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LE NOTIZIE DAL GIORNO Sunday 22 January 2023 AL GIORNO Sunday 29 January 2023 SU: politica




TITOLO: Intercettazioni, scontro su Nordio. Lega e Fdi annunciano una stretta sui giornali
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OCCHIELLO: Forza Italia e Terzo Polo: ci sono degli abusi che purtroppo vengono registrati in questi anni ledendo i diritti di cittadini sbattuti in prima pagina
TESTO: E appunto viene richiesta la «procedura d’urgenza» per un disegno di legge di modifica alla riforma Cartabia sul processo penale. La materia è incandescente. Non tanto su questo provvedimento, dove ci si aspetta un consenso generale visto che si prevede la procedibilità d’ufficio per tutti i reati che hanno l’aggravante mafiosa. Una richiesta che il M5S rivendica come propria. Ma è sul tema intercettazioni che la battaglia si fa dura, dopo le parole del ministro Carlo Nordio. Le opposizioni vanno all’attacco, vedendo nell’azione del Guardasigilli la volontà di impedire l’uso delle intercettazioni per molte tipologie di reato e nella stessa maggioranza la linea non è unanime, nonostante proprio da FdI arrivi l’annuncio che si agirà su un punto preciso, quello della pubblicazione delle intercettazioni.
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TITOLO: La corsa al treno degli ex onorevoli (con il M5S in prima fila)
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OCCHIELLO: La spesa per i carnet da dieci viaggi aumentata di tredici volte nel giro di sei mesi
TESTO: La dimostrazione che i carnet non fossero proprio la prima scelta dei parlamentari arriva dai dati. Come racconta Il Foglio, a marzo erano stati venduti carnet per 3.756 euro (pari 7 % della spesa mensile totale per i treni). Nei mesi successivi la spesa si impenna. Con la crisi di governo, a luglio – le dimissioni di Draghi cadono il 20 – l’importo speso per i carnet sale a 11.979,5. Ad agosto 10.168, a settembre 9.631 . Il vero boom di richieste di carnet, però, si registra ad ottobre: biglietti per 50.740,5 euro. Praticamente tredici volte tanto rispetto alla primavera, quando il governo era saldo. Numeri un po’insoliti con le Politiche già superate e i parlamentari non rieletti pronti a d abbandonare i palazzi romani. Viene il sospetto che c’è chi abbia pensato di fare «scorta» di biglietti.
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TITOLO: Qatargate, i tormenti di Antonio Panzeri in carcere: «Ho deluso chi mi credeva, ho danneggiato la sinistra»
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OCCHIELLO: L’intervista all’avvocato dell’ex europarlamentare italiano Antonio Panzeri: «Così ha scelto di collaborare. Non è lui la mente, è un intermediario. L’accordo riguarda lui ma parla sperando di aiutare moglie e figlia»
TESTO: BRUXELLES — «Ciò che più gli dispiace è di aver tradito la fiducia di tante persone che hanno creduto in lui»: Antonio Panzeri lo ha ripetuto al suo difensore, l’avvocato Laurent Kennes, uno dei più celebri del Belgio, che dall’arresto del 9 dicembre, insieme a Marc Uyttendaele, lo assiste nell’inchiesta che ha squassato il Parlamento europeo e che individua nel’ex eurodeputato di Pd e Articolo 1 un corruttore al soldo di Qatar e Marocco. Avvocato Kennes, perché Panzeri si è pentito? «Ammette le sue responsabilità e vuole negoziare una pena ridotta». Dopo 40 giorni di carcere, come sta? «Male perché confronta la sua condizione attuale con quella passata di uomo rispettato e rispettabile. Ora tutti sanno che ha fatto qualcosa di deprecabile. Dice a sé stesso di avere deluso la sua famiglia, chi gli era vicino e chi ha creduto nella sua politica». In Italia il suo arresto ha avuto un grande clamore. «Anche in Belgio. È rammaricato per avere danneggiato la sinistra, la sua parte politica, con il suo comportamento. All’inizio era entrato in contatto con la sinistra del Qatar, che è sempre molto a destra rispetto ai nostri standard, ma che ha mostrato un minimo di impegno per il rispetto dei lavoratori contribuendo, tra il 2017 e il 2019, a migliorare la situazione. All’inizio il contatto non era negativo, era in linea con le sue convinzioni».
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TITOLO: Pd, al via l’assemblea. Letta: «Il segretario non può solo pensare agli equilibri interni»
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OCCHIELLO: Il leader uscente: «Fallito il tentativo di sostituire il Pd, esco più innamorato di quando ho cominciato»
TESTO: Letta aveva finito di parlare e aveva chiuso il suo intervento ringraziando tutti, in particolare Romano Prodi. Ma anche i suoi studenti che sono venuti da Parigi per collaborare con lui: «Spero non si siano pentiti. Io non sono pentito di essere tornato da Parigi». Quindi una battuta sdrammatizzante rivolto alla platea: «Vi garantisco che non ho costruito un partito alternativo al Pd». Dopo Letta la parola a Roberto Speranza, leader di Articolo 1 che sta per rientrare nel Pd: «In questi anni abbiamo giocato troppo sulla difensiva, cari compagne e cari compagni. Care amiche e cari amici dobbiamo far sì che la parola partito non sia più quella parolaccia in cui trent’anni di antipolitica l’hanno fatta diventare». Nel pomeriggio è previsto il voto dell’assemblea sul Manifesto dei valori.
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TITOLO: Pd, Schlein e Bonaccini uniti su autonomia, divisi su De Luca
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OCCHIELLO: A Napoli la candidata: qui battaglia difficile, non abbiamo offerto posti a qualcuno. A Salerno l’avversario: terzo mandato? Lo decidono i campani. E loda il governatore
TESTO: Da entrambi arriva una sonora bocciatura dell’autonomia differenziata, anzi della proposta Calderoli. «Ormai nel Pd abbiamo una linea comune sull’autonomia differenziata che ho condiviso con De Luca e Emiliano, — dice Bonaccini — Non è partito bene sul punto questo governo. La bozza Calderoli così come è non è approvabile. Consiglierei di ritirarla e se si vuole ridiscutere tutto insieme alla regioni. Tra l’altro ho visto che nella maggioranza non c’è una grande convinzione dalle parti di Fratelli d’Italia o Forza Italia - ha aggiunto - Mi sembra uno scalpo che in brevissimo tempo la Lega vuole dare agli elettori lombardi perché si vota in Lombardia. Ma non si fa così una riforma che serve al paese». «Il disegno di legge di Calderoli sull’autonomia differenziata va rigettato con forza, perché è un disegno di legge che vuole fotografare e perpetuare le disuguaglianze territoriali che già esistono e che hanno colpito duramente il Sud». Lo dice invece Elly Schlein, che aggiunge: «Noi ci batteremo per respingere questa forzatura, che ha scavalcato le sedi di confronto opportune con le Regioni e i territori, e anche con l’inserimento in manovra di questa idea di fissare i livelli essenziali e uniformi di prestazioni, attraverso un Dpcm scavalcando il Parlamento. I Lep riguardano diritti fondamentali delle persone come l’accesso alla salute, alla scuola, al trasporto. Non si scherza con i diritti fondamentali. Noi pensiamo che il riscatto dell’Italia non possa esserci senza il riscatto del Sud e quindi ci batteremo con forza per fermare questo disegno di legge». «Il Pd che mi candido a guidare - ha concluso - il nuovo Pd non ha un dubbio sulla valenza di questo ddl che ancora trasuda delle ossessioni secessioniste della Lega. Mi auguro che questa sarà, e sicuramente lo sarà, la posizione compatta del Pd che vorrei guidare anche perché non si può, su un tema così delicato e davanti a un ddl presentato con queste forzature e questi contenuti, essere favorevoli al Nord e al contrari al Sud».
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TITOLO: I nostri politici sovrumani
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OCCHIELLO: Governare a Sud
TESTO: In politica deve essere anche più vero. Perché la politica è - dovrebbe essere - un lavoro creativo per eccellenza. «Ma il punto è che anche i politici sono umani - ha spiegato la Arden - facciamo tutto ciò che possiamo per il tempo che possiamo. E poi a un certo punto è ora di andare via». In politica, infatti, finire la benzina non è solo un problema per te, come in ogni lavoro; è anche inesorabilmente un problema per gli altri, per quelli che rappresenti o amministri o governi. Dunque la scelta di andarsene quando finisce la capacità di agire al meglio deriva anche da una responsabilità nei confronti del pubblico. Oserei dire che a quel punto è obbligata. Per nostra fortuna non tutti i politici sono umani come Jacinda Arden. Ce ne sono anche di sovrumani, che possono passare una vita al potere senza mai perdere neanche per un istante energia, stamina, idee. Uomini indistruttibili (e sì, da noi sono quasi sempre uomini) che non devono preoccuparsi dei figli piccoli o della famiglia o del partner che amano, come la povera Jacinda, ma che possono invece dedicarsi toto corde e senza pause al bene comune, al servizio infinito del popolo.
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TITOLO: Picierno: «Bene il rientro di Articolo 1Ma dobbiamo riconnettercial Paese non al ceto politico»
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OCCHIELLO: L’eurodeputata: basta con l’autoflagellazione del dopo elezioni
TESTO: Lei è anche vicepresidente dell’Europarlamento, il Qatargate quanto pesa sui socialisti europei? «Io, che ho cominciato a fare politica da ragazza nei comitati antimafia, ho provato il voltastomaco per questa vicenda. Però la corruzione non è un tema di sinistra o di destra, purtroppo ci sono episodi di corruzione in tutti gli schieramenti. È per questo che penso che la questione morale debba tornare a essere il faro che conduce le istituzioni e la politica nel porto della credibilità. Ed è chiaro che quando io punto i riflettori sulla questione morale pretendo una maggiore attenzione nella mia famiglia politica e nel mio partito. Ma voglio anche sottolineare che le istituzioni europee hanno dimostrato solidità perché questo tentativo di interferire sull’azione del Parlamento non è riuscito. Ci sono stati dei singoli coinvolti però il Parlamento non si è lasciato corrompere da questi tentativi ignobili».
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TITOLO: L’elogio di Salvini: «Craxi ha segnato la storia». In cento ad Hammamet
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OCCHIELLO: Il segretario della Lega ricorda il leader socialista: «Un uomo che ha profondamente segnato la storia del Paese». Rosato (Iv): «Bisogna rompere un muro di ipocrisia»
TESTO: Per il deputato renziano Ettore Rosato era la prima volta in Tunisia. «Vengo da una storia diversa, da quella della Dc e dei popolari, alleati e avversari dei socialisti. Ma non si può non riconoscere lo straordinario contributo dato al Paese da quella tradizione e da Bettino Craxi. Sentivo giusto venire, anche per rompere un muro di ipocrisia». Secondo il presidente di Italia viva è necessario riflettere sulla vicenda craxiana per trarne una lezione. «Sono state tante le carriere politiche costruite sul giustizialismo, a destra e a sinistra, raccontando una presunta superiorità morale garantita dalla candidatura di pubblici ministeri o dall’esibizione di cappi» (con una stoccata proprio alla Lega). Per Rosato, che considera Craxi e Matteo Renzi «due riformisti» con «caratteri da protagonisti», è ora di ricomporre una frattura: «Sono in tanti che hanno riconosciuto le forzature e le storture di quegli anni, spero che altri troppo silenziosi lo facciano. Oggi l’Italia ma anche l’Europa ha bisogno di formare una classe politica appassionata e preparata, che non viva di slogan e populismo, capace di interpretare il futuro con fondamenta ancorate anche nelle grandi tradizioni popolari e riformiste che hanno costruito la Repubblica».
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TITOLO: Sisto: «Forza Italia da sempre con luiLe intercettazioni? Sui costi una riflessione è necessaria»
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OCCHIELLO: Il viceministro: è una spesa da 200 milioni, va razionalizzata
TESTO: Giorgia Meloni ribadisce la piena fiducia al Guardasigilli Carlo Nordio. Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia, pensa che cesseranno le fibrillazioni su questo tema? «Il ministro Nordio oggi vede confermato, con gli applausi, il sostegno totale di Palazzo Chigi. Forza Italia è da sempre al suo fianco, prima e dopo aver ascoltato le sue dichiarazioni in Parlamento. Programmi chiari, da realizzare in una riforma finalmente nell’interesse dei cittadini. I dubbi, le perplessità, le polemiche, legittime e non, sono prive di fondamento».
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TITOLO: Pd, il nervosismo per l’«invasione» dei dalemiani
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OCCHIELLO: Accolti con affetto dai nostalgici, ma altri negli ex vedono «ultracorpi» e manovre dalemiane
TESTO: Il sospetto, è che Articolo 1 adesso punti alla vittoria di Schlein per riprendersi il Partito democratico, o, in subordine, a una sua onorevole sconfitta (che corrisponde alla soglia del 40-45%) per condizionare le mosse di Stefano Bonaccini. E la richiesta di cambio di nome, avanzata da Provenzano e caldeggiata da Andrea Orlando, o il ricorso all’uso del referendum degli iscritti, invocato dal palco da Schlein, farebbero parte di questa strategia di condizionamento e logoramento del futuro segretario. Non è allora un caso se nel suo discorso Bonaccini, pur avendo parole di «affetto» nei confronti di Speranza, abbia voluto sottolineare che se il rinnovamento del Pd si «limitasse» all’ingresso di Articolo 1 «sarebbe ben poca cosa»; o se abbia tenuto a sottolineare di non aver «mai trovato un iscritto o un elettore che mi abbia chiesto di cambiare il nome al Pd».
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TITOLO: Pd o Padel? Il nuovo tormentone è sul (possibile) cambio del nome
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OCCHIELLO: Aggiornato il manifesto dei valori, ora sul tavolo c’è la proposta del sindaco di Bologna di modificare il nome in Partito democratico e del Lavoro
TESTO: È il nuovo tormentone del Pd. Chiusa una diatriba (sul manifesto dei valori), i dem ne hanno già aperta un’altra: quella del cambio del nome. Il primo ad avanzare questa proposta è stato tempo addietro il sindaco di Bologna Matteo Lepore, che ha proposto di ribattezzare il Pd Partito democratico e del Lavoro. Ossia Padel. Un acronimo che ha scatenato l’ironia dei social. L’idea non era dispiaciuta a Elly Schlein. Poi, due giorni fa Peppe Provenzano, vice segretario uscente del partito, l’ha rilanciata, proponendo un referendum tra gli iscritti. Ieri, nell’Assemblea del Pd, se ne è tornato a parlare. Andrea Orlando è favorevole. Stefano Bonaccini è scettico: “Non ho nessun tabù ma non perdiamoci in discussioni surreali”. Paola De Micheli è più che contraria: “Non se ne parla”.
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TITOLO: Littizzetto-Salvini, polemica sulla prof colpita dagli studenti con una pistola ad aria compressa
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OCCHIELLO: La comica aveva commentato la vicenda di Rovigo: «Se l’insegnante è empatica non si fa sparare in classe». Dura risposta del leader leghista: «Meglio il silenzio». Il ministro Valditara: «Errore dei ragazzi senza se e senza ma»
TESTO: Parole alle quali Salvini ha replicato duramente dai suoi profili social. «Se il professore non è empatico allora gli si spara in classe? » E ancora: «Come si può pensare di dire una cosa del genere? A volte il silenzio è d’oro, avrebbe fatto meglio a tacere». Gli fanno eco le parole di un altro ministro del Governo Meloni, Giuseppe Valditara, che rappresenta proprio il ministero dell’Istruzione. «Se uno studente spara a un docente sbaglia senza se e senza ma, non c’è spazio per ulteriori spiegazioni». La docente aveva denunciato il fatto con queste motivazioni: «Li denuncio tutti per difendere la mia dignità e quella dei miei colleghi, ma soprattutto perché è stato oltrepassato un confine. Spero non succeda più a nessuno. Il nostro mestiere non può diventare pericoloso e in questo i genitori dovrebbero essere nostri alleati, invece sono di solito totalmente schierati con i figli».
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TITOLO: Meloni: «Sulle intercettazioni serve una riforma, ma no a scontri tra politica e magistratura»
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OCCHIELLO: La premier e le tensioni in maggioranza sulla Giustizia: «Nordio ha la mia piena fiducia». Poi chiede ai ministri di stilare un cronoprogramma sugli obiettivi del 2023
TESTO: Infine, il tema del caro carburanti alla vigilia dello sciopero dei benzinai: «Abbiamo immaginato dei provvedimenti, la categoria si è confrontata con il governo due volte, ha fatto legittime rimostranze, alcune erano di buone senso e su quello siamo andati incontro ma non potevamo tornare indietro su un provvedimento giusto: pubblicare il prezzo medio settimanale, anche per far capire all’utente la situazione, secondo me è una iniziativa di buon senso. I benzinai li abbiamo convocati già due volte. Noi abbiamo tentato il più possibile di andare loro incontro, partendo dal presupposto che il governo non ha mai immaginato i provvedimenti fatti come un modo per additare la categoria, piuttosto come un modo per riconoscere il valore della stragrande maggioranza degli operatori che si erano comportati perfettamente. Poichè ovunque si raccontava, anche sulla stampa, che i prezzi erano alle stelle anche se la media dei prezzi settimanale non diceva questo, abbiamo cercato di capire come evitare che alcuni, molto pochi, potessero speculare. Prima era stato revocato lo sciopero e poi confermato ma sugli stessi provvedimenti, alcune associazioni hanno deciso di non aderire e quindi ci sono punti di vista diversi. Ma non c’è alcuna volontà di colpire la categoria e mi dispiace se qualcuno l’ha interpretato così, c’era la necessità di fare ordine per evitare comportamenti sbagliati».
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TITOLO: Gas, ecco i patti con l’Algeria Meloni: così l’Italia aiuta l’Ue
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OCCHIELLO: La premier: «Saremo un hub per l’energia». E sulle intercettazioni: riforma ma niente scontri
TESTO: Anche per questo motivo Meloni conferma che farà altre missioni, anche a breve termine, in altre capitali africane, da Tripoli sino ad Addis Abeba. Ma è comunque il gas lo snodo primo della visita: «L’Algeria è il nostro principale fornitore di gas», dice commentando i due memorandum di intesa firmati da Eni e Sonatrach, «uno per ridurre le emissioni di gas serra, quindi per uno sviluppo sostenibile, e l’altro per giungere ad un incremento delle esportazioni di gas dall’Algeria all’Italia e all’Ue, la realizzazione di un nuovo gasdotto per l’idrogeno, la possibilità di fare gas liquefatto. Insomma — aggiunge — un meccanismo di mix energetico che individuiamo come possibile soluzione alla crisi in atto». Il progetto di fare dell’Italia un hub di energia nel Mediterraneo «ha un orizzonte di legislatura — continua — che è la possibilità, in un momento difficile per l’Europa sugli approvvigionamenti, di fare dell’Italia la porta di accesso, l’hub fondamentale di distribuzione dell’energia». Nel cortile del palazzo presidenziale algerino Meloni si ferma poi con i cronisti e commenta i temi cali del fronte politico interno.
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TITOLO: Primarie pd, da D’Alema a Emiliano. Se i supporter diventano un «peso»
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OCCHIELLO: La promessa reciproca tra Schlein e Bonaccini (per smarcarsi): chi perde aiuterà il vincitore. Con la deputata c’è Articolo 1, alle spalle del governatore anche De Luca
TESTO: A ognuno la sua croce. È un proverbio che vale anche in politica, come sanno bene sia Elly Schlein che Stefano Bonaccini. La leader di Occupy Pd, per esempio, deve sopportare il fardello di un gruppo di supporter che non sempre incontra il suo gradimento. Essere sostenuta da Articolo 1 le può convenire per i voti che quel partito le porterà in dote alle primarie. Ma a livello mediatico le tocca pagare pegno con una presenza ingombrante come Massimo D’Alema. E il problema non lo risolve il fatto che l’ex leader ds pare abbia intenzione di piazzare i suoi con i dem, tenendosi lui le mani libere in attesa di preparare la grande «cosa rossa» con Giuseppe Conte. E non lo risolve nemmeno la dichiarazione di ieri dell’ex leader dei Ds. Quella in cui dice di non poter rispondere sul dibattito in corso nel Pd, perché, testuale, «sono in pensione da 7 anni». Già, perché tutti sanno che, nonostante D’Alema non faccia più politica attiva, è ancora capace di dare la linea ad Articolo 1.
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TITOLO: Qatargate, l’avvocato di Eva Kaili: «Panzeri potrebbe coinvolgere altri europarlamentari italiani»
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OCCHIELLO: Il legale di Eva Kaili alla tv greca Kontra parla anche di «tedeschi, francesi e belgi». Poi frena: «Solo ipotesi. E comunque Panzeri ora è inattendibile: firmerà qualsiasi cosa possa salvare sua moglie e sua figlia»
TESTO: DAL NOSTRO INVIATOBRUXELLES — «Sono solo ipotesi, non ho alcun elemento di conoscenza» su cosa dichiarerà Antonio Panzeri alla magistratura belga. Michalis Dimitrakopoulos sembra quasi stupito che quella che nelle sue intenzioni sarebbe dovuta essere un’affermazione ipotetica, addirittura sarcastica, a una tv greca, possa essere interpretata come l’anticipazione di rivelazioni che l’ex eurodeputato di Pd e di Articolo uno rinchiuso in carcere a Bruxelles si appresterebbe a fare coinvolgendo europarlamentari italiani, tedeschi, francesi e belgi. Intervistato dall’emittente Kontra, alla domanda sulle nazioni di provenienza delle figure politiche che potrebbero essere coinvolte nell’inchiesta sulle presunte corruzioni al Parlamento europeo, il legale ha risposto: «Italia e Francia, non so se anche Grecia. Dipende da come i magistrati possano usare le sue dichiarazioni». Lui «ora è completamente inaffidabile e tutto ciò che gli interessa è salvare sua moglie e sua figlia e qualunque cosa gli daranno, firmerà». Nella stessa intervista, come riportato da alcune agenzie di stampa, Dimitrakopoulos ha aggiunto che «arrivano messaggi e notizie» e lui farà «nuovi nomi di eurodeputati italiani, tedeschi, belgi e francesi». Contattato dal Corriere della Sera, però, il legale spiega le sue dichiarazioni in modo molto diverso. «Non voglio essere frainteso: ho detto che Panzeri è un testimone inattendibile e che nel suo tentativo di salvare moglie, figlia e sé stesso firmerà qualsiasi cosa gli sarà chiesto di firmare. Potrebbe coinvolgere personaggi politici belgi, tedeschi, francesi ecc. È tutto ipotetico, non ho alcuna conoscenza di ciò che dirà».
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TITOLO: Giustizia, Mattarella: «L’indipendenza della magistratura è un pilastro, la chiede la Costituzione»
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OCCHIELLO: Il capo dello Stato interviene alla cerimonia di commiato dei componenti del Csm: impegno delle toghe anche in condizioni insidiose. Hanno le risorse per affrontare le difficoltà
TESTO: ROMA — Voltiamo pagina, inteso sia all’indicativo (come pura constatazione, perché sta accadendo) sia all’imperativo (come ammonimento per il futuro). Ha questo doppio livello di lettura il messaggio di Mattarella durante il passaggio di consegne al Csm. Si cambia e si deve cambiare, insomma, dopo una stagione di veleni che hanno ferito l’organo di autogoverno delle toghe cui spetta il compito di «assicurare l’indipendenza della magistratura, pilastro della nostra democrazia e sancita dalla Costituzione». Tira un sospiro di sollievo, il capo dello Stato. Non dimentica «i gravi episodi» emersi dallo scandalo Palamara e dal cosiddetto mercato delle carriere, con «profonde tensioni» culminate nel pressing politico perché sfrattasse gli inquilini di palazzo dei Marescialli. Non l’ha sciolto, quel consiglio sopravvissuto e ora uscente, perché non ne ricorrevano le condizioni imposte dalla legge. Ossia, un «blocco di funzionalità», evitato grazie all’innesto di sei nuovi membri al posto degli altrettanti componenti forzatamente dimissionari. Da mercoledì mattina il Csm riparte da zero e il saluto di Sergio Mattarella — che lo guida — suona come un memorandum. Per evitare che si riproducano i veleni correntizi insieme all’eterno scontro tra politica e giustizia. Sarebbe imperdonabile, tanto più mentre il ministro Guardasigilli, Nordio, ipotizza riforme ancora indefinite ma già al centro di polemiche. Scontato, in questa fase, che il presidente non ipotechi con censure preventive il lavoro del governo da poco insediato, al quale ribadisce tuttavia alcuni principi-base. Interpretabili, per la nettezza con cui li enuncia, come limiti invalicabili. Pena una lesione dell’«autonomia della giurisdizione». Ringrazia il «parlamentino delle toghe» in uscita, e in primis il suo vice David Ermini (che sarà sostituito oggi), per aver «assicurato in questa consiliatura complessa il corretto funzionamento degli uffici giudiziari, anche durante l’emergenza della pandemia». Poi, per arginare le critiche più ricorrenti, ricorda che «la magistratura ha nei valori costituzionali, nel suo ambito e storia, le risorse per affrontare le difficoltà e assicurare — con autorevolezza e credibilità — il rispetto della legalità indispensabile per la vita e la crescita civile della società e del Paese». Affermazioni alle quali l’arresto del boss mafioso Matteo Messina Denaro, frutto dell’azione congiunta di Pm e carabinieri, offrono un sigillo forte. Non basta. Pure il Csm sarà messo alla prova. «Attraverso l’esercizio trasparente ed efficiente» della propria azione, «deve garantire l’autonomia e l’indipendenza della giurisdizione, e assicurare agli uffici giudiziari il miglior livello di professionalità dei magistrati, che svolgono con impegno e dedizione la loro attività anche in condizioni ambientali complesse e talvolta insidiose». E qui scatta l’appello a cercare il dialogo attraverso «corretti rapporti istituzionali» e a evitare il conflitto. Un richiamo cui Ermini si associa. «La magistratura non è un potere malato o politicizzato», dice con uno scatto d’orgoglio. Ma ammettendo, subito dopo, che «è necessario fare ammenda dei propri errori, rinsaldando il rapporto di fiducia con i cittadini all’esito di una riflessione critica sulla responsabilità sociale del ruolo e della dignità della funzione di giustizia. Che è funzione da declinare non come potere ma piuttosto come servizio».
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TITOLO: Crosetto: «Con Messina Denaro lotta tra il bene e il male». «Regeni? La verità, ma insieme ai rapporti con l’Egitto»
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OCCHIELLO: E sulle armi all’Ucraina: «Ancora nessun decreto. Serviranno inoltre forniture di generatori e tende, stiamo preparando anche cose civili»
TESTO: «Sono venuto a ringraziarli non solo e non tanto per l’arresto di Messina Denaro, ma soprattutto per il lavoro che fanno ogni giorno, che hanno fatto nei mesi e negli anni prima, per il sacrificio con cui lo fanno e per il lavoro fatto dal minuto dopo l’arresto Messina Denaro», ha detto il ministro. «Abbiamo visto», ha aggiunto, «che la criminalità organizzata genera paura che diventa omertà e rende più difficile la lotta dello Stato. La mafia ha avuto dei colpi molto forti e lo stato molti successi. Siamo in una caserma chiamata “Dalla Chiesa”, pensiamo al generale dei carabinieri, a Falcone e Borsellino, e ripercorriamo gli anni che sono passati. Abbiamo fasi di successo e di crisi della mafia per i colpi inferti dallo Stato. Nel frattempo sono cresciute altre organizzazioni di criminalità organizzata come la ‘ndrangheta, ma è una lotta che continua. La lotta tra bene e male è qualcosa che non si vince mai da millenni».
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TITOLO: Qatargate, Bruxelles rinuncia alla «consegna» delle Panzeri
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OCCHIELLO: Svolta dopo l’intesa tra l’ex eurodeputato e i magistrati. Il giudice belga Claise oggi a Milano per incontrare gli investigatori
TESTO: Ieri Andrea Cozzolino, l’europarlamentare campano coinvolto nell’inchiesta per la quale la magistratura belga ha chiesto sia rimossa l’immunità, è comparso di fronte alla commissione Juri. I riferimenti nei suoi confronti vengono dall’interrogatorio di Francesco Giorgi che parla genericamente di rapporti di interesse tra Cozzolino e Panzeri. Le indagini hanno registrato legami con l’ambasciatore marocchino in Polonia Abderrahim Atmoun e un viaggio non confermato in Marocco dove avrebbe incontrato il capo dei servizi di Rabat. Accompagnato dai suoi legali, gli avvocati Federico Conte, Dezio Ferraro e Dimitri De Beco, l’eurodeputato campano esordisce in commissione ricordando di aver chiesto al giudice Claise di essere interrogato, ma di non aver avuto risposta, e afferma di stare vivendo «un surreale e mortificante processo mediatico» che «sta devastando me e la mia famiglia su un mero sospetto», «generico ed aleatorio». È convinto che su queste basi il Parlamento italiano mai revocherebbe l’immunità. Se dovesse avvenire a Bruxelles, ciò lo esporrebbe al rischio teorico di arresto. Sul Marocco, sottolinea di aver votato solamente una mozione, critica, sul trattamento dei migranti e che con Atmoun aveva gli stessi rapporti di «tanti altri miei colleghi», perché è stato presidente della commissione mista Marocco-Ue.
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TITOLO: Meloni chiederà a Nordio di limitare le esternazioni: «Ora buon senso»
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OCCHIELLO: Il testo della riforma della giustizia ancora non c’è: la premier, preoccupata dalla fatica di dover gestire ministri molto loquaci, invita a coordinarsi di più con Palazzo Chigi. Nordio smentisce i dissensi e rivendica «piena sintonia»
TESTO: Sedare le fibrillazioni che scuotono la maggioranza e mostrare, anche plasticamente, che la linea di Palazzo Chigi sulla giustizia non è in contrasto con quella del Guardasigilli. Con questo intento Giorgia Meloni vedrà nelle prossime ore il ministro Carlo Nordio, anche lui ansioso di raggiungere un chiarimento al livello più alto del governo. Le opposizioni sono scatenate. Il Pd e il M5S attaccano e il Terzo polo canta con voce di sirena per attrarre i berlusconiani. Matteo Renzi, convinto che Nordio sia «l’unico che può cambiare le cose», prevede che il ministro della Giustizia «non mollerà» e se mai lo facesse, è la lettura maliziosa dell’ex premier, «il problema non sarà per Nordio, ma per la Meloni». Ecco allora che il Guardasigilli smentisce dissensi, fa sapere che l’idea di lasciare le stanze di via Arenula dopo le polemiche che lo hanno investito non gli è mai balzata in testa e rivendica la «piena sintonia» con la premier. E la leader di Fratelli d’Italia, nelle riunioni riservate, conferma stima e sostegno: «Leggo interpretazioni forzate e surreali, ma io lavoro benissimo con lui, siamo sulla stessa linea. Non è vero che lo freno e non ha bisogno di essere blindato, perché è naturalmente blindato dal rapporto che ha con me». E a chi le fa notare la divergenza su temi sensibili come le intercettazioni, Meloni risponde con parole tranquillizzanti: «Carlo è una persona serissima, qualora avessimo punti di vista diversi non avremmo alcuna difficoltà a trovare una sintesi». Lo sforzo di ammorbidire i toni è evidente. La priorità per la premier è scongiurare che si riaccenda lo scontro tra politica e magistratura, come ai tempi di Silvio Berlusconi. Meloni chiede «buon senso» e l’appello è rivolto anche alla sua maggioranza, ai leader dei partiti e allo stesso Guardasigilli. Faccia a faccia con l’ex magistrato la premier rinnoverà l’apprezzamento e la fiducia, chiederà e proverà a condividere un aspetto che la preoccupa da giorni: la fatica di governare con una squadra di ministri parecchio loquaci, forse troppo. E Nordio è indubbiamente uno di questi. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, anche lui magistrato (in aspettativa), gli ha spiegato senza troppi giri di parole quale sia il problema: «Sarebbe meglio non fare troppe dichiarazioni, tanto più che non c’è ancora un testo». La riforma della giustizia, ecco. In via Arenula non circola alcuna bozza, né se ne ha notizia ai piani alti di Palazzo Chigi. Ragione per cui Meloni, concordando i punti chiave del cronoprogramma, chiederà a Nordio di limitare le esternazioni e di rafforzare il coordinamento con la presidenza del Consiglio. Le pressioni sono fortissime. Forza Italia, con il capogruppo Alessandro Cattaneo, assicura che il partito di Berlusconi non intende aprire uno scontro, ma vuole cambiare la legge Severino, l’abuso d’ufficio e procedere verso la separazione delle carriere. E se non bastassero gli alleati, ci si mettono anche i «nordiani» dell’opposizione. Carlo Calenda, parlando a l’Aria che tira su La7, avverte Meloni: «Nordio non c’entra niente con la cultura di FdI, ha idee coincidenti con le nostre. Se lo bloccano avranno problemi. ..». A bloccare il Guardasigilli la premier proprio non pensa. Ma contenerlo deve apparirle necessario, perché il governo non ha interesse a dichiarare guerra alle toghe. Non lo vuole Meloni e non lo vuole Matteo Salvini, che rischia in proprio con il processo Open Arms e che ancora spera di vedere eletto il leghista Fabio Pinelli vicepresidente del Csm. Sul tema più dibattuto e divisivo, Meloni dovrà mediare in cerca di una linea comune. «Quel che non funziona è un certo utilizzo delle intercettazioni», ha detto la premier ad Algeri. Servono limiti, ma serve anche quel «buon senso» invocato dalla premier. «Non c’è alcuna voglia di mettere bavagli all’informazione — è la sintesi di un ministro — né di togliere ai magistrati uno strumento fondamentale per indagare su mafia, terrorismo e reati collegati». Ma la riforma è ancora lontana: sul tavolo del ministro Nordio una bozza per ora non c’è.
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TITOLO: Il sondaggio: Fratelli d’Italia rallenta la corsa, M5S sopra il 18%, Pd fermo
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OCCHIELLO: Il partito di Giorgia Meloni al 30,5%, crescono Lega e Forza Italia. Il gradimento della presidente del Consiglio scende ai livelli di inizio mandato. Tutti i dati del sondaggio
TESTO: Il mese di gennaio fa segnare per la prima volta una flessione del gradimento per l’operato del governo e della premier: i voti positivi, pur continuando a prevalere, fanno registrare un calo di tre punti rispetto al mese di dicembre, quelli negativi aumentano rispettivamente di due e cinque punti. L’indice di gradimento (come sempre calcolato mettendo in rapporto i giudizi positivi con quelli negativi, escludendo coloro che non si esprimono), si attesta a 51 per l’esecutivo (-3) e a 53 per Giorgia Meloni (-5), riportandosi sui valori di inizio mandato. Sarebbe azzardato sostenere che si tratti della fine dalla «luna di miele», dato che l’apprezzamento per la premier viene espresso dal 46% degli italiani, ossia una quota largamente superiore rispetto agli elettori dei partiti della maggioranza che il 25 settembre scorso rappresentavano il 26,7% della totalità degli elettori. Piuttosto si tratta di una battuta d’arresto, nella quale sono incappati diversi governi precedenti ben prima della fine dalla luna di miele, una sorta di «rimbalzo» dopo l’aumento delle aspettative legate alle novità del nuovo scenario politico. Le questioni che possono avere influenzato le valutazioni dei cittadini sono molte, a partire dall’aumento dei prezzi del carburante anche a seguito della mancata proroga del taglio delle accise. Va infatti ricordato che al momento dell’insediamento del nuovo esecutivo la principale priorità degli italiani era rappresentata dal caro bollette e dal prezzo dei carburanti. Oggi il 64% si dichiara insoddisfatto per come il governo ha gestito la questione. Ma ci sono altri temi dell’agenda che stanno suscitando perplessità in una parte dei cittadini, e qualche tensione tra i partiti della maggioranza, fra gli altri l’autonomia differenziata, le intercettazioni telefoniche, la possibile riforma dello Stato in senso presidenziale, ecc.
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TITOLO: Toninelli: «La mia nuova vita da assicuratore. E nel weekend mi dedico a YouTube»
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OCCHIELLO: L’ex ministro M5S lavora nelle assicurazioni: in ufficio mi rispettano. I viaggi da pendolare tra Cremona, Milano e Roma. La politica? La faccio la sera su YouTube
TESTO: «Così continuo a fare politica», dice l’ex ministro, anche se precisa che non ha abbandonato le riunioni con attivisti e militanti («quando posso partecipo»). L’attività da probiviro è un po’ ferma: «Ci sono state lungaggini nella trasmissione dei dati dalla vecchia gestione alla nuova», precisa. Ma i contatti con i colleghi d’avventura del decennio romano sono costanti: «Sono ancora attive le nostre storiche chat», dice Toninelli. E benedice il tetto dei due mandati nonostante questo lo abbia tagliato fuori da una possibile rielezione: «È organico, è vitale con una realtà come il Movimento, e dobbiamo ringraziare Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo». È soddisfatto della linea attuale del Movimento? «Sono soddisfatto perché sono state rispettate le regole fondative». I Cinque Stelle ormai sono un pilastro del centrosinistra, non sono più un soggetto post-ideologico come erano agli inizi. «Sono situazioni collegate a momenti storico-politici», afferma l’ex senatore. E precisa: «In questo momento bisogna avversare le tematiche di questo centrodestra che sono agli antipodi del dna del Movimento, se questo significa essere etichettati come di centrosinistra lo accetto». Nessun rimpianto verso il passato: «Tutto ciò che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto in libertà ritenendolo giusto per quei determinati momenti storici. Valutare certe scelte con oggi è fuorviante». E conclude: «Non c’è futuro solido senza radici antiche».
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TITOLO: Il candidato della Lega Pinelli eletto vicepresidente del Csm: «Ora scelte condivise e meditate»
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OCCHIELLO: Appoggiato dal centrodestra, su indicazione del Carroccio, è il difensore di Armando Siri e di Luca Morisi. È passato al terzo scrutinio ottenendo 17 voti. Dietro di lui il candidato Romboli con 14 voti
TESTO: Decisiva, per l’esito finale, è stata la distribuzione delle cinque schede bianche registrate nelle prime due votazioni, mentre alla terza ne è rimasta solo una. Con la nomina di Pinelli si può dire che il centrodestra ha realizzato lo spoil system anche nella gestione del Csm, riuscendo a eleggere un vicepresidente indicato dal proprio schieramento, dopo che nelle ultime due consiliature aveva prevalso un esponente del Pd. Al neoeletto il capo dello Stato Sergio Mattarella (che è anche presidente del Csm) ha rivolto gli auguri di buon lavoro ricordando il ruolo del Csm posto dalla Costituzione a presidio dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura. Subito la proclamazione Pinelli, in un breve intervento non preparato «per rispetto di chi legittimamente non mi ha votato», ha garantito disponibilità all’ascolto di tutti i consiglieri «nell’interesse superiore dell’intero Consiglio» per il quale auspica «scelte condivise e meditate» nel rispetto delle posizioni di ciascuno. Aggiungendo solo una citazione del giudice Rosario Livatino, assassinato dalla mafia nel 1990 e proclamato beato dalla Chiesa cattolica: «Non saremo giudicati per quanto siamo stati credenti, ma per quanto siamo stati credibili». Un’indicazione che, nelle intenzioni del vicepresidente Fabio Pinelli, deve valere anche per il nuovo Csm.
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TITOLO: Crosetto: l’aiuto a Kiev ci impone di ripristinare le scorte per la difesa nazionale
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OCCHIELLO: Il ministro in audizione alle commissioni riunite di Camera e Senato: servono una revisione delle strutture di vertice e un nuovo modello di finanziamento»
TESTO: Crosetto infine intende avviare una riflessione «sull’adeguata ripartizione delle dotazioni organiche del personale militare rispetto alle esigenze funzionali, in modo da orientare in maniera efficace le attività di modifica della normativa a valle della recente approvazione della legge 119 del 2022. Ci si dovrà quindi occupare del contrasto agli effetti dell’invecchiamento del personale militare rispetto ad alcuni gravosi compiti da svolgere. Si tratta, in sintesi, di riequilibrare il rapporto tra competenze ed età media del personale attraverso alcune linee di azione come la revisione dei flussi di alimentazione e del bilanciamento tra forze in servizio permanente e ferma prefissata». E poi c’è anche da unificare settori e servizi comuni alle diverse Forze Armate. Ad esempio nel breve termine: l’insegnamento delle lingue estere, il settore Cbrn, la sanità. Nel medio termine: i settori dei sistemi di comunicazione ed informatica. Nel lungo termine: Spazio e Cyber. Proprio sul ruolo della Difesa nei domini Spazio e Cyber, quest’ultima dovrà farsi promotrice ed essere protagonista di un percorso che porti all’unicità di indirizzo strategico e di policy sia a livello nazionale che nell’ambito delle Organizzazioni internazionali di riferimento».
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TITOLO: Chi è Fabio Pinelli, vicepresidente del Csm. La difesa di Siri e Morisi, i contatti con Violante
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OCCHIELLO: Eletto in quota Lega, ha sottolineato di essere «indipendente». Avvocato penalista, 57 anni, nel suo discorso ha citato il magistrato ucciso dalla mafia Rosario Livatino
TESTO: Da Luciano Violante, a Luca Zaia, a Matteo Renzi. Fabio Pinelli è il primo vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura espresso in quota Lega. Ma ha subito sottolineato di essere «indipendente». Si definisce liberale e non si è mai fatto notare in contrapposizioni politiche. Anzi. Come penalista ha difeso la Regione Veneto presieduta dal leghista Luca Zaia, il sottosegretario leghista Armando Siri e lo spin doctor di Matteo Salvini, Luca Morisi. Ma anche le ragioni di Matteo Renzi, per conto del Senato, nel conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sulla violazione dell’articolo 68 sul sequestro delle chat per l’indagine Open. Ed è stato anche scelto da Luciano Violante come consigliere della Fondazione Leonardo. Entra nell’organo di autogoverno della magistratura portato dal centrodestra. Ma nel primo discorso di insediamento ha già annunciato di voler orientare il suo comportamento a «scelte condivise». Ispirandosi a Rosario Livatino, il magistrato martire della mafia, e al suo appello alla «credibilità». Ha fatto subito riferimento al compito «gravosissimo» che lo aspetta. E ha voluto indicare nel presidente Sergio Mattarella la sua stella polare.
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TITOLO: Csm, oggi si vota per il vicepresidente: ecco cosa può succedere
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OCCHIELLO: Tre i nomi in lizza: Daniela Bianchini e Fabio Pinelli, sostenuti da Fratelli d’Italia e Lega, e Roberto Romboli, scelto dal Pd
TESTO: Del terzetto più accreditato fanno parte la giovane avvocata e professoressa alla Lumsa Daniela Bianchini, prescelta da Fratelli d’Italia; il cinquantasettenne penalista del Foro di Padova Fabio Pinelli, indicato dal leader leghista bil costituzionalista classe 1950 Roberto Romboli, selezionato dal Partito democratico. Ma l’ipotesi della prima donna a ricoprire quella carica, novità che sembrava ben vista anche da una parte dei togati, si è affievolita col passare dei giorni. Lasciando due uomini a contendersi una poltrona che, visto il clima sempre caldo dei rapporti tra giustizia e politica, ha un valore strategico per le toghe e molto rilevante per il governo e la maggioranza che lo sostiene. Che stavolta ha potuto eleggere 7 dei 10 laici che compongono il Csm (4 FdI, 2 la Lega e 1 Forza Italia) lasciandone 3 all’opposizione (1 al Pd, 1 ai Cinque Stelle e 1 al Terzo polo, che però in materia di giustizia è più vicino alla destra che alla sinistra). A decidere chi sarà il vicepresidente saranno tuttavia i venti togati, polarizzati anch’essi tra destra e sinistra: da un lato i 7 di Magistratura indipendente, dall’altro 8 «progressisti » (6 di Area, un indipendente e uno di Magistratura democratica), in mezzo i 4 «centristi» di Unità per la costituzione, più l’unico eletto in quota anti-correnti.
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TITOLO: Terzo soccorso per la Geo Barents. Msf: «Rispettato il diritto marittimo». Viminale: verificheremo
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OCCHIELLO: L’imbarcazione della Ong si dirige verso un punto segnalato da Alarm Phone e raccoglie altri 61 migranti. Piantedosi: «I salvataggi sono occasionali, la ricerca sistematica invece fa ripartire i gommoni»
TESTO: La Geo Barents, imbarcazione di Medici senza frontiere, ha raccolto 61 migranti in un terzo salvataggio successivo mentre si dirigeva verso il porto di sbarco assegnato dalle autorità italiane con altri 170 persone già soccorse: La Spezia. Lasciando la rotta per rispondere a un allarme, ha violato, cioè, il decreto Piantedosi che non consente deviazioni dopo un primo salvataggio. «Le Ong si lamentano della lunga percorrenza (per raggiungere il porto assegnato, ndr) - dice il ministro dell’Interno - ma il salvataggio e il naufragio sono qualcosa di occasionale, non di ricerca sistematica, che invece fa ripartire i gommoni». Dal Viminale filtra l’intenzione di far chiarezza al momento dello sbarco, previsto per sabato.
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TITOLO: Regionali, nel Lazio Rocca avanti con il 41,2%. Il pd D’Amato insegue: 34,1%
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OCCHIELLO: Bianchi (M5S) al 19,6. FdI primo partito: 29,5. Dem al 21,2, il Movimento al 15,7. Rocca piace di più agli elettori orientati all’astensione, ma beneficia soprattutto della forza e dell’ampiezza della coalizione di centrodestra
TESTO: Nel Lazio si arriva al voto in uno scenario in chiaroscuro. Se oltre sette cittadini su dieci si dichiarano soddisfatti della qualità della vita nella loro zona, il giudizio sull’operato dell’amministrazione Zingaretti è più tiepido: solo il 50% dà un voto pari almeno a 6 in una scala da 1 a 10, mentre il 47% si esprime invece in maniera critica. Le priorità tematiche sono senza dubbio i trasporti e le infrastrutture (in particolare a Roma), la sanità (di cui D’Amato è stato assessore in questi anni, peraltro particolarmente apprezzato dai cittadini durante la fase più acuta della pandemia) e i rifiuti (con la persistenza delle criticità nella Capitale: non a caso il valore medio regionale del 37% delle menzioni sale tra i romani al 52%). Un quadro quindi che non può dirsi favorevole al candidato del centrosinistra che ha governato la regione negli ultimi dieci anni. D’Amato però parte in vantaggio rispetto ai suoi avversari in termini di notorietà: il 61% dichiara di conoscerlo, almeno nominalmente, contro il 47% di Rocca e di Bianchi. Non sembra giovare più di tanto, quindi, la visibilità televisiva alla conduttrice di Linea blu che corre per il M5S.
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TITOLO: Qatargate, i giudici belgi a Milano. Caccia alle case e ai conti di Panzeri
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OCCHIELLO: Scambio d’informazioni con il giudice istruttore Claise, titolare dell’indagine, ricevuto dal procuratore aggiunto Fabio De Pasquale. Ipotesi di un’inchiesta in Italia
TESTO: Una traccia la forniscono gli inquirenti belgi che scrivono di avere «informazioni che fanno ritenere che Panzeri e sua moglie Maria Dolores Colleoni abbiano dei conti presso la Lift bank (Brasile) », che è ragionevole sospettare siano stati gestiti dall’Italia. C’è poi tutto il tema legato alla commercialista della famiglia Panzeri Monica Rossana Bellini, che è ai domiciliari nel milanese su mandato di arresto europeo firmato da Claise. Il quale scrive che la professionista «sembra aver avuto un ruolo importante nel rimpatrio del denaro contante proveniente dal Qatar attraverso la creazione, assieme a Silvia Panzeri, figlia di Antonio Panzeri, di una struttura di società che darebbe al flusso di denaro un’apparenza legale». Strutture basate a Milano e in Lombardia. La stessa Silvia Panzeri, come avvocato, ha ricevuto pagamenti per alcune migliaia di euro al mese dalla ong No Peace without justice il cui segretario della sede di Bruxelles, Niccolò Figà-Talamanca, è in carcere.
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TITOLO: Csm diviso, vice il candidato leghista. Mattarella: «Favorire la coesione»
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OCCHIELLO: Pinelli: «Sono indipendente». Diciassette consiglieri per lui e 14 per l’altro candidato Roberto Romboli. E Forza Italia rilancia la separazione delle carriere
TESTO: È il breve discorso in cui il neo-vicepresidente ha evocato il giudice Rosario Livatino e la sua citazione sull’importanza di essere credibili più che credenti, per garantire un Csm «credibile, trasparente e mai obliquo nell’interesse del Paese». Ma anche altre parole di Pinelli suonano significative nel contesto politico attuale; ad esempio quelle affidate a Questione giustizia, rivista di Magistratura democratica, per dire che su temi come intercettazioni, separazione delle carriere e obbligatorietà dell’azione penale è auspicabile sperimentare le riforme approvate di recente prima di metterne in campo altre, perché «senza un’adeguata “pausa di applicazione”, appare concreto il rischio di una destabilizzazione del sistema giudiziario e di una compromissione del percorso di ricostruzione del rapporto di fiducia tra politica, magistratura e cittadini». Considerazioni che assumono un rilievo ancora maggiore nel momento in cui alcuni deputati di Forza Italia hanno presentato, ieri, un disegno di legge costituzionale per divedere le carriere di giudici e pm; proposta molto divisiva e osteggiata dalla totalità (o quasi) della magistratura.
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TITOLO: Biglietti gratis per l’alta velocità a ex deputati: 30 su 38 eletti con il M5S
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OCCHIELLO: Il Foglio ha scovato la lista degli ex parlamentari che a fine legislatura si sono accaparrati carnet di biglietti per viaggiare gratis su Frecciarossa e Italo
TESTO: In soli tre mesi, spiega il quotidiano, la spesa complessiva è stata pari a 82.520 euro, di cui 50.740 solo ad ottobre. Segno evidente di una accelerazione ad ottenere i carnet (da 10 a 15 biglietti ciascuno) per scorrazzare da Nord a Sud senza scucire un centesimo. C’è chi si è fatta procurare carnet per oltre 11 mila euro, chi si è «accontentato» di biglietti per 1.345 e chi si è attestato su un controvalore di 3.276. Il Foglio ha scovato la lista dei beneficiari e ne conosce, quindi, nome e cognome. Ma preferisce non renderli noti, soffermandosi piuttosto sulla provenienza politica, scoprendo che la netta maggioranza ha una matrice comune anche se poi le strade di molti si sono divise. Sì, perché se 10 sono rimasti nel gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle fino alla fine della legislatura (ma non sono stati ricandidati per il vincolo del secondo mandato), altrettanti provengono da Insieme per il futuro, cioè la formazione politica creata ad hoc da Luigi Di Maio dopo la scissione. E altri 10 erano nel gruppo Misto, ma pure loro nel 2018 furono eletti sotto le 5 Stelle. E a chiudere l’elenco, ci sono quattro renziani, due leghisti, un parlamentare di Fratelli d’Italia e uno del Pd.
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TITOLO: Meloni: «Temo sempre di non essere all’altezza, così studio. Il mio compagno? Nessun fastidio per il mio ruolo»
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OCCHIELLO: La vita pubblica, quella privata e gli impegni istituzionali in un’intervista della presidente del Consiglio a «Donna Moderna». E sulla giornata tipo a Palazzo Chigi: «Come essere dentro un grande frullatore ma è un privilegio».
TESTO: Le premier poi concede alla rivista una riflessione intima sulle proprie insicurezze: «Sono cresciuta con l’idea di non meritare nulla. Non mi sento mai pronta e ho sempre paura di non essere all’altezza. Ma credo che questa paura sia anche la mia forza. E quello che mi spinge a non smettere mai di studiare, a essere così pignola e a voler dimostrare anche più di quello che a volte sarebbe necessario». È la `Sindrome dell’impostore´? «Preferisco una parola straordinaria che usano i greci: meraki, fare qualcosa con tutto te stesso, con tutta la tua passione e con tutta la tua anima», risponde.
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TITOLO: Meloni incontra Nordio: «Una giustizia giusta e veloce». E la Lega presenta un ddl sulla separazione delle carriere
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OCCHIELLO: La premier ha incontrato il ministro della Giustizia dopo le tensioni dei giorni scorsi sulla questione delle intercettazioni
TESTO: «Dare ai cittadini una giustizia giusta e veloce è una priorità assoluta di questo Governo e un impegno che abbiamo preso con gli italiani. Siamo determinati a mantenerlo nel più breve tempo possibile». Si è concluso con questa dichiarazione comune di intenti il faccia a faccia tra la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Un incontro fissato per chiarimenti, dopo le polemiche dei giorni scorsi e gli attacchi subiti dal ministro della Giustizia per le dichiarazioni rilasciate alla Camera. In particolare l’annuncio di una stretta sulle intercettazioni e l’esortazione al Parlamento a non farsi dettare la linea dai pm. Un clima mutato, dopo l’appello della premier a evitare strappi e scontri con la magistratura e dopo le parole dello stesso Guardasigilli alla cerimonia dell’apertura dell’anno giudiziario. «Ogni futura riforma, prima di essere affidata alle valutazioni del Parlamento sovrano, si comporrà attraverso l’ascolto di tutte le voci del sistema giustizia, dall’avvocatura all’accademia, e alla magistratura», aveva detto Nordio a poche ore dall’incontro a Palazzo Chigi. Parole subito considerate «confortanti» dal presidente Anm, Giuseppe Santalucia che ha apprezzato l’invito alla leale collaborazione: «Il confronto, che spero che il ministro vorrà avere anche con noi, non possa che segnare un momento di costruzione». Intanto la presidente della Commissione giustizia del Senato, Giulia Bongiorno, ha annunciato che la Lega ha presentato oggi due disegni di legge — alla Camera e al Senato — per la separazione delle carriere dei magistrati: «Il nostro obiettivo», ha detto, «è quello di contribuire a questo progetto della separazione delle carriere dei magistrati che sosteniamo da molto tempo».
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TITOLO: Il disgelo tra Italia e Francia: vertice per gli accordi sulla difesa
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OCCHIELLO: La visita da Crosetto del suo collega francese Lecornu. E Meloni sabato vola in Libia
TESTO: Al centro delle discussioni non sarà tanto l’Ucraina, perché da un paio di settimane fra Italia e Francia sono già stati ultimati tutti i preparativi tecnici per inviare a Kiev i sistemi comuni di difesa anti-missile Samp-T. Piuttosto, si parlerà di attività congiunte nel Mediterraneo, inclusa la sorveglianza, di coordinamento delle politiche di difesa nel Mediterraneo allargato (dunque potenzialmente anche in Medio Oriente), di attività congiunte navali e terrestri, così come di una presenza comune e di attività anti-terrorismo nel Sahel e in altre zone ad alto rischio.
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TITOLO: Giorgia Meloni ristabilisce l’asse col ministro della Giustizia Nordio. «No all’uso distorto delle intercettazioni»
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OCCHIELLO: L’obiettivo è (anche) quello di non esporre il fianco a Berlusconi. Nessuna vera riforma in agenda sulle intercettazioni
TESTO: Sul tema che più fa litigare governo e opposizioni Palazzo Chigi non arretra, ma nemmeno vuol mettersi a correre. Meloni assicura che non è in discussione l’uso delle intercettazioni per reati gravi come mafia e terrorismo, «ma non possiamo più accettare quell’uso distorto degli ascolti che ha prodotto fughe di notizie senza rilevanza penale, la gogna mediatica e processi sommari nei confronti di persone che non erano nemmeno indagate». Patto sul merito, cautela sui tempi. Il terreno è franoso e la presidente non ha alcuna fretta di accelerare su riforme che verrebbero cavalcate da Forza Italia e Lega, forse col segreto intento di logorarla. Al tempo stesso però Meloni deve trovare il modo di contenere Nordio, perché la sua esuberanza non bruci i futuri margini di manovra.
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TITOLO: Salvini: «Zelensky a Sanremo? Spero rimanga il Festival della canzone»
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OCCHIELLO: Il leader della Lega non apprezza la partecipazione in video al Festival del presidente ucraino. «Il palcoscenico deve rimanere riservato alla musica»
TESTO: «Speriamo che Sanremo rimanga il festival della canzone italiana e non altro». Anche il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, esprime le sue perplessità alla luce dell’annuncio dell’intervento, con un video messaggio, del presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky al Festival di Sanremo. «Avranno fatto le loro valutazioni, quello che spero è che la guerra finisca il prima possibile e che il palcoscenico della città dei fiori rimanga riservato alla musica», dice Salvini a «Otto e mezzo» su La7, aggiungendo che se avrà tempo di guardare il Festival «sarà per ascoltare canzoni e non per ascoltare altro, qualcosa che penso tutti si aspettano». Poi un pensiero rivolto al presidente ucraino: «Se Zelensky ha il tempo di andare agli Oscar o al Festival di Sanremo, lo sa lui. Ogni contesto merita serietà, anche Sanremo. Mi chiedo quanto sia opportuno che il festival della canzone italiana abbia un momento con la guerra e le morti in corso, non mi sembra che le cose vadano d’accordo». . (Anche se la politica ha fatto più volte irruzione al Festival, vedi il servizio)
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TITOLO: La leva dei quarantenni che sta puntando ai vertici del Pd
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OCCHIELLO: Le «squadre» dietro i candidati scommettono sul ricambio generazionale. Serracchiani si schiera con Bonaccini
TESTO: Sì, i quarantenni puntano ai vertici del partito. Adesso per loro questo obiettivo è possibile. Tanto più che tutti i candidati insistono sulla necessità di un «rinnovamento generazionale». E ieri Bonaccini nel presentare il suo comitato promotore ha tenuto a sottolineare che l’età media dei componenti di questo organismo è di quarantadue anni: «Rappresentano quell’idea di rinnovamento che praticheremo a tutti i livelli». Della stessa opinione Schlein: «L’esigenza di un ricambio generazionale è nel Paese oltre che nel Partito democratico». Con l’ex vicepresidente della Regione Emilia-Romagna ci sono Peppe Provenzano, Marco Furfaro, Michela De Biase e Marco Sarracino, tanto per fare i nomi di alcuni dei quarantenni del Pd che puntano a un avvicendamento ai vertici. Con Bonaccini ci sono Brando Benifei, Anna Ascani, Piero De Luca. Ma la rete organizzativa territoriale del governatore dell’Emilia-Romagna è stata affidata a un cinquantenne: il senatore lombardo Alessandro Alfieri, portavoce di Base riformista.
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TITOLO: Il sondaggio di Pagnoncelli, regionali in Lombardia: Fontana al 45% stacca Majorino. Divario di 11 punti, Moratti al 19%
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OCCHIELLO: Elezioni regionali in Lombardia, il sondaggio di Pagnoncelli: il centrodestra è in netto vantaggio sul candidato di Pd e M5S. Fratelli d’Italia al 24,9%, Lega al 13,4. Dem al 18,4, grillini all’8,1 sopra ad Azione e Italia viva
TESTO: Riguardo all’apprezzamento dei candidati, rilevato presso coloro che li conoscono almeno nominalmente, Letizia Moratti appare penalizzata dalla decisione di lasciare il centrodestra: le valutazioni negative infatti prevalgono su quelle positive (51% contro 37%) e sono più accentuate tra gli elettori di Fontana (53%), che si sentono traditi, e in misura ancora maggiore, per la sua esperienza pregressa, tra i sostenitori di Majorino (67%), a conferma delle resistenze che larga parte dell’elettorato del centrosinistra aveva manifestato quando si ipotizzò una candidatura unitaria dell’ex vice presidente della Lombardia. Fontana è il candidato che polarizza maggiormente i giudizi: 41% esprime gradimento per la sua candidatura a fronte del 41% che non la apprezza affatto. Majorino, seppure meno conosciuto, è l’unico dei quattro che ottiene più valutazioni positive (37%) che negative (35%).
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TITOLO: Così riparte la caccia al tesoro di Putin: stretta su oro e diamanti (che fruttano miliardi al regime)
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OCCHIELLO: Con le sanzioni il surplus russo si dovrebbe dimezzare. Bruxelles e Washington si preparano a chiudere le vie dei preziosi, sostegno chiave per il Cremlino
TESTO: Più complesse, se possibile, le manovre per soffocare il commercio dei diamanti russi in Occidente, che continua a quasi un anno dall’aggressione all’Ucraina. Da dieci mesi gli Stati Uniti hanno messo sotto sanzioni Alrosa, la più grande azienda al mondo di estrazione delle pietre preziose, controllata al 33% dal governo di Mosca e responsabile di quasi un terzo dell’export mondiale. Ma altre società di diamanti russi non sono messe al bando da Washington mentre, sorprendentemente, in nove pacchetti di sanzioni l’Unione europea non ha mai sfiorato questa industria così vitale per il Cremlino. Nel 2021 dall’export di diamanti, in gran parte grezzi, la Russia ha fatturato quattro miliardi di dollari vendendoli per quasi due terzi al Belgio: da secoli Anversa è la maggiore borsa delle pietre preziose.
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TITOLO: Mattarella: «La Shoah fu un unicum in una storia di barbarie»
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OCCHIELLO: Il presidente della Repubblica: «Mai più ad un mondo dominato dalla violenza, dal razzismo, dalle sopraffazione. Mai più una società che discrimina»
TESTO: Tutto il mondo politico rende omaggio alla Memoria con messaggi, ricordi, testimonianze. Eccone alcuni. Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia: «La Shoah non è stata soltanto una grande tragedia. È un delitto che non può essere assimilato a nessun altro, perché è l’unico tentativo scientifico di cancellare la memoria stessa dell’esistenza di un popolo dalla faccia della terra. Per questo non dobbiamo mai banalizzare quello che è successo, neppure paragonandolo ad altri grandi crimini contro l’umanità. Enrico Letta, segretario Pd: «Dimenticare il proprio passato ed essere condannati a riviverlo. Dalle parole di Primo Levi la necessita’ e il dovere assoluto di non dimenticare per evitare quel rischio di stanchezza che con coraggio Liliana Segre ha denunciato. Giornata della Memoria». Adolfo Urso, ministro per le Imprese: «Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare». Carlo Calenda, leader di Azione: «Camminare attraverso il male assoluto, dove la polizia fascista e i nazisti hanno mandato a morire migliaia di persone caricandole come bestie sui vagoni piombati. Siamo stati complici del piu’ grande crimine della storia. Sentirsi colpevoli e’ inutile, esserne consapevoli e’ un obbligo morale». Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana: «Guai a imprigionare il Giorno della Memoria nella gabbia della ricorrenza burocratica. Dal 27 gennaio di ogni anno e per 365 giorni la Shoah deve essere ben viva ed attuale nel ricordo e nella conoscenza di quello che è stato, che potrebbe ripetersi e che deve essere impedito che si ripeta».
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TITOLO: Lia Toaff: «La Memoria della Shoah? Ai giovani va raccontata con fatti storici, evitando slogan»
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OCCHIELLO: La nipote Elio, rabbino capo di Roma per 50 anni, è impegnata nel racconto alle nuove generazioni: «Se la Shoah non viene spiegata bene si rischia di fare un calderone»
TESTO: Come si può trasmettere la Memoria appartenendo a una nuova generazione? «Io ho sempre affrontato la Shoah prima di tutto come un fatto storico. Racconto i fatti attraverso l’evidenza dei documenti. Bisogna evitare slogan, espressioni retoriche, luoghi comuni». È stata importante, nella sua scelta, la figura di suo nonno? «Fondamentale. Ho ascoltato tutti i suoi racconti: quelli che lo riguardavano personalmente e innumerevoli altri». C’è il pericolo della ritualità del giorno della Memoria? «Lo vediamo nei giovani che vengono al museo. Se si incorre nella retorica alzano gli occhi al cielo, si annoiano. Se la Shoah non viene spiegata bene si rischia di fare un calderone in cui finiscono tanti avvenimenti: si confondono le diverse deportazioni, per esempio. E la banalizzazione è proprio la strada che può portare al ripetersi delle tragedie».
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TITOLO: Caso Zelensky a Sanremo 2023, ma quanta politica al Festival. Fischi, uova, appelli (con Gorbaciov sul palco e Salvini in platea)
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OCCHIELLO: Le esibizioni, sempre discusse, di Roberto Benigni. Gli appelli ai vari governi per le emergenze. Ma anche i «superospiti» che hanno fatto la storia. La politica ha da sempre un posto d’onore al Festival di Sanremo
TESTO: Un monologo nella prima serata del primo festival di Amadeus sulla violenza contro le donne. A portarlo sul palco dell’Ariston la giornalista palestinese Rula Jebreal, volto femminile della puntata inaugurale insieme a Diletta Leotta. Basta il rumor a scatenare le polemiche. La Rai sembra orientata a ritirare l’invito alla Jebreal, poi ci ripensa. Il 7 febbraio Rula sarà sul palco dell’Ariston e conferma, anzi supera le aspettative. Attorno a mezzanotte è protagonista con un monologo potente che vive anche della scelta scenografica di due leggii, uno bianco - con il candore delle canzoni - e uno nero, con le parole della realtà che umiliano ogni donna. Alla platea più grande della tv racconta il suicidio della madre, stuprata da un uomo che conosceva.
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TITOLO: La proposta di legge FdI: stretta sugli atti osceni e ritorno del carcere. Nel mirino anche i clienti delle prostitute
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OCCHIELLO: Il provvedimento a prima di firma del viceministro Cirielli per la modifica del codice penale: bisogna tutelare la moralità pubblica e il buon costume
TESTO: «Sovente, purtroppo - si evidenzia - tali azioni si configurano come veri e propri atti osceni. Talora sono commesse da immigrati presenti a vario titolo sul territorio nazionale, incuranti della presenza - per le strade - di altre persone, tra cui anche minori». Un capitolo a parte dell’illustrazione della proposta riguarda la prostituzione evidenziando come la mera sanzione amministrativa, seppur pesante, anche per i `signori clienti´ «non avrà mai la stessa capacità general-preventiva della sanzione penale». «Ancora: l’applicazione di una mera sanzione amministrativa - si prosegue - non è certo un deterrente per l’allarme sociale connesso alle condotte di immigrati che, non avvezzi ai costumi, alle consuetudini e alle norme etiche e giuridiche che regolano la convivenza civile nella nostra società e sradicati dagli ambienti di provenienza, compiono talora azioni oscene o degradanti nelle nostre città».
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TITOLO: Bioetica, riunione del comitato: istituito un tavolo anche sulla maternità surrogata
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OCCHIELLO: La seduta plenaria a palazzo Chigi. Approvata all’unanimità la costituzione dei gruppi di lavoro su fine vita, gestazione per altri, psichiatria, equità di accesso alle cure, tecnologie emergenti e alfabetizzazione sanitaria
TESTO: I gruppi di lavoro del Comitato nazionale di biotica si occuperanno di questi temi -compreso la cosiddetta maternità surrogata o utero in affitto- come deciso, all’unanimità, dal Cnb, presieduto dal professor Angelo Luigi Vescovi, che si è riunito oggi a Palazzo Chigi per la seconda seduta plenaria. «Prima dell’inizio dei lavori - si legge in una nota di palazzo Chigi - il Comitato ha osservato un minuto di silenzio in occasione del Giorno della Memoria. Ad aprire il tavolo l’intervento del sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano, che ha portato i saluti e i ringraziamenti del presidente del Consiglio Meloni e ha ribadito che il Governo attribuisce al CNB una particolare centralità. Il sottosegretario Mantovano ha sottolineato, inoltre, che il Comitato è la sede più qualificata ed autorevole per analizzare le complesse questioni etiche all’ordine del giorno».
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TITOLO: Da Tripoli a Berlino, passando per Kiev e Varsavia. Il tour de force di Meloni (con un occhio alle Regionali)
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OCCHIELLO: La presidente del Consiglio domani il 28 gennaio in Libia per accordi sul gas. La prossima settimana impegni nelle capitali europee e a Roma per la campagna elettorale di Rocca
TESTO: Ma non è tutto. La presidente del Consiglio sta anche preparando la missione, delicatissima, a Kiev. Su questo fronte, per ovvie ragioni di sicurezza e per lo scenario in continuo mutamento, non è ancora possibile conoscere una data di riferimento. Tutto potrebbe essere deciso all’ultima ora. Sono sicuri, invece, due appuntamenti fissati per il prossimo 3 febbraio. In mattinata Meloni sarà a Stoccolma (tocca alla Svezia guidare il semestre europeo), mentre nel pomeriggio volerà alla volta di Berlino per la prima visita ufficiale dal suo insediamento al cancelliere Olaf Scholz. Meloni sarà accolta con gli onori militari alle 15 in cancelleria. Al centro dell’incontro ci saranno temi di attualità nelle relazioni bilaterali, di politica europea e internazionale, ha spiegato la portavoce di Scholz. Alle 16.30 è prevista una conferenza stampa dei due leader. Ancora da fissare, infine, una tappa a Varsavia.
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TITOLO: Attentati a diplomatici italiani a Barcellona e Berlino: «Rafforzata la sicurezza». Meloni: «Seguiamo con preoccupazione»
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OCCHIELLO: Bruciata l'auto di Luigi Estero, primo consigliere dell'ambasciata a Berlino. A Barcellona distrutta una vetrata e imbrattata la parete del consolato. La solidarietà della premier Meloni
TESTO: Per entrambi gli attentati, fonti di intelligence stanno seguendo la pista anarchica per risalire ai responsabili. Questa escalation è infatti ritenuta collegabile con il caso di Alfredo Cospito, l’anarchico rinchiuso nel carcere di Sassari e in sciopero della fame da due mesi per protestare contro il regime di carcere duro (41 bis) cui è sottoposto. Condannato a 12 anni e 3 mesi per attentati con finalità terroristiche o di eversione (tra cui la gambizzazione dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, nel 2012 a Genova) e altri reati, il leader anarchico Cospito deve scontare in via definitiva anche un’altra pena per ulteriori atti terroristici (come l’invio di ordigni e plichi esplosivi contro politici, giornalisti e forze dell’ordine) e per il reato di strage politica. Quest’ultima condanna è correlata all’attentato dinamitardo con le due bombe piazzate alla caserma dei carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, nel 2006, insieme alla sua compagna Anna Beniamino.
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TITOLO: Giarrusso entra nel Pd: «Credo nel progetto di rinascita che Bonaccini ha in mente»
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OCCHIELLO: L’ex Iena ed ex esponente del Movimento 5 Stelle ha annunciato il suo ingresso nel Pd dal palco della convention a Milano promossa da Stefano Bonaccini: in passato si era espresso contro la consegna di nuove armi all'Ucraina («No a una escalation») e il termovalorizzatore di Roma
TESTO: Dino Giarrusso, ex esponente del Movimento 5 Stelle, ha annunciato il suo ingresso nel Partito democratico dal palco della convention promossa a Milano da Stefano Bonaccini. «Annuncio oggi ufficialmente il mio ingresso nel Pd. Con grande gioia e orgoglio entro in una casa che esiste da tempo con rispetto per chi l’ha costruita e con umiltà - ha spiegato l’attuale eurodeputato indipendente -. Credo che sia necessario un centrosinistra forte, credo nel progetto di rinascita che Bonaccini ha in mente». Dal palco Giarrusso si è rivolto al suo ex partito, M5S dicendo, «non facciamo una battaglia a chi ha mezzo punto in più o meno, uniamoci per poi fare passi avanti insieme». Giarrusso aveva lasciato il Movimento nel maggio scorso, accusando i grillini di averlo «silenziato» e di continuare a rimanere nell'allora governo Draghi: «Fatico a capire perché dobbiamo starci», aveva detto, annunciando la volontà di fondare un suo movimento politico. L'ex Iena aveva anche criticato Conte («Attorno a lui un cerchio tragico»), di cui diceva di condividere però la posizione sulle armi all'Ucraina («Sulle armi non possiamo accetare una escalation»). Giarrusso si era espresso anche a favore della posizione dei Cinquestelle sul termovalorizzatore di Roma («Una battaglia giusta, sacrosanta»), voluto dal sindaco della Capitale Gualtieri (Pd). «Ho molto criticato il Pd in passato», ha ammesso Giarrusso dal palco, «qualcuno tirerà fuori i meme. Ma si critica ciò a cui si vuole davvero bene, la sinistra e i suoi valori che amo da sempre. Qualcuno può tirare fuori le mie foto giovanili e meno giovanili: "Sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai", diceva Francesco De Gregori», ha aggiunto facendo il gesto del pugno chiuso. Non è mancata la stoccata di Matteo Renzi, che scrive sui social: «Il mio amico Bonaccini oggi ha spiegato la sua idea di Pd: cancellare il Jobs act che ha creato più di un milione di posti di lavoro per accogliere la Iena ex grillina Giarrusso che insultava i dem su Tav, immigrazione, onestà. Finalmente smetteranno di dire che Bonaccini è renziano, sono felice per lui. Ma basterebbe rileggere i dati Istat sul Jobs act e i tweet di Giarrusso per capire che il Pd non è più la casa dei riformisti. Contenti loro, contenti tutti: avanti con il #TerzoPolo». L’annuncio di Giarrusso è stato accolto — secondo alcune ricostruzioni — con qualche segnale di freddezza, nel comitato Bonaccini. «Se ci sono persone che vogliono salire sul carro del vincitore, come succede sempre, -commenta duro il presidente del comitato Bonaccini, Dario Nardella - dopo che ci hanno attaccato per anni e cambiamo all’improvviso idea e vengono qui, noi siamo democratici e apriamo le porte ma sia chiaro che noi manteniamo le nostre idee. Sono gli altri che cambiamo, non noi». E a chi gli chiede un commento a Piero Fassino secondo cui Giarrusso dovrebbe chiedere scusa prima di aderire al Pd, Nardella risponde: «Ha ragione Fassino».
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TITOLO: Meloni a Tripoli, i contatti con Haftar. Così il governo si è mosso sui due fronti libici
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OCCHIELLO: Il faccia a faccia tra la premier italiana e il generale sfumato all’ultimo minuto
TESTO: Nella prima versione del suo viaggio la presidente del Consiglio (che per ragioni di sicurezza ha rinviato di qualche giorno l’annunciata visita a Kiev) aveva preso accordi anche per un faccia a faccia con Haftar, l’autoproclamato capo dell’esercito nazionale libico. Per una serie di coincidenze sfortunate però, almeno così viene ricostruito da fonti italiane, il generale ha dovuto rinunciare al confronto con Meloni per ragioni personali: si trova in questi giorni a Parigi, per una serie di cure mediche. Ma i contatti con il nostro esecutivo non sono mai cessati e persino il grande contratto firmato dall’Eni su due giacimenti off shore è solo in apparenza mal visto da un pezzo forte del potere locale. Il nuovo capo della Noc, la compagnia locale di energia, che dal 1959 collabora con il nostro colosso nazionale, è stato nominato dal governo legittimo anche per fare un favore ad Haftar.
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TITOLO: Il «nuovo ruolo» di Fini, dal ritorno in televisione alla rimpatriata coi suoi: «La politica? Do contributi»
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OCCHIELLO: Sorrisi e abbracci a Napoli nella sua prima apparizione in pubblico dopo 10 anni: «La crisi riguarda tutti, ma la sinistra sta pagando il conto salato della sua presunzione»
TESTO: Ricorda che una ricerca divide in tre gruppi gli italiani: c’e chi si sente garantito; i vulnerabili; infine gli esclusi, rassegnati e arrabbiati. «Non mi meraviglia che la fascia dei garantiti voti a sinistra — dice Fini —. I vulnerabili votano centrodestra. Il voto della terza fascia è il non voto e corrisponde al boom dei Cinque Stelle. La sinistra deve individuare il segretario, ma anche i propri interlocutori. Occorre che sia meno illuminista». L’autonomia differenziata poi: «È una questione che non deve spaventare il Meridione, ma imporre a tutte le forze politiche nazionali di fare le cose in modo ordinato, cum grano salis, sapendo le conseguenze. È una materia delicata — spiega Fini — e non è contro la Costituzione. Però la materia può diventare incandescente. Nell’articolo 117 c’è scritto che occorre individuare i Lep, che devono essere garantiti in tutto il territorio nazionale. E mi ha fatto piacere che Calderoli abbia detto che la spesa storica finisce nel momento in cui si dà vita all’autonomia differenziata. Se non si dà vita a un fondo di perequazione o all’individuazione dei Lep, è chiaro che si rischia di mettere davvero in discussione l’unitarietà». Fini ha infine messo in guardia dal «pericolo di scivolare dal centralismo statale a un centralismo regionale, che potrebbe determinare un ulteriore elemento di disaffezione per la politica».
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TITOLO: Campania, De Luca e il terzo mandato: «Mi candiderò in eterno»
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OCCHIELLO: Il governatore poi contro il ministro Valditara: sulla scuola, come sulla sanità, la linea del governo è privatizzare
TESTO: Poi durante la sua consueta diretta fb: «Abbiamo ascoltato una dichiarazione del ministro dell’Istruzione Valditara relativa agli stipendi dei docenti, in cui propone di differenziare gli stipendi tra i territori del paese. Sulle politiche scolastiche va avanti come nella sanità una linea chiara di privatizzazione: differenziare lo stipendio tra Nord e Sud, vuol dire sostanzialmente accentuare gli elementi di separazione del nostro Paese, vuol dire accentuare e rendere permanente il divario tra nord e sud, vuol dire abbandonare ogni politica meridionalista». E prosegue: «A Milano il costo della vita è più alto, questo è assolutamente vero. Ma sappiamo anche che a Milano in una famiglia lavorano tutti quanti: nel Sud no, se lavora uno è un miracolo. Il tasso d’occupazione nel nord sfiora il 70%, al sud siamo al 40% e la disoccupazione giovanile e’ doppia rispetto a quella del centro nord. Quindi anche se facciamo un calcolo sostanziale - ha concluso De Luca - è fuorviante ragionare sul costo della vita, ma dobbiamo ragionare sulle entrate registrate da ogni famiglia».
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TITOLO: Casini a Napoli: «Speriamo che per voi sia anno buono per lo scudetto»
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OCCHIELLO: L’ex presidente della Camera al Circolo del Tennis con Villari, Manfredi, Carfagna per la presentazione del suo libro «C’era una volta la politica»
TESTO: I tifosi azzurri, scaramantici per definizione, non l’avranno presa bene. E se voleva essere una captatio benevolentiae, difficile immaginare che abbia avuto l’effetto sperato. «Napoli è una risorsa per l’Italia e poi, anche noi del Bologna, speriamo che questo sia per la città l’anno dello scudetto», ha detto Pierferdinando Casini, in città per presentare il suo libro, «C’era una volta la politica». Molta politica ‘vecchia’, qualche volto nuovo e buona parte della borghesia napoletana alla ricerca di radici e slanci. Il circolo del Tennis ospita l’evento. «Pier Ferdinando è stato protagonista dei tre tempi della politica italiana - dice il presidente del circolo Riccardo Villari introducendo l’incontro-. Qui ci sono Mara Carfagna che è entrata al secondo tempo e il sindaco Gaetano Manfredi, espressione del terzo». In prima fila siede Dario Franceschini, poco più in là Salvo Nastasi, Teresa Armato, Raffaele Calabrò e molti altri ex parlamentari. La politica è un tema centrale e lo è in questi giorni il Federalismo. «Il federalismo opportuno; dice Casini, «è quello che non penalizzi Napoli capitale del Mezzogiorno, che affaccia sul Mediterraneo che tutti sappiamo cosa significa per l’Italia e l’Europa». Casini stigmatizza poi un «uso barbaro della politica. Che punta il dito contro chi l’ha preceduto. Come capita di fare a Sangiuliano nei confronti di Franceschini, ma credo che qui ci sia un fatto identitario. Ma il punto è il rispetto. Non si deve chiedere l’omologazione, ma solo che si creda in qualcosa».
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TITOLO: Gianfranco Fini, a Napoli il ritorno in pubblico: «In questi anni c’è stata una degenerazione della politica»
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OCCHIELLO: L’ex leader di An al Circolo artistico politecnico con vista su piazza Plebiscito: «Nel 1974 Almirante la riempiva con migliaia di militanti del Msi». E poi aggiunge: «Il populismo è finito nel lessico comune e l’antipolitica ha preso il sopravvento»
TESTO: Alla sinistra Fini non fa sconti. «La crisi riguarda tutti, ma la sinistra sta pagando il conto salato della sua presunzione - dice-. Ha avuto il complesso di superiorità negli ultimi 15 o 20 anni e non si è curata. Convinta di rappresentare la parte migliore del Paese e di dover avversare la destra ha praticato l’autoreferenzialitá ed è rimasta dieci anni al Governo senza vincere le elezioni». Poi il riferimento a una ricerca che divide in tre gruppi gli italiani: c’e chi si sente garantito, e fanno parte di quello che era una volta il ceto medio; i vulnerabili, che sono in numero più cospicuo rispetto a tutti; infine gli esclusi, rassegnati e arrabbiati. «Non mi meraviglia che la fascia dei garantiti voti a sinistra -dice Fini -. I vulnerabili votano centrodestra. Il voto della terza fascia è il non voto e corrisponde al boom dei Cinque Stelle. La sinistra deve individuare certo il segretario ma anche i propri interlocutori. Il paradosso è che la sinistra tendeva a rappresentare gli ultimi e oggi tutto ciò si è ribaltato. Occorre che sinistra sia meno illuminista».
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