriamente per trovare dei punti di contatto, ma nel perimetro del rispetto degli impegni presi perché non si può nuocere alla credibilità del Paese». Qualcun altro nel Pd si esprime con minore diplomazia: «È vergognoso che i 5 Stelle tengano il loro congresso sulla crisi internazionale più importante degli ultimi trent’anni». E l’ex capogruppo pd al Senato Andrea Marcucci mette in dubbio l’opportunità di creare una coalizione con un partner non molto affidabile: «Io credo che europeismo e atlantismo siano limiti invalicabili per un’alleanza, sono valori che non possono essere ondivaghi così come vorrebbe Conte. Lo stesso ragionamento vale per il governo Draghi. Il M5S non può essere un giorno a favore e un giorno contro». Tra i dem c’è anche chi pensa che sia Di Maio a volere scientemente la rottura con Conte.
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TITOLO: Un Dibba con la pochette? Di Maio e il duello con Conte
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OCCHIELLO: Il destino del ministro appare segnato: dentro il M5S non ha più spazio. Nei Cinque Stelle è in atto una scissione e l’onda d’urto potrebbe colpire il Pd
TESTO: Infine, con la Finanziaria del 2021 è passato alla storia come il capo del governo che più di ogni altro ha aumentato il budget della Difesa. Ecco qual è il passato di Conte, che per difendersi da Di Maio ha trovato il modo di fargli ricordare il suo passato, scandito da infatuazioni per il regime venezuelano e i gilet gialli. L’accusa al ministro degli Esteri di esser rimasto folgorato sulla via del draghismo per ragioni di potere, è il sistema per additarlo agli occhi dei militanti come un traditore del Movimento. «D’altronde quando un leader è in difficoltà denuncia un tradimento», spiega uno dei maggiori esponenti del Pd. Preoccupato che accada ciò che Letta prova a esorcizzare: «Le discussioni nei partiti sono il sale della democrazia». In realtà dentro M5S è in atto una scissione e l’onda d’urto potrebbe colpire il Nazareno, che rischia di ritrovarsi al fianco un alleato radicalizzato e un Movimento destinato all’irrilevanza. Da tempo Di Maio provava a mettere sull’avviso il leader democratico. Appena Conte iniziò a trasformarsi in un «Di Battista con la pochette», il ministro degli Esteri si rese conto di quanto il suo comportamento fosse «politicamente pericoloso» e lo rappresentò: «Siccome non ha una linea, può andare ovunque. E a forza di alzare il tiro non si sa dove può arrivare. Dovete fargli capire che se rompe sul governo lui non va all’opposizione, porta il Paese alle urne. Dovete smetterla di trattarlo come un invincibile».
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TITOLO: Sesso in Municipio in cambio di buoni Covid, Figliolia: «Chiedo perdono a mia moglie e ai miei figli»
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OCCHIELLO: Lettera aperta dell’ex sindaco di Pozzuoli alla famiglia e agli elettori: «Preso dall’amore per la mia città, ho trascurato gli affetti»
TESTO: Continua così la lettera accorata del sindaco Figliolia. Soffermandosi sulla città che ha guidato per tanti anni (domenica scorsa è stato il consigliere comunale più votato d’Italia): «Un pensiero va anche a coloro con i quali ho condiviso l’amore per Pozzuoli i quali, pur nella consapevolezza delle difficoltà determinatesi a seguito delle perquisizioni di aprile, hanno comunque deciso di darmi fiducia e di partecipare con me alla campagna per l’elezione del sindaco di Pozzuoli. Anche a loro sento il dovere di chiedere scusa nella speranza che tale vicenda non abbia alcuna ripercussione sulla scelta che i cittadini saranno chiamati a fare il prossimo 26 giugno. Tutto questo, però, mi dà ancora più vigore affinché possa dimostrare l’assoluta correttezza del mio operato come persona e come amministratore pubblico, unicamente finalizzato a garantire per la città di Pozzuoli le migliori opportunità per consentirle di competere alla pari con le altre rinomate località della nostra regione quale meta di interesse turistico internazionale e, con riferimento alla vicenda pubblicata stamane, l’assenza di qualsiasi strumentalizzazione della mia funzione o l’indebito utilizzo di beni dell’amministrazione. Spero solo che non debba aspettare oltre dieci anni per provare la mia innocenza, come è già avvenuto in relazione alla vicenda relativa al mercato ittico. Procedimento all’esito del quale, come è noto, la Corte d’Appello di Napoli non solo riconobbe la mia estraneità, ma sottolineò l’utilità della mia iniziativa amministrativa diretta a risolvere le problematiche per le quali ero stato imputato.
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TITOLO: Sboarina: «Non mi apparento con Tosi. Sembrerebbe un patto di palazzo. Me ne assumo la responsabilità»
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OCCHIELLO: Il sindaco uscente di Verona: «Gli elettori capiranno, la città non andrà a sinistra». Domenica 26 giugno si giocherà la riconferma contro il candidato del centrosinistra Damiano Tommasi
TESTO: Oggi Tosi ha detto che voterà per lei, poi però l’ha accusata di perseguire «logiche antidemocratiche». La ritiene più un’apertura o un modo per metterla in difficoltà? «Secondo lei? ... Diciamo che lo ringrazio per l’appoggio, poi probabilmente lui ha punti di vista diversi dai miei, ma di sicuro il mio atteggiamento non è antidemocratico. La realtà è che da un lato c’è una sinistra che ha cercato di bloccare in tutti i modi lo sviluppo della città, dall’altro ci siamo noi che rappresentiamo un’area culturale omogenea sui valori, come la sicurezza o la famiglia, ma anche sui progetti amministrativi».
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TITOLO: Lucca, il ballottaggio è un caso nazionale. Vito: con Casapound? Lascio Forza Italia
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OCCHIELLO: Mallegni replica: «Non sa nulla». Anche Veronesi con Pardini, ma Calenda: «Incapace, noi con Raspini»
TESTO: Il ballottaggio che tra una settimana porterà alla scelta del nuovo sindaco di Lucca fra Francesco Raspini — candidato del Pd e di cinque liste civiche di centrosinistra — e Mario Pardini — sostenuto da Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e due liste civiche — diventa un caso politico nazionale. Dopo l’annuncio di venerdì degli apparentamenti di Pardini con Fabio Barsanti (candidato di destra, già in campo nel 2017 con Casapound) e il civico Elvio Cecchini, cui si somma l’appoggio esterno di Andrea Colombini, il candidato sostenuto dal mondo no vax, quella di ieri è stata una giornata ricca di colpi di scena. Aperta dal deputato di Forza Italia Elio Vito che ha fatto sapere con un tweet di aver «comunicato al presidente Berlusconi che se a Lucca verrà confermato l’apparentamento con Casapound, lascerò il partito». Immediata la reazione del coordinatore toscano di Forza Italia Massimo Mallegni, uno dei principali sostenitori dell’accordo con Barsanti che anzi — il senatore di Pietrasanta lo spiegava pochi giorni fa al Corriere Fiorentino — avrebbe voluto in squadra già al primo turno. «Vito — afferma Mallegni — si è introdotto in una vicenda che non conosce, non sa chi siano le persone, non conosce la nostra storia, non ha nessun tipo di collegamento col territorio, ma vuole solo guadagnarsi un collegio che il Pd probabilmente non gli riconoscerà mai. A Lucca stiamo insieme con tutte le forze che vogliono essere alternative a quella sinistra che ha governato male per dieci anni e su questo non abbiamo dubbi». Sulle polemiche per l’apparentamento tra il centrodestra e Barsanti, definito «vergognoso» venerdì dal deputato Pd Emanuele Fiano, è intervenuto anche Matteo Salvini, ieri a Lucca per un aperitivo con Pardini: «Il Pd — ha detto il leader della Lega — farebbe meglio a pensare a Lucca e a tutti i problemi che non ha risolto in questi 10 anni, anziché a queste cose. Pardini ha fatto bene ad allargare la coalizione, da una parte e dall’altra. Se il centrosinistra rimane solo va poco lontano, meglio così».
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TITOLO: Ucraina, il no alle armi a Kiev manda in tilt i 5 Stelle. Di Maio si dissocia
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OCCHIELLO: Trapela una bozza, l’ex capo politico attacca: a rischio la sicurezza. Gubitosa: da lui fango. L’ambasciatore Razov: in Italia non tutti d’accordo
TESTO: «Le parole dell’ambasciatore russo sull’invio delle armi sembrano purtroppo un plauso alle intenzioni espresse dalla risoluzione M5s che sta girando in queste ore», commenta il senatore dimaiano Primo Di Nicola. Ma i vertici Cinque Stelle respingono gli addebiti. «La bozza che sta circolando in queste ore non è la risoluzione alla quale stiamo lavorando con tutta la maggioranza», precisa la capogruppo Mariolina Castellone. La senatrice parla di un testo condiviso con le altre forze della maggioranza e chiarisce: «Per noi è importante che nel testo si parli di de-escalation militare e centralità del parlamento nelle scelte sulla guerra in Ucraina. Chi in queste ore sta divulgando documenti diversi lo fa per creare fibrillazioni in maggioranza, delegittimare chi è impegnato a fare sintesi e vanificare il grande lavoro che stiamo facendo».
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TITOLO: Beppe Sala e gli altri, le manovre e il cantiere aperto per il centro
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OCCHIELLO: Le mosse per costituire un gruppo che metta in sicurezza il governo. Riflettori anche su Forza Italia. La distanza di Carlo Calenda
TESTO: Ma eccolo Luigi Di Maio. È a un passo dall’aver perso ogni speranza che all’interno del Movimento ci sia ancora qualcosa da fare. È convinto che il partito del miracolo del 2018 navighi adesso tra il 5 e l’8 per cento, non ha ancora deciso se salpare per altri lidi ma per ora si prepara a combattere, in completa sintonia con Sala, quella che ritiene la madre di tutte le battaglie: il confronto in Parlamento sul sostegno all’Ucraina, cartina di tornasole della tenuta del governo. Ed è proprio in vista del 21 giugno che sta parlando con tanti deputati e senatori, per scongiurare colpi di testa e di mano di Giuseppe Conte e impedire la presentazione di un documento contro Draghi. Proprio Conte, che sotto il suo governo ha fatto crescere e di molto la spesa per gli armamenti. Proprio Conte, pensa Di Maio, che sta ripetendo gli errori che ha fatto lui ai tempi dell’alleanza con Salvini. Ma il ministro degli Esteri può rivendicare di aver scritto un libro per pentirsi e che ora ha capito. Mentre l’amico Giuseppe si sta radicalizzando. E la previsione di Di Maio è che sarà proprio Beppe Grillo a fermarlo e a impedirgli di strattonare il governo. Ma vede anche che il no dell’Elevato al doppio mandato lascia Conte in balìa delle Erinni, impossibilitato ad arginare la fuga dal Movimento.
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TITOLO: Caos M5S sull’invio di armi a Kiev, Conte vuole «processare» Di Maio. Ma lui è tentato dall’addio
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OCCHIELLO: Scambio di accuse e veleni sulla bozza dei senatori 5 Stelle: il braccio di ferro tra l’ala del presidente e quella del ministro non si placa. Il ruolo di Beppe Grillo
TESTO: Una scissione accompagnata anche da veleni e sospetti. La questione della bozza dei senatori M5S diventa un giallo. I contiani temono che «sia stata fatta circolare ad arte»: non fanno nomi, ma l’accusa all’altra ala è palpabile. I dimaiani invece sottolineano come il pericolo per il governo sia stato aggirato grazie a loro. E puntano l’indice contro i nemici interni: «Stavano per fare uno scherzetto. ..». Girano anche voci (non confermate) sui presunti autori della bozza, di chiara appartenenza contiana. I dimaiani sono convinti che il Movimento si stia radicalizzando su posizioni non condivise: «Ci stiamo spingendo alla sinistra di Leu». «Non abbiamo identità, né un programma», ribadiscono alcuni. E negano che il problema sia il tetto dei due mandati: «Va mantenuto, lo diciamo tutti. Siamo tornati indietro di dieci anni con Conte e per questo dobbiamo tenere la regola». Sulle novità introdotte dal leader c’è sarcasmo. L’organizzazione e quello che i vertici definiscono «metodo condiviso» vengono scherniti: «Sono collegiali, come la corte del Re Sole». I dimaiani sono convinti oltretutto che la linea anti-Draghi non sia sostenuta da Grillo, che «non vuole far cadere l’esecutivo».
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TITOLO: Berlusconi dà forfait alle nozze di Giorgia Venturini. Fonti azzurre: «Nessun malore»
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OCCHIELLO: In Sardegna per il week-end, il leader di Forza Italia avrebbe dato forfait all’ultimo momento
TESTO: Giallo sull’assenza di Silvio Berlusconi al matrimonio della conduttrice Mediaset Giorgia Venturini. In Sardegna per il week-end, il leader di Forza Italia avrebbe dato forfait all’ultimo momento: fonti azzurre, interpellate dall’Adnkronos, smentiscono che si sia trattato di un malore. In chiesa, tra gli invitati, alcuni dei quali politici bipartisan, apprensione per le condizioni del Presidente, atteso da tutti, che fino a sabato sera aveva confermato la sua presenza all’evento. «Nessun malore, sta benissimo, è a casa sua in Sardegna dove ha trascorso il week-end e questa sera torna ad Arcore, come da programmi», fanno sapere fonti di Forza Italia. Sul profilo Instagram ufficiale di Berlusconi domenica pomeriggio è stata postata una foto che lo ritrae insieme alla compagna Marta Fascina e dove compaiono anche il figlio Luigi, la nuora Federica Fumagalli e il nipotino Emanuele Silvio. «Una bellissima giornata in famiglia, col mio bellissimo nipotino. Tra poco si torna a Milano: abbiamo ancora i ballottaggi da vincere! » si legge.
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TITOLO: Ucraina, Todde (M5S): «Lavoriamo ad una risoluzione unitaria». Di Maio: mi attaccano con odio, dirigenti M5S mettono in difficoltà il governo
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OCCHIELLO: La vicepresidente dei 5 Stelle conferma il lavoro del gruppo a una mozione di maggioranza dopo le comunicazioni del premier Draghi in Senato il 21 giugno. Convocato per stasera il Consiglio nazionale che dovrà discutere di Di Maio. Il ministro degli Esteri replica con una nota
TESTO: Nel Movimento resta infuocata la discussione tra «contiani» e «dimaiani». Da un lato il gruppo dirigente vicino a Conte chiede un chiarimento e ipotizza l'espulsione di Di Maio. «Personalmente ritengo che occorra prendere provvedimenti, magari coinvolgendo la rete o comunque il consiglio nazionale. Vorrei ricordare che da capo politico Di Maio ha espulso persone per cose molto meno gravi, dice il vicepresidente M5S Riccardo Ricciardi, per il quale il ministro ieri, parlando di rischio per la sicurezza nazionale in caso di un posizionamento grillino critico verso Draghi sull'Ucraina, ha rivolto «un attacco strumentale ed è grave che utilizzi la sicurezza del Paese per attaccare i 5 Stelle». Anche un altro dei 5 vicepresidenti M5S, Michele Gubitosa, afferma: «Siamo a un punto di non ritorno: Luigi Di Maio ha pianificato la sua uscita dai 5 Stelle. È inaccettabile il fango che getta sul Movimento. Il M5S non è stato mai anti-atlantista. Nelle ultime 24 ore da vicepresidente del M5S mi sto domandando se possiamo ancora consideralo un ministro in quota 5 Stelle».
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TITOLO: Comunali, caso ballottaggi nel centrodestra. Da Verona a Parma nessun patto
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OCCHIELLO: Scaduto il termine per gli apparentamenti. Le situazioni di Cuneo, Catanzaro, Carrara, Lucca. Fratelli d’Italia: noi saremo leali, altri trovano scuse
TESTO: Se Maurizio Gasparri invita a votare Sboarina, si affilano però le armi in vista di un possibile risultato negativo, nel prevedibile rimpallo di responsabilità. E se gli apparentamenti in alcune realtà come a Lucca, dove il candidato del centrodestra si è accordato con la lista di un ex esponente di Casa Pound, hanno provocato malumori e polemiche (Elio Vito si è dimesso da partito e Camera in polemica con questa scelta), Silvio Berlusconi mostra su Instagram la sua foto con compagna, figlio e nipotino e fa sapere che si impegnerà per i ballottaggi. Intanto apparentamenti anomali si registrano nel cosiddetto campo largo del centrosinistra. A Cuneo, dove la candidata del centrosinistra è al ballottaggio, il M5S non si è apparentato, mentre a sorpresa Azione a Frosinone ha deciso di sostenere l’aspirante sindaco del centrodestra tra le proteste del Pd. A Carrara Iv si apparenta con il candidato del centrodestra, a Lucca invece, dove il candidato di Azione aveva dato la stessa indicazione, è intervenuto Carlo Calenda per dissociarsi.
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TITOLO: I timori di Palazzo Chigi per la credibilità dell’Italia
DATA:
OCCHIELLO: La preoccupazione che il conflitto nel M5S si ripercuota sull’esecutivo
TESTO: Gli spiragli che inducono a essere fiduciosi e a prevedere un esito positivo di questa vicenda ci sono. Giuseppe Conte ha ceduto sul «no» all’invio delle armi in Ucraina. Il leader dei 5 Stelle si accontenterebbe che tutte le novità di peso (incluse quindi le spedizioni di attrezzature militari a Kiev) passassero in qualche modo per il Parlamento. La difficoltà consiste nel trovare una formula che possa far dire all’ex premier di aver strappato qualcosa e che nel contempo eviti al presidente del Consiglio o ai ministri coinvolti nella crisi ucraina di dover riferire in continuazione alle assemblee di Camera e Senato, magari su argomenti sensibili come appunto l’invio delle attrezzature militari. Perciò si sta lavorando su un più generico impegno a mantenere «informato» il Parlamento.
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TITOLO: Elio Vito: «Lascio Forza Italia e mi dimetto da deputato»
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OCCHIELLO: Lo storico parlamentare azzurro spiega le ragioni della sua scelta: «Le posizioni di Berlusconi su Putin e la guerra in Ucraina e l’apparentamento di Forza Italia a Lucca con Casapound. Avevo già lasciato gli incarichi di partito dopo il vergognoso applauso alla bocciatura del ddl Zan»
TESTO: Su Instagram, poi, Vito ha fatto vedere la tessera di Forza Italia tagliata, ricevendo un cuore da Francesca Pascale, l'ex compagna di Silvio Berlusconi. Nella sua lettera al presidente della Camera Vito spiega le ragioni che lo hanno portato da tempo ad allontanarsi dal «suo» partito, fino alla decisione di lasciarlo definitivamente: «Forza Italia in questi ultimi mesi ha messo in atto e promosso la pratica deteriore del trasformismo, alimentando cambi di partito e di gruppo non motivati da ragioni ideali, valoriali, politiche ma da meri interessi personali, elettorali, di voti, di preferenze. Forza Italia ha perso la sua natura di movimento politico leaderistico, liberale e democratico. La sua classe dirigente si è chiusa in una gestione accentrata ed esclusiva del potere e le voci critiche sono state messe al bando, silenziate ed escluse dagli strumenti di comunicazione. Già in occasione del voto di Forza Italia al Senato che determinò il non passaggio all’esame degli articoli del ddl Zan, e del vergognoso applauso che lo accompagnò, lasciai i miei incarichi di partito. Successivamente ho sperato, ho cercato, ho creduto che fosse ancora possibile una fase di confronto e discussione, un cambiamento all’interno del partito».
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TITOLO: Scintille tra i 5 Stelle su Di Maio. Ma l’espulsione per ora non c’è
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OCCHIELLO: Consiglio nazionale animato con i big. Conte vuole una «soluzione politica». I sostenitori di Di Maio ostentano sicurezza: «Noi abbiamo agito per il bene del Paese e per il bene del partito»
TESTO: Intanto i dimaiani serrano le fila ed è partita la guerra dei numeri. Secondo i contiani con il ministro sono schierate poche persone, «al massimo una ventina», mentre nell’inner circle dell’ex capo politico si danno cifre diverse. Si parla di 30-40 parlamentari schierati al fianco dell’ex capo politico e — assicurano fonti qualificate — «la cifra è destinata a crescere ulteriormente se Conte continuerà a tenere posizioni troppo radicali». Insomma, si ha l’idea di assistere a una partita che è solo al calcio d’inizio e che si preannuncia piena zeppa di tatticismi.
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TITOLO: Verona, la lettera del vescovo Zenti prima del ballottaggio Sboarina-Tommasi: «Non votate chi sostiene idee gender»
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OCCHIELLO: La missiva inviata dal capo della diocesi suona come un endorsement al candidato di Fratelli d’Italia e Lega. In passato disse: «Ddl Zan? Bavagli e carcere come la Gestapo». Il malumore del Pd
TESTO: Il vescovo di Verona, non proprio in linea con la dottrina di Papa Francesco, indica anche altri valori sulla cui presenza i fedeli dovrebbero far attenzione nel considerare i programmi dei candidati: «il tema della disoccupazione, l’attenzione alle povertà, alle disabilità, all’accoglienza dello straniero, ai giovani, alla scuola cattolica, a cominciare dalle materne». Zenti non è nuovo a uscite che hanno fatto discutere. Nel 2015, con un’altra lettera, ma inviata agli insegnanti di religione, condivise il programma elettorale di una candidata della Lega alle elezioni regionali. Mentre di recente aveva usato toni durissimi contro il Ddl Zan. La premessa: «L’omosessualità praticata non è un valore agli occhi di Dio». E poi l’affondo: «Auspichiamo che si possa continuare a dire, che non resti traccia nel Ddl di bavagli o di possibili carceri. Sarebbero residuati da Gestapo».
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TITOLO: Di Maio, così un passo alla volta il ministro mutò rotta: abbiamo responsabilità, non potevo tacere
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OCCHIELLO: L’ex capo politico del M5S Luigi Di Maio e i dissidi con Giuseppe Conte: l’espulsione? Se mi cacciano non è un mio problema
TESTO: Già nel suo libro, Un amore chiamato politica, aveva sintetizzato il suo giudizio su Draghi: «Ci stiamo rimettendo in piedi, giorno dopo giorno». E adesso ha deciso di non stare più zitto, dopo aver dovuto digerire posizioni che lo hanno messo in imbarazzo, soprattutto sulle armi all’Ucraina. È convinto che, se la risoluzione che il Parlamento si prepara a votare non inciamperà in derive filo russe, sarà perché ha smesso di tacere. Intende farsi portatore di una sua visione, e non ha timori a dire che coincide con quella del premier. Pensa che i vertici del movimento si siano chiusi, rifiutando ogni confronto. E quindi si rivolge direttamente agli elettori, coltiva una rete esterna fatta di rapporti sul territorio, dialoga con esponenti del Pd e di Forza Italia, si confronta con i sindaci, Beppe Sala per primo, anche se non è detto che pensi già a un suo partito. Lo vogliono cacciare? Non lo sente come un suo problema, se vogliono espellerlo ci provino. Dentro o fuori che sia dice di sentirsi sereno, perché ora comunica senza lacci le sue idee. Pensa che Conte insegua il desiderio di un partito tutto suo, fosse anche del 5 per cento, con eletti che può scegliere e controllare, e che il passaggio intermedio che l’ex premier ha in mente sia quello di ritirare la delegazione dei ministri, lasciando solo l’appoggio esterno all’esecutivo, nell’illusione di fare meglio così la campagna elettorale. Una deriva che vuole contrastare.
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TITOLO: M5S, Di Maio attende l’Aula: poi una riflessione. La partita ora è sui mandati
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OCCHIELLO: I moderati frenano l’ex premier. Appendino: evitare l’Armageddon
TESTO: Però alla riunione del Consiglio nazionale i dimaiani si sono sentiti come imputati assenti. Eppure, il vertice organizzato da Giuseppe Conte ha avuto una evoluzione imprevista. Inizialmente Di Maio sarebbe finito sulla graticola, grazie agli interventi dell’ala contiana più radicale. Ma l’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede prima e il capogruppo Davide Crippa e Chiara Appendino poi, avrebbero cercato di placare gli animi, tentando uno stop alla guerriglia interna, per evitare «un Armageddon», usando l’espressione utilizzata dall’ex sindaca di Torino. Sarebbero emersi, secondo diverse ricostruzioni, alcuni rilievi nei confronti dei vertici. Nel mirino i toni usati dai vice di Conte nei confronti dell’ex leader (toni giudicati inaccettabili in alcuni casi) e la gestione del partito, a cominciare dall’esito delle Comunali. C’è chi nega: «Non c’è stato nessun attacco alla gestione». Ma c’è chi a microfoni spenti, confessa: «Almeno Di Maio ai suoi nemici lasciava spazio». Soprattutto Riccardo Ricciardi e Alessandra Todde sono finiti sotto osservazione. Così, dopo un tentativo di riunione allargata a 27 (con i coordinatori dei comitati tematici, semplici auditori), ieri mattina il Consiglio nazionale è tornato a riunirsi con i soli membri ufficiali.
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TITOLO: Armi all'Ucraina, martedì il test per Draghi al Senato. Le condizioni del governo
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OCCHIELLO: Scompare dal testo della risoluzione del Movimento 5 Stelle il no alle armi a Kiev, si tratta su un maggior coinvolgimento del Parlamento. Le condizioni dell’esecutivo guidato da Draghi che non vuole sentirsi sotto tutela
TESTO: L’onore delle armi si concede a un avversario che combatte strenuamente. Ma i 5 Stelle si presentano alla riunione di maggioranza con il sottosegretario agli Affari europei Enzo Amendola, che rappresenta Palazzo Chigi, avendo già issato bandiera bianca su due punti per loro fondamentali fino a qualche giorno fa: il no all’invio delle armi a Kiev e la richiesta di voto su una eventuale nuova spedizione di forniture militari in Ucraina. Quindi il tema dell’incontro diventa un altro: come trovare un accordo tra tutti che salvi la faccia a Giuseppe Conte? I dem ci provano. Del resto, le richieste dei grillini nella riunione di Palazzo Cenci sono assai più modeste di quelle precedenti: «Noi vogliamo che prima degli snodi cruciali a livello internazionale il governo passi per il Parlamento». E tra gli «snodi», ovviamente, c’è l’invio delle armi in Ucraina. Ma da Palazzo Chigi sono già arrivate due condizioni di cui Amendola si fa interprete: il governo «non può stare sotto tutela» e una risoluzione parlamentare non può smentire un decreto legge, quello, già votato da entrambe le Camere, con il sì del M5S, che autorizza eventuali nuovi invii di armi fino al 31 dicembre. In soldoni: se i 5 stelle ci tengono tanto a sottolineare nel documento della maggioranza il necessario coinvolgimento del Parlamento sulla questione delle attrezzature militari, bisogna richiamare anche quel decreto. I 5 Stelle non vorrebbero, Leu li segue, il Pd, con Alessandro Alfieri e Piero De Luca, propone due possibili mediazioni. Si tenta quindi di introdurre un passaggio assai generico sul fatto che il governo «continuerà ad aggiornare il Parlamento». La capogruppo M5S al Senato Mariolina Castellone prima apre poi si inalbera: «Sono termini troppo generici, così non va bene». Amendola sfodera le sue doti diplomatiche per trovare la quadra: «Cerchiamo una soluzione che vada bene a tutti». Intanto a Palazzo Chigi il premier, dopo aver messo i suoi paletti, lima il discorso che terrà oggi al Senato. Parlerà della strategia per arrivare alla pace, ma nel quadro degli impegni assunti con la Ue. E ieri una bozza delle conclusioni del Consiglio europeo rilanciata dalle agenzie di stampa recitava così: la Ue «rimane fortemente impegnata» a «fornire ulteriore sostegno militare» all’Ucraina. I grillini che hanno chiesto la «de-escalation» dell’impegno militare preferiscono fare finta di niente: già devono vedersela con il premier che ha fatto sapere che il coinvolgimento del Parlamento non può tramutarsi in «autorizzazioni preventive» al governo. Se dem e Leu cercano una mediazione che salvi la faccia a Conte, le altre forze politiche appaiono meno generose. Iv, +Europa, FI e Lega non accettano le richieste del M5S e Matteo Salvini, per una volta almeno apparentemente coperto e allineato, critica i 5 Stelle: «Avere un ministro degli Esteri sconfessato dal suo partito con una guerra in corso non è il massimo». E poi, a mo’ di rivincita, osserva: «Il governo non rischia certamente per noi». In realtà il governo, almeno oggi, non rischia affatto. Certo, la riunione di maggioranza prosegue per ore e ore, ma non solo per le difficoltà di trovare una via d’uscita onorevole al M5S. L’idea è quella di tirarla avanti il più a lungo possibile, onde evitare che il testo esca troppo presto e che i grillini, divisi come sono, possano boicottarlo prima dell’arrivo in Aula. E comunque il M5S ha bisogno di dimostrare di essere riuscito a tenere in stallo il governo, visto che non ha ottenuto ciò che chiedeva. Infatti alle 21.30 si decide di aggiornare l’incontro alle 8.30 di stamattina. Da uno dei tanti comizi per i ballottaggi che lo vedono impegnato in questa campagna elettorale, Enrico Letta avverte: «In questo momento dividersi sarebbe una cosa negativa». Ma la verità è che nessuno, a questo punto, teme più lo strappo del M5S.
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TITOLO: Conte e Casalino sono chiusi nel bunker (e cercano aiuto sul caso Di Maio)
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OCCHIELLO: La strategia del presidente dei 5 Stelle e dell’uomo chiave del suo staff: si narra di telefonate a Letta, Bettini e D’Alema. E tutti e tre avrebbero risposto al leader che non può buttare fuori Di Maio
TESTO: Quindi ne servono altri di alleati, all’interno del Movimento. Ma anche qui niente è gratis. Roberto Fico è il presidente della Camera e quindi fa un po’ effetto, soprattutto a chi cerca di avere la testa nel 2022 ma di sicuro ha i piedi nel ‘900, vederlo intervenire direttamente in una diatriba di partito, fosse anche il suo. Certo la mano che tende a Conte pare essere solida, di primo acchito. Fico è deluso e arrabbiato con il ministro degli Esteri, perché attacca il Movimento. Ma soprattutto perché è un mistificatore e mette falsamente in dubbio che i Cinque Stelle siano europeisti, atlantisti e schierati al fianco della Nato. Ma come? Non bisognava dire basta con le armi all’Ucraina? Come si coniuga con l’essere convintamente con la Nato che ha appena detto di essere pronta a inviare aiuti ben più massicci dei precedenti? Ecco allora che l’aiuto somiglia un po’, se non a un commissariamento, almeno a una scialuppa per tirare fuori Conte dalle acque di una deriva oggettivamente più vicina alla Russia che alle ragioni della resistenza. Anche la tentazione di ritirare la delegazione al governo per avere le mani libere dell’appoggio esterno, non si sa quanto reale o quanto millantata da chi ruota intorno alla galassia dell’ex premier, si rifugia nel limbo del forse vorrei ma non posso.
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TITOLO: M5S, Beppe Grillo: «Chi non crede più alle regole gioco lo dica»
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OCCHIELLO: Il garante del Movimento 5 Stelle interviene con un post sul blog, mettendo in guardia sul vincolo del doppio mandato: «Facciamo luce sulle nostre ferite. Possiamo scegliere di lasciare una foresta rigenerata o pietrificata»
TESTO: Grillo — nel suo post intitolato «Dictyostelium» (un genere di amebe che si ciba di batteri e possiede la capacità di formare aggregati pluricellulari in caso di condizioni ambientali avverse), cita Steve Jobs: «Quando il MoVimento fece i primi passi Steve Jobs chiese agli studenti di Stanford di accettare la morte come agente di cambiamento della vita e disse loro “ora il nuovo siete voi, ma un giorno non troppo lontano da oggi, diventerete gradualmente il vecchio e verrete spazzati via. Scusate se sono così drastico, ma è vero”. La sua Apple è oggi diventata la più grande impresa del mondo e la Silicon Valley resta la culla dell’innovazione tecnologica. Ma nella vicina Arizona c’è anche una foresta pietrificata da milioni di anni. Siamo tutti qui per andarcene, comunque, ma possiamo scegliere di lasciare una foresta rigenerata o pietrificata».
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TITOLO: Di Maio lascia il Movimento 5 Stelle: cosa sappiamo
DATA:
OCCHIELLO: Al Senato e alla Camera si stanno raccogliendo le firme dei fedelissimi so Luigi Di Maio per la costituzione di gruppi parlamentari autonomi
TESTO: La fine sembra essere arrivata. Secondo quanto riporta l'Ansa, sia al Senato che alla Camera si stanno raccogliendo le firme dei parlamentari del Movimento 5 stelle che si riconoscono come vicini a Luigi Di Maio per la costituzione di gruppi autonomi. Per costituire un gruppo a Montecitorio servono 20 deputati in base al regolamento. Sarebbero molto più di venti i deputati e almeno sette i senatori pronti a seguire Luigi Di Maio nella scissione del Movimento 5 stelle, l’obiettivo è arrivare a 45 parlamentari. «Puntiamo a 50», spiega una fonte parlamentare. Anche la rappresentanza nel governo sarebbe toccata, sempre che l’esecutivo resti in carica all’esito del dibattito parlamentare di oggi sulle comunicazioni di Mario Draghi: oltre al ministro degli Esteri, tre sottosegretari e una viceministra. Sarebbero 46 le firme tra Camera e Senato per la formazione dei due gruppi che saranno guidati da Luigi Di Maio, dopo la scissione del Movimento 5Stelle. Tra i deputati, sono usciti i nomi di Gianluca Vacca, Sergio Battelli, Alberto Manca, Caterina Licatini, Luigi Iovino, Andrea Caso, Davide Serritella, Daniele Del Grosso, Paola Deiana, Filippo Gallinella, Francesco D’Uva, Vincenzo Spadafora, Iolanda Di Stasio, Cosimo Adelizzi, Carla Ruocco, Marialuisa Faro, Vittoria Casa, Gianluca Rizzo, Mattia Fantinati, Generoso Maraia, Patrizia Terzoni, Pasquale Maione, Giovanni Luca Aresta, Maria Pallini, Andrea Giarrizzo, Chiara Gagnarli, Nicola Grimaldi, Luciano Cillis, Elisabetta Barbuto, Anna Macina, Marianna Iorio, Luca Frusone, Giuseppe D’Ippolito, Silvana Nappi ed Emanuele Scagliusi. Tra i senatori invece ci sarebbero i nomi di Emiliano Fenu, Fabrizio Trentacoste, Daniela Donno e Antonella Campagna, oltre a quelli di Vincenzo Presutto, Primo Di Nicola, Sergio Vaccaro e Simona Nocerino. Per quanto riguarda il governo a dire addio al Movimento, sarebbero Laura Castelli (MEF), Anna Macina (Giustizia) e Dalila Nesci (Sud).Sempre secondo alcune fonti parlamentari, i gruppi di Di Maio si dovrebbero chiamare «Insieme per il futuro». Sembra che l’uscita verrà annunciata in una conferenza stampa che si dovrebbe tenere dopo la fine della seduta dell’aula del Senato dedicata alle comunicazioni di Mario Draghi sul Consiglio europeo. «Si apre una fase transitoria, i numero per il gruppo ci sono alla grande ma nessuno sa nulla di nome e simbolo», spiega un parlamentare vicino al ministro. Per palazzo Madama le cose sono più complicate, perché servirebbe un simbolo già presente sulla scheda elettorale. E perché per ora i senatori dati per probabili nelle liste che circolano fra i loro collegi sono inferiori al numero di dieci. «Tutta gente che non versa la quota di restituzione al Movimento da almeno due anni», ironizza una fonte di area contiana.
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TITOLO: Draghi in Parlamento: «Continueremo a sostenere Kiev secondo il mandato ricevuto»
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OCCHIELLO: «Spetta a tutti noi vedere l’Ucraina rinascere», dice il premier in Aula
TESTO: Arriva in Senato puntuale, prima di entrare risponde in modo diplomatico alla domanda del giorno, se è preoccupato dalla posizione che terranno i Cinque Stelle: «Mah, non lo so, vediamo, vediamo. .». Di sicuro Mario Draghi non è preoccupato per le parole molto chiare che pronuncia, e che in qualche modo cercano di mettere la sordina alle polemiche di queste ore. Non pronuncia la parola armi, dirette a Kiev, ma non ne ha bisogno: «Continueremo a sostenere Kiev secondo il mandato che il Parlamento ci ha dato». Insomma per il capo del governo ogni linea diversa dal mandato ricevuto da Camera e Senato, una linea che rimarca essere perfettamente intrecciata con gli obiettivi dell’Unione europea e del G7, non è nemmeno da prendere in considerazione.
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TITOLO: Di Maio, la conferenza stampa in diretta
DATA:
OCCHIELLO: Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e l‘addio al Movimento Cinque Stelle: «Insieme per il futuro» è il suo nuovo progetto politico
TESTO: «Oggi è stata una giornata molto importante: al Senato è stata votata la risoluzione che rafforza il governo e il presidente Draghi che andrà al Consiglio europeo con un ampio sostegno delle forze politiche», ha proseguito, ricordando come fosse necessario «di fronte alle atrocità che sta commettendo Putin scegliere da che parte stare della storia, con l’Ucraina aggredita o la Russia aggressore. Le posizioni di alcuni dirigenti del M5s hanno rischiato di indebolire il nostro Paese». Oggi — ha aggiunto — «siamo arrivati a un voto chiaro e netto, e dispiace che sia stato alimentato un lungo e logorante scontro per fini mediatici». Proprio di fronte a una «situazione così complessa» c’è bisogno «di una Europa unita» che «dipende dall’unità dei governi degli stati membri, lasciando da parte ogni polemica strumentale». In questi mesi «la prima forza politica in Parlamento aveva il dovere di sostenere il governo senza ambiguità. Abbiamo scelto di fare un’operazione verità, partendo proprio dall’ambiguità in politica estera del M5s. In questo momento storico sostenere i valori europeisti e atlantisti non può essere una colpa». E, ha ribadito con forza, «pensare di picconare la stabilità del governo solo per ragioni legate alla crisi di consenso è da irresponsabili. Questa guerra non è uno show mediatico, è reale, le vittime sono reali».
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TITOLO: M5S, Grillo: così ci biodegradiamo. Fico attacca, duello con Di Maio
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OCCHIELLO: Il garante (in arrivo a Roma) infuriato per i riferimenti alle espulsioni sventolati dai contiani. Il presidente della Camera: «Noi contro la Nato? Una stupidaggine». La replica del portavoce del ministro degli Esteri: «Stupiti da attacchi istituzionali»
TESTO: Senza tregua. La guerra interna ai Cinque Stelle si arricchisce ogni giorno di un nuovo capitolo. Lunedì è stato il presidente della Camera Roberto Fico a prendere posizione rispetto alle dichiarazioni di Luigi Di Maio: «Ci sentiamo arrabbiati e delusi», dice. E chiarisce: «Non c’è nessun Conte-Di Maio, state sbagliando prospettiva. L’unica cosa che c’è è, al massimo, Movimento-Di Maio», ribadendo le posizioni pro Nato e Ue del M5S. Le parole dei Fico suscitano la reazione del portavoce del ministro degli Esteri: «Stupiti e stanchi per gli attacchi che diversi esponenti M5S, titolari anche di importanti cariche istituzionali, oggi hanno rivolto al ministro Di Maio», commenta Giuseppe Marici. E ammonisce: «C’è un limite a tutto».
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TITOLO: Governo, dopo l’addio Di Maio al M5S la crisi non c’è ma il gioco al centro può accelerare il ritorno al voto
DATA:
OCCHIELLO: Non ci saranno rimpasti né il leader del Movimento potrà presentare una mozione di sfiducia del ministro: significherebbe sfidare lo scudo del Quirinale
TESTO: Semmai sono cambiati gli equilibri: ora il Carroccio è il partito di maggioranza relativa e il cambiamento avrà un peso quando si discuterà di temi economici e sociali. Ma in questo passaggio di politica estera Salvini è rimasto al fianco del premier. Raccontano da Palazzo Chigi che «durante le trattative sulla risoluzione, mentre il Pd era in chiaro imbarazzo, i capigruppo della Lega sono stati i più netti». E ancor di più lo è stato Di Maio, che ad ogni proposta di riformulazione del documento dei suoi compagni di partito, rispondeva: «Non va bene, bisogna essere più chiari».
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TITOLO: Conte per ora resta al governo: Di Maio? Stavo solo aspettando
DATA:
OCCHIELLO: La linea del leader nel medio termine è di non rivendicare posti o attaccare l’esecutivo
TESTO: Già, oggi. Ma domani? Nelle prossime settimane? Nei prossimi mesi? L’indicazione di Conte nel breve periodo è quella di rimanere ancorati al governo Draghi, di non porre questioni di caselle ministeriali o di posti di sottogoverno, di non dare sponde mediatiche a Di Maio, «lasciando sempre a lui il dovere di spiegare perché ha fatto quello che ha fatto». Certo, nella pattuglia dei sopravvissuti del Movimento, più che disperarsi perché «abbiamo perso la Farnesina», si celebra il fatto che «ci siamo liberati del peso di avere uno dei nostri alla Farnesina». Traduzione: l’ex presidente del Consiglio, nel rapporto col governo del suo successore Draghi, sente da ieri di avere le mani più libere, di potersi sganciare all’occorrenza, di poter più agevolmente giocare a quel tira e molla che nell’ultimo anno e mezzo ha scandito tempi e modi della comunicazione di Matteo Salvini, che in queste ore (non a caso) punzecchia Di Maio e non lui. Con un unico vincolo, per adesso: non rompere col Pd, non superare i confini del campo largo costruito a fatica insieme a Enrico Letta e alla sinistra. Alle sollecitazioni arrivate per tutto il giorno dal largo del Nazareno, anche col segretario del Pd, Conte ha risposto ostentando sobrietà: «Tranquilli, non romperemo la maggioranza». D’altronde, parole sue, «non sono io, oggi, quello che deve spiegare le ragioni di un gesto irresponsabile…».
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TITOLO: Spadafora: «Esaurita la forza propulsiva del M5S, ora una casa senza re o padroni»
DATA:
OCCHIELLO: L’ex ministro: «Conte era un uomo delle istituzioni e ora tenta di brandire temi populisti, ha preferito gli slogan ai ragionamenti»
TESTO: Alea iacta est: addio Movimento. Vincenzo Spadafora, qual è stato il punto di non ritorno nella diaspora da Giuseppe Conte? «Conte ha avuto due grandi opportunità. Quella di essere catapultato a Palazzo Chigi, ed è stato bravissimo soprattutto durante la pandemia, poi ha ricevuto in dono, superando le resistenze di Grillo, un Movimento con una grande storia alla quale sembrava potesse portare un valore aggiunto di idee e consenso. Non è andata così: era un uomo delle istituzioni e ora tenta di brandire temi populisti, ha preferito gli slogan ai ragionamenti, ha nominato molte persone senza capacità politiche ma fedeli a lui. Avrebbe dovuto aprirsi al confronto interno, invece ha rinunciato all’ambizione di volare alto e si è messo ad alimentare scontri e odio».
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TITOLO: M5S, oltre 60 seguono Di Maio. La Lega diventa primo partito: i nuovi equilibri in Parlamento
DATA:
OCCHIELLO: Con il ministro 51 deputati e 11 senatori. Ecco come il Movimento ha dimezzato i propri rappresentanti: nel 2018 erano 333, oggi sono 165. Ma lo scouting non è finito
TESTO: A seguire il titolare della Farnesina ci sono anche pezzi importanti del governo, come la viceministra Laura Castelli (Economia). Poi i sottosegretari: Manlio Di Stefano (Esteri), Dalila Nesci (Sud), Anna Macina (Giustizia) e Pierpaolo Sileri (Salute). Qualcuno, come l’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede, non se l’è sentita e ha preferito restare tra gli stellati, ma la campagna acquisti è tutt’altro che chiusa. Lo scouting non è finito. Ci sono ex ministri che potrebbero presto riunirsi con i dimaiani. Anche perché sulla truppa M5S c’è sempre lo spettro della tagliola dei due mandati. Non a caso, tra i grillini che hanno seguito l’ex leader ci sono diversi volti storici: da Carla Ruocco (ex esponente del direttorio) all’ex tesoriere Sergio Battelli, dall’ex capogruppo alla Camera Francesco D’Uva, compresi Mattia Fantinati e Gianluca Vacca.
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TITOLO: Il vertice nella notte di Di Maio con i fedelissimi dopo le parole di Fico: così è nata la scissione
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OCCHIELLO: Stasera l’assemblea dei deputati e dei senatori stellati che doveva essere il luogo del dibattito sull’ex leader. Grillo, spiazzato, ora medita di annullare il blitz nella Capitale
TESTO: La situazione tra Di Maio e i vertici Cinque Stelle era compromessa da tempo, ma due episodi hanno fatto precipitare gli eventi. A segnare lo strappo sono due passaggi fondamentali delle ultime ore. In primo luogo, c’è l’assemblea congiunta dei deputati e dei senatori stellati prevista per stasera a Roma: la riunione avrebbe dovuto essere nelle intenzioni il luogo per parlare delle dichiarazioni del ministro degli Esteri sul disallineamento del Movimento dalla linea atlantista. In teoria, quindi, il luogo del dibattito sull’ex leader. Di Maio avrebbe voluto esserci per spiegare le sue ragioni. Il titolare della Farnesina, però, in queste ore è in missione in Serbia. Ha chiesto di anticipare o posticipare l’incontro per poter partecipare, ma la sua richiesta è rimasta inascoltata. Questa è stata la prima goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il colpo di grazia definitivo è arrivato con le dichiarazioni di Roberto Fico. «Come può un presidente della Camera attaccare un ministro per di più in missione istituzionale? », si lamentano i dimaiani più stretti. E ancora: «Il senso di rivalsa personale non dovrebbe mai prevalere sugli interessi del Paese». Le parole di Fico sono lo spartiacque.
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TITOLO: Sanità campana, giro di valzer per i direttori generali: D’Amore al Cardarelli, Verdoliva resta alla Napoli 1
DATA:
OCCHIELLO: Le nomine sono state comunicate dal presidente De Luca alla giunta regionale
TESTO: Alla Asl Napoli 1 resta Ciro Verdoliva. All’Asl Napoli 2 va Mario Iervolino da Salerno. Alla guida della Asl Napoli 3 va Giuseppe Russo, ex direttore sanitario del Cardarelli. All’Azienda Moscati di Avellino, conferma per Renato Pizzuti. All’Asl di Avellino, Mario Ferrante, proveniente da Benevento. All’Azienda San Pio Benevento si sposta Maria Morgante che va via da Avellino. A capo della Asl Benevento resta Gennaro Volpe. All’Asl di Caserta va Amedeo Blasotti, new entry. Ed all’Asl di Salerno si sposta Gennaro Sosto dalla Napoli 3. Inoltre, Sosto rimarrà responsabile del procedimento per la realizzazione del nuovo ospedale unico della Costiera Sorrentina. Mentre Maurizio Di Mauro, direttore generale dell’Azienda dei Colli, sarà impegnato nella struttura centrale dell’assessorato alla Salute. Antonio Giordano, che va in quiescenza, mantiene l’attuale incarico commissariale. «È un impegno — ha dichiarato il presidente della giunta regionale della Campania Vincenzo De Luca — a valorizzare e a non disperdere tutte le esperienze amministrative che si sono sviluppate in questi anni difficili».
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TITOLO: Sala, Nardella, Pizzarotti: ecco i possibili «alleati» di Di Maio
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OCCHIELLO: I principali interlocutori del ministro degli Esteri sono alcuni sindaci di grandi città (c’è anche Brugnaro), più difficile il dialogo con Renzi e Calenda
TESTO: Disponibilità al confronto la offre anche il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti: «Di Maio interlocutore al centro? A mio modo di vedere per la via che ha preso certamente sì. Ora occorrerà vedere quali connotati. Ieri sulla politica estera che è molto importante per la collocazione di un partito, Di Maio ha preso delle posizioni molto nette e molto simili mi pare a quelle che hanno altri partiti in Parlamento compresi i nostri amici dei gruppi parlamentari. Dopodiché su Di Maio occorre ancora vedere bene cosa farà, nel senso che Di Maio del balcone dell’abolizione della povertà e dei navigator è qualcosa di molto significativamente diverso da adesso. Se Di Maio ha preso la strada della responsabilità della cultura di governo io ne sono particolarmente lieto perché va ad ingrossare quelle fila che da anni cerco di mettere insieme per dare un po’ di equilibrio alla politica italiana, ma questo ce lo diranno solamente i prossimi mesi». Così Toti a 24 Mattino su Radio 24.
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TITOLO: Draghi al Colle dopo il via libera: «Fondamentale l’unità su Kiev»
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OCCHIELLO: Sì della Camera alla risoluzione, premier e ministri da Mattarella. La scissione nei Cinque Stelle non si ripercuote sull’esecutivo.In Aula FdI si astiene. Meloni: difendere l’interesse nazionale
TESTO: In Aula, Meloni ha attaccato «l’ambiguità» del governo, rivendicando come sia questo il momento di fare «scelte necessarie a difendere i suoi interessi nazionali», e non quello dei «compromessi al ribasso: «L’Italia non può permettersi di essere l’anello debole dell’Occidente, cioè del sistema di alleanze commerciali, di difesa, economiche del quale fa parte da sempre», scandisce. La replica arriva da Enrico Letta, segretario del Pd: «La foto di qualche giorno fa ha tre protagonisti, il presidente francese, il cancelliere tedesco e il premier italiano», ed è «interesse nazionale quello che si sta portando avanti con il governo Draghi: sull’Ucraina non possiamo far prevalere la stanchezza, loro non sono stanchi. Continueremo a sostenere la loro libertà e la democrazia, che sono i valori della nostra civiltà».
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TITOLO: M5S e il voto pro Kiev. Battute, perfidie (e le pizzette di Renzi): il dietro le quinte di un giorno infinito
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OCCHIELLO: Il racconto: la spaccatura tra Conte e Di Maio tiene banco nei corridoi di Palazzo Madama mentre si lima il documento che finisce per tenere insieme le forze (divise) della maggioranza
TESTO: Cercare subito uno del Pd. Ma niente: camminano veloci, sguardi accigliati dietro le mascherine, scuse miserabili: devo tornare in aula, aspetto la telefonata di mia moglie. Si volta il comunista (non è un modo di dire) Marco Rizzo, che parlava con il suo unico senatore rosso, Emanuele Dessì, ex grillino. «Emanuele, dai: fagli vedere la fotocopia». Dessì tira fuori un foglio, è il programma del M5S, con cui fu eletto nel 2018: ripudio della guerra, disarmo, Russia partner economico, riformare la Nato. «All’epoca, il capetto dei 5 Stelle era Di Maio — dice Rizzo — Ma non stupitevi. Questi si dividono su un tema gigantesco come la guerra solo per aggirare il limite del doppio mandato. Ricordo che Bertinotti e Cossutta, un argomento così, lo affrontarono invece con un cipiglio memorabile». Paragoni con Di Maio e Conte? «Sarebbe come paragonare la compagna di scuola con Sharon Stone» (poi, boh: s’avvicina Stefania Craxi e gli urla: «Rizzo, tu dovevi sposarmi! ». E lui: «Ma tu sai che io ho fatto molto di più! »).
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TITOLO: Lo «scudo» dell’Europa per affrontare l’autunno. Lo scoglio della Finanziaria
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OCCHIELLO: Le valutazioni sugli sviluppi del conflitto e le preoccupazioni sull’andamento dell’economia si sono legate allo scenario nazionale
TESTO: L’appuntamento al Quirinale tra Mattarella e Draghi in vista del Consiglio europeo non serviva per discutere del quadro politico italiano: d’altronde la crisi di M5S non ha prodotto una crisi di governo e neppure ha toccato la sua composizione. Ma l’analisi sui temi che saranno al centro del prossimo vertice a Bruxelles, le valutazioni sugli sviluppi del conflitto e le preoccupazioni sull’andamento dell’economia si sono legate allo scenario nazionale. L’autunno si avvicina e tra inflazione, crescita dei costi per le materie prime, rialzo dei tassi d’interesse «si preannuncia una fase complicata», spiega un ministro che ha partecipato all’incontro al Colle. Dove si è convenuto che senza un quadro di tenuta europea si rischiano di innescare forti tensioni sociali.
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TITOLO: Di Maio, il piano anti-Conte. Ecco come in un giorno ha strappato 61 parlamentari e 2,5 milioni al M5S
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OCCHIELLO: Anche due eurodeputate aderiscono a Insieme per il futuro. Appendino invece si sfila: «Una scelta che non condivido». Il tesoretto dei rimborsi per la campagna elettorale
TESTO: Sessantuno parlamentari in meno, d’un colpo. Il giorno dopo il big bang degli scissionisti dimaiani, il Movimento si ritrova con le truppe precisamente dimezzate rispetto ai 333 eletti conquistati grazie allo storico exploit alle Politiche 2018 . Ben 51 deputati e 10 senatori hanno mollato il leader Giuseppe Conte, per passare a Insieme per il futuro e ai nuovi gruppi parlamentari dei fedelissimi del ministro degli Esteri, che, arrivato ai vertici istituzionali dopo una scalata populista, da tempo ha cambiato radicalmente pelle virando verso il campo moderato e della responsabilità. Questo nuovo profilo, diventato sempre più marcato dopo l’invasione russa, in contrapposizione a quello del ritorno alle origini «duro e puro» di Conte, è stata la chiave decisiva per convincere le truppe a seguire il ministro. E pallottoliere alla mano, in questa diaspora grillina, non sembra nemmeno avere influito lo stop al terzo mandato imposto dal fondatore «Beppe»: dei 61 scissionisti, ben 40 sono al primo mandato.
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TITOLO: Pnrr, De Luca all’attacco: «Solo frottole il 40% al Sud». Ma Giovannini lo smentisce: «Dal Mims il 56%»
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OCCHIELLO: Botta e risposta a distanza durante l’evento Svimez-Utilitalia
TESTO: Ebbene il ministro, che contesta anche il rapporto di Utilitalia e Svimez, dice subito: «Il governo ha fatto una scelta chiara a favore del Mezzogiorno», una svolta «molto reale e non numerica». E sulla questione posta da De Luca risponde: «A riguardo ha già ampiamente parlato la ministra Carfagna, ma per quel che riguarda il nostro ministero siamo ben oltre il 40 per cento, siamo al 56 per cento. Questo risultato è una scelta deliberata, non è l’applicazione di un algoritmo. Così come ministero abbiamo il 70 per cento dei nostri investimenti per la lotta al cambiamento climatico a fronte di una media nel Pnrr del 37 per cento. Questo al di là delle singole linee di finanziamento, se andiamo a vedere l’Fsc ma anche il React Eu, le quote del Mezzogiorno sono ancora più forti». E ribadisce: «Tutto questo è frutto di una scelta chiara di questo governo a favore del Mezzogiorno. Questo vorrei che fosse evidenziato e colto. Talvolta leggo dei commenti e delle affermazioni che non trovo corrette nei confronti di quello che sta accadendo e in particolare del nostro ministero, proprio perché la svolta è stata fortissima ed è una svolta molto reale». Tornando al rapporto, coordinato da Luca Bianchi (Svimez) e da Maria Gerarda Mocella (Utilitalia), emerge sempre un gap nella gestione dei servizi. Si tratti di quelli idrici (in un momento di crisi) sia di quelli dei rifiuti. «La gestione dei servizi nelle regioni meridionali è spesso affidata agli enti locali, le cosiddette gestioni in economia (al Sud rappresentano il 26% della tipologia di affidamento) che hanno una scarsa capacità di investimento rispetto alle gestioni industriali — si spiega — Nelle gestioni in economia gli investimenti nel settore idrico sono pari a circa 8 euro annui per abitante contro una media nazionale di 49 euro. In Italia nel 2020 sono andati dispersi nelle reti di distribuzione dell’acqua potabile dei capoluoghi di provincia/città metropolitana 0,9 miliardi di metri cubi, pari al 36,2% dell’acqua immessa in rete (37,3% nel 2018), con una perdita giornaliera per km di rete pari a 41 metri cubi (44 nel 2018); a titolo di esempio, la percentuale delle perdite totali in distribuzione è pari a circa il 68% a Siracusa, contro il 14% di Milano (Istat, 2022). In Italia le famiglie che dichiarano di non fidarsi a bere l’acqua del rubinetto sono il 28,5% nel 2021: a livello regionale, le quote più elevate si riscontrano in Sicilia (59,9%), Sardegna (49,5%) e Calabria (38,2%) ». Passando ai rifiuti, in termini di obiettivi di raccolta differenziata raggiunti la situazione appare disomogenea, con sole due regioni del Mezzogiorno (Sardegna e Abruzzo) che superano l’obiettivo del 65%. Tra le proposte: potenziare lo sviluppo industriale delle utilities nel Sud, superando le gestioni in economia, semplificare la governance, completare il processo di costituzione di una nuova società dello Stato.
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TITOLO: Fronte Pnrr, dal Governo avviso a Giani: «No alle modifiche della legge Marson»
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OCCHIELLO: Il presidente della Regione annuncia: l’esecutivo è intenzionato a fare ricorso alla Corte costituzionale
TESTO: La legge era stata bocciata da Cgil e M5S perché riscriveva parte della legge Marson, andandone in deroga, e criticata per aver tolto la procedura di Vas, Valutazione ambientale strategica, e per le conferenze di co-pianificazione di soli 30 giorni e poi il silenzio-assenso, e ancora per i progetti che se approvati diventano automaticamente variante agli strumenti urbanistici. In attesa di capire su cosa sarà impugnata la legge, Giani è sbottato. «Vengo ora da un’arrabbiatura — ha detto il governatore — per una telefonata con il capo di gabinetto di uno dei sottosegretari alla presidenza del Consiglio che mi avvertiva, prima del prossimo consiglio dei ministri, che sarà fatto ricorso alla Corte costituzione per la nostra legge sulla semplificazione delle procedure che consentirebbe ai Comuni di presentare progetti». La legge è stata proposta dal gruppo Pd — che ieri non ha voluto commentare — e approvata a maggioranza dall’aula ad aprile. «Se devo presentare un progetto di rigenerazione urbana su un quartiere della città — ha aggiunto Giani — come faccio a presentarlo in 40 giorni, se c’è qualcosa non perfettamente conforme dal punto di vista urbanistico? Viene subito bocciato. Quindi noi avevamo fatto una leggina regionale con la quale avevamo adeguato i tempi, non eliminati, alle modifiche necessarie per presentare i progetti in conformità con i bandi fatti dallo Stato per il Pnrr». Nel pomeriggio poi Palazzo Strozzi Sacrati ha fatto sapere che dopo la forte presa di posizione di Giani i tecnici di Regione e Presidenza del Consiglio si sono messi in contatto e al lavoro per una «lettera di interpretazione» della norma che potrebbe evitare l’impugnativa da parte del Governo, presto vedremo se questa strada avrà successo.
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TITOLO: Di Maio apre i lavori al centro: il dialogo con i sindaci (e l’incognita di Calenda)
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OCCHIELLO: Il progetto del ministro degli Esteri guarda all’area progressista di Sala e a quella moderata, con Brugnaro possibile pontiere. Ma la collocazione dipenderà anche dalle mosse dei 5 Stelle
TESTO: Grande o piccolo che sarà, unico o in condivisione con altri, il «centro» di Di Maio inizia a prendere forma. Anche se non è detto che sarà un «centro». Calenda a parte, il ministro degli Esteri ha iniziato a tessere una tela che l’ha portato a intavolare una discussione con Beppe Sala, sindaco progressista di Milano, e Luigi Brugnaro, primo cittadino conservatore di Venezia. Dialogare con il primo vuol dire tenere in piedi una discussione che può coinvolgere personalità del calibro di Giorgio Gori, Dario Nardella e Antonio Decaro, sindaci rispettivamente di Bergamo, Firenze, Bari; discutere col secondo vuol dire accreditarsi anche verso il mondo dell’attuale centrodestra, dare un giro di bullone a quell’insegna di «interlocutore naturale del moderati» (il copyright è dell’ex Cinquestelle Emilio Carelli, oggi in Coraggio Italia) e trasformarsi in un possibile compagno d’avventura anche per i berlusconiani di governo oggi più vicini a Draghi che al Cavaliere (da Mara Carfagna a Mariastella Gelmini, passando per Renato Brunetta).
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TITOLO: Manovre al centro, Sala: guardo con attenzione a Di Maio. E Brugnaro perde quasi tutti i pezzi
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OCCHIELLO: Le parole del sindaco di Milano sul cambiamento dell’ex capo politico dei Cinque Stelle. La rottura M5S e le ricadute al centro: altri addii a Coraggio Italia. Carfagna: la scissione un bene
TESTO: Nella costruzione dell’«area Draghi», un azionista di maggioranza potrebbe essere Carlo Calenda. Azione, federato a +Europa, nei sondaggi veleggia tra il 4-5%. L’ex ministro, già alle ultime due tornate amministrative, ha tentato di fare da «capo cantiere» per aggregare più forze moderate. L’incognita di Calenda, noto per il carattere fumantino, al momento è ancorata alla totale incompatibilità con i profili di Renzi e Di Maio, anche se dietro le quinte qualcosa si muove. Il fronte più spinoso per unire, forse, è quello di Matteo Renzi. Oggi Italia viva nei sondaggi oscilla tra il 2 e il 3%. Così, anche per il forte pericolo di sparire alle Politiche, una personalità con forte ego politico come l’ex premier ha aperto al dialogo con altre forze, premettendo di essere anche disposto a fare un passo indietro. L’alleanza più fisiologica sarebbe tra renziani e il movimento del governatore ligure Giovanni Toti, che però ha già visto naufragare l’operazione con Coraggio Italia per unire anime, come quella di Luigi Brugnaro, che si sono poi rivelate del tutto incompatibili, tanto che il sindaco di Venezia ha proseguito da solo. Ma ieri 7 parlamentari (a cui se ne potrebbero aggiungere altri 4) hanno lasciato Coraggio Italia per una nuova formazione, Vinciamo Italia. Della litigiosità dell’area si è accorto, poi, un esperto dell’area come Clemente Mastella: «Il Centro se unito vale quasi il 20% ma purtroppo gli egoismi di alcuni frenano un progetto molto ambizioso».
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TITOLO: Ipf, Di Maio sceglie coordinatore politico e capigruppo: «Daranno stabilità al governo»
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OCCHIELLO: Spadafora coordinatore, Di Nicola capogruppo al Senato e Di Stasio alla Camera. A L’Abbate il coordinamento del «manifesto» del nuovo partito. Maglione presidente vicario e Faro vicepresidente
TESTO: Primo Di Nicola e Iolanda Di Stasio sono stati eletti capigruppo di Senato e Camera, della nuova formazione Insieme per il futuro di Luigi Di Maio dopo la scissione dal M5S. È quanto si apprende da alcuni partecipanti dell’assemblea dei gruppi di Ipf in corso a Montecitorio. Pasquale Maglione è stato invece eletto vice capogruppo vicario a Palazzo Madama. Ruolo di spicco inoltre per Vincenzo Spadafora, braccio destro di Di Maio, destinato al ruolo di coordinatore politico di Ipf. Il nuovo partito avrà un proprio «manifesto» e il deputato Giuseppe L’Abbate ne sarà il coordinatore. Il leader e attuale ministro degli Esteri, ha detto: «I nostri gruppi parlamentari daranno stabilità al governo. C’è un’onda civica che si avvicina. C’è tanto entusiasmo da valorizzare. Basta con populismi e sovranismi, non è tollerabile l’odio. Non si raccontano frottole ai cittadini, solo verità». L’assemblea dei parlamentari ha quindi eletto Pasquale Maglione presidente vicario, Maria Luisa Faro vicepresidente, Gianluca Vacca tesoriere. Sono stati inoltre eletti tre delegati d’Aula: Daniele Del Grosso, Vita Martinciglio, Margherita Del Sesto.
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TITOLO: Una guida al (grande) centro: chi sono i sei aspiranti leader. Ma chi tra loro ha i voti?
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OCCHIELLO: Di Maio, Calenda, Renzi, Toti, Carfagna e Brugnaro: i nomi in campo per aggregare consensi e non rischiare di sparire alle elezioni. Tra incompatibilità politiche e caratteriali, chi diventerà il capo dei moderati?
TESTO: Almeno per ora «Insieme per il futuro» non sarà un partito, non avrà un simbolo, ma è stato pensato come un «contenitore temporaneo» per unire più formazioni moderate. Il ministro degli Esteri, già capo politico del Movimento Cinque stelle, ha appena varato una clamorosa scissione dalla creatura di cui era stata tra i principali animatori. Martedì, d’un colpo, ha portato via al suo ex leader Giuseppe Conte 61 parlamentari (51 deputati e 10 senatori), oltre a circa 2,5 milioni di euro di rimborsi pubblici ai gruppi di Montecitorio e Palazzo Madama. Sarà questo il tesoretto di base per provare a organizzarsi sul territorio e finanziare la campagna elettorale che, già a settembre, entrerà nel vivo. Anche questa, come storicamente quasi tutte quelle precedenti, è una operazione prettamente parlamentare. Ora resta da capire, Di Maio a parte che nel suo collegio campano è sempre andato fortissimo, quali saranno gli altri «scissionisti» in grado di portare voti veri. Una incognita mica da poco, visto che molti di questi sono pressoché sconosciuti.
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TITOLO: Scissione Movimento 5stelle, Di Maio porta con sé 8 parlamentari. Emiliano: «Presto per il dialogo»
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OCCHIELLO: Il governatore non chiude al confronto tra le liste civiche e il ministro degli Esteri
TESTO: «Siamo nati come partito non ideologico – commenta L’Abbate – mentre il M5S è diventato il gruppo più ideologico in parlamento. Ho cercato in questi mesi di porre temi e questioni da dibattere: non c’è stato verso. Il Movimento si è radicalizzato e spesso si è collocato alla sinistra perfino di LeU: non siamo nati per questo ma per affrontare e risolvere questioni senza steccati ideologici. Aveva ragione quell’originario giudizio di Grillo su Conte: non ha visione politica ed è incapace di aggregare». «Aderisco a Insieme per il Futuro – dice Aresta – consapevole che non sarà facile ricostruire l’entusiasmo tra i cittadini. Ma non possiamo rinunciare ad essere protagonisti del cambiamento della nostra società». Per il deputato brindisino è un addio «doloroso» ma non è una scelta «che faccio contro il M5S nel quale lascio amici e compagni di viaggio e con i quali continuerò a collaborare».
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TITOLO: Cis, a Brindisi e Lecce arrivano 50 milioni a testa: la firma il 28 giugno con il ministro Carfagna
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OCCHIELLO: Appuntamento nella prefettura di Brindisi per firmare i Contratti istituzionali di sviluppo: i sindaci Rossi e Salvemini presentano i progetti
TESTO: Poco meno di 150 milioni arrivano in Puglia per i Contratti istituzionali di sviluppo (Cis) che Brindisi e Lecce firmeranno martedì 28 giugno con il ministro per il Sud, Mara Carfagna, nella sede della prefettura di Brindisi. Si aggiungono al Cis Taranto, avviato alcuni anni fa per una serie di opere destinate a incidere su molti aspetti dell’ambiente, dell’urbanistica e delle infrastrutture del capoluogo ionico. Riccardo Rossi, sindaco di Brindisi, parla di «punto di partenza per un nuovo sviluppo» ed elenca alcuni degli interventi finanziati dai 52 milioni in arrivo. Trenta milioni per la riqualificazione dell’ex Collegio Tommaseo come Polo dell’Innovazione del Mare; 17.2 milioni per la difesa del litorale dall’erosione della costa, compreso il tratto di falesia presente nella riserva naturale di Torre Guaceto; 5 milioni per il recupero di una prima parte dell’isola di Sant’Andrea. «Anche gli altri progetti presentati sono stati ritenuti ammissibili – conclude Rossi - e potranno trovare finanziamento con ulteriori risorse che il Governo potrà reperire. Nei prossimi anni la città di Brindisi cambierà volto e diventerà una delle più importanti città del Mediterraneo».
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TITOLO: Comunali, l’appello di Berlusconi, Meloni e Salvini. Letta: «Loro in video, noi invece in piazza»
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OCCHIELLO: I leader della coalizione con un video distinto invitato a sostenere i loro candidati ai ballottaggi. Le critiche del segretario del Pd
TESTO: Tutto ciò non significa che il voto non avrà un suo significato, perfino conseguenze che possono risultare decisive per il prosieguo della legislatura, anche se il premier fa capire che intende andare dritto e senza scosse. Nonostante tutte le variabili. Può accadere che il secondo turno favorisca, come spesso succede, il centrosinistra, il cui elettorato tende ad essere più fedele al rito del voto. E può accadere che la freddezza che ancora caratterizza i rapporti nel centrodestra sfoci in scontri e recriminazioni se — dove FdI, Lega e FI sono arrivati divisi — la coalizione non tornasse ad unirsi. A partire da Verona, la città a cui tutti guardano quasi come laboratorio per capire come si arriverà al voto.
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TITOLO: La carta presidenzialista che tenta il centrodestra
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OCCHIELLO: Così la coalizione che conta di vincere le elezioni politiche del 2023 cerca di archiviare la stagione dell’unità nazionale
TESTO: Quella rottura, con una scelta radicale a favore dell’atlantismo e dell’europeismo incarnati dal premier, tende invece alla creazione di uno spazio moderato, nella convinzione che una prosecuzione dell’«anomalia» si rivelerà inevitabile. Si tratta di una nebulosa composta soprattutto da un ceto politico a caccia di consensi ancora virtuali; e caratterizzata da un trasformismo nel quale spiccano troppi leader e sigle. Ma al fondo c’è il timore che un’uscita di scena di Draghi possa creare contraccolpi seri in termini di credibilità internazionale; e che un centrodestra egemonizzato da Meloni incontrerà diffidenze simili a quelle emerse dopo la vittoria di M5S e Lega nel 2018. Si delinea dunque uno scenario che contrapporrà due modelli di governo e di sistema. Con un’ulteriore incognita, non da poco.
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TITOLO: Azzolina passa con Di Maio e lascia il M5S: «È come un fidanzato che non cambia»
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OCCHIELLO: L’addio al Movimento dell’ex ministra: Il famoso nuovo corso, quello della maturità politica, non è mai iniziato. Non siamo né carne né pesce. Conte? Ostaggio dei suoi vice»
TESTO: «Dov’è la maturità politica se si fanno le scelte solo sulla base dei sondaggi? Dov’è la cura delle parole se ogni giorno si leggono e si sentono solo tweet e interviste al veleno? Dov’è la collegialità? Io sono una persona leale ma qui non si vuole la lealtà, si pretende la devozione e la fede cieca. Conte, che ho stimato come Presidente del Consiglio, oggi è ostaggio dei suoi vicepresidenti. In questi due giorni mi sarei aspettata un po’ di autocritica e invece c’è chi ha festeggiato. Tutto questo fa molto male pensando agli elettori, ma a loro dico con sincerità che il Movimento 5 stelle non esiste più. Anzi, vedrete che presto cambierà anche il simbolo. Andrò con 60 colleghi che hanno creduto nel nuovo corso, quello della maturità politica. E lo realizzeranno altrove».
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TITOLO: Draghi: «Dipendenza dal gas russo calata al 25%». Price cap: se ne riparla a ottobre
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OCCHIELLO: Il premier in conferenza stampa ha anche annunciato che convocherà le parti sociali per discutere della crescita dell’inflazione
TESTO: L’enegia è stata comunque il tema al centro del vertice Ue, a partire dalla proposta di «price cap» avanzata proprio dal capo del governo italiano. «Su energia andiamo verso più coordinamento e solidarietà. Occorre agire subito sui prezzi: Putin ha già tagliato le forniture» ha detto Draghi ai giornalisti. Mosca però non ha alternative: « L’Ue ha un potere di mercato che può esercitare con il price cap, non lo esercita perché alcuni hanno paura che Russia tagli ancora di più il gas, ma questo sta già succedendo» Le difficoltà però rimangono tanto che il premier ha dovuto ammettere, anche se la proposta del price cap ha incassato l’«apertura» della Germania: «Ci sono tanti timori: alcuni Paesi, a partire dai frugali, sono stati molto esitanti. Avevo chiesto un consiglio straordinario in luglio, giustamente mi è stato fatto osservare che ancora non c’è uno studio». Se ne riparlerà perciò a ottobre.
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